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Grazie Reagan grazie Thatcher non si torna indietro

di Martin Feldstein

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24 dicembre 2009

Trent'anni fa Ronald Reagan e Margaret Thatcher innescarono una radicale rivoluzione politica e di pensiero in economia e nella politica globale. Le economie di Stati Uniti e Gran Bretagna sono oggi profondamente diverse rispetto ad allora, proprio in ragione di ciò che essi fecero. Il crollo del comunismo in Europa orientale e dell'ex Unione Sovietica sono stati anch'essi frutto delle loro politiche.
Naturalmente, Reagan e Thatcher hanno sempre avuto critici e denigratori, alcuni dei quali oggi credono che l'economia mondiale ritornerà alle politiche pre-reaganiane e pre-thatcheriane. Ma chiunque ricordi come erano l'economia americana e quella britannica prima di Reagan e Thatcher, chiunque conosca i loro cambiamenti, deve riconoscere che il mondo non può più invertire il senso di marcia.
Ho avuto la fortuna di lavorare per il presidente Reagan in qualità di consulente capo per l'economia. Per i suoi stretti rapporti con il primo ministro britannico Thatcher ho avuto molteplici occasioni di incontrare anche lei. Posso sinceramente dire che entrambi sono stati rivoluzionari nel loro modo di pensare e nella loro abilità di ispirare gli altri ad accettare cambiamenti fondamentali. Quando divenne presidente nel 1981, Reagan si ritrovò con quattro obiettivi economici da perseguire: far scendere l'inflazione, ridurre le imposte a carico delle persone, ridimensionare il governo e sfoltire le normative del settore privato.

L'inflazione scese rapidamente, da oltre il 10% nel 1981 a meno del 4% nel 1983, perché Reagan appoggiò le severe politiche monetarie varate dal presidente della Federal Reserve Paul Volcker. Oggi l'obiettivo riconosciuto della politica economica americana è un tasso di inflazione prossimo allo zero. Le politiche fiscali volute da Reagan ridussero il carico massimo di imposizione fiscale sul reddito dal 70% del 1980 al 28% del 1986. Benché l'aliquota più alta sia poi risalita al 40%, nessuno propone di ritornare ai livelli pre-Reagan.

Anche se Reagan non abbassò la spesa sui programmi di assistenza ai quali avevano diritto i pensionati, la spesa discrezionale americana non relativa alla Difesa fu ridotta di un terzo, e passò dal 4,7% del Pil del 1980 al 3,1% nel 1988. Nel 2008 è stata del 3,4% del Pil.
Infine, in molti settori industriali, compreso il trasporto aereo e il comparto finanziario, le normative furono sensibilmente ridotte. Anche se adesso alcune restrizioni saranno inevitabilmente applicate alle banche sulla scia della crisi finanziaria, non assisteremo a un ritorno ai rigidi vincoli normativi sulle attività delle banche.
Reagan definì l'Unione Sovietica l'"impero del male" e aumentò le spese per la Difesa per stare alla pari con l'aggressività e le capacità offensive sovietiche. Il disfacimento dell'Unione Sovietica e del comunismo furono almeno in parte causate dalle politiche americane e dall'incapacità da parte dell'economia sovietica di tener testa all'Occidente. Anche in questo campo tornare indietro è impossibile.

Quando nel 1979 Margaret Thatcher divenne primo ministro britannico, si trovò alle prese con un'economia con problemi molto più gravi di quelli presenti negli Stati Uniti. La Gran Bretagna era prima di tutto un'economia molto più socializzata, nella quale le proprietà del governo erano molto più grandi e i sindacati rivestivano una posizione dominante.
Thatcher privatizzò le principali industrie di proprietà statale e vendette agli inquilini molti edifici statali. Nessuno si sogna oggi di tornare a nazionalizzare le industrie o di restituire le abitazioni diventate private. Il potere dei sindacati si è sbriciolato dopo lunghi e sofferti scioperi nazionali.
L'aliquota fiscale massima sui redditi fu dimezzata durante il suo mandato, scendendo da oltre l'80% di quando s'insediò nella carica di primo ministro al 40 per cento. Ulteriori tasse sui proventi degli investimenti prima della Thatcher portavano l'aliquota fiscale massima sopra il 95 per cento. Quantunque di recente l'aliquota massima sul reddito in Gran Bretagna sia salita al 50%, non è concepibile ritornare a quello pre-Thatcher.

Alle prese con l'inflazione, Thatcher diede il suo pieno appoggio a un approccio monetarista che favoriva alti tassi d'interesse e riuscì a contenere e ridurre con successo e considerevolmente l'inflazione. Oggi la Gran Bretagna ha una banca centrale indipendente che si è data un target del 2% per quanto riguarda l'inflazione.
Margaret Thatcher fu favorevole all'ingresso della Gran Bretagna nell'Unione Europea, affinché essa potesse trarre beneficio dal libero mercato, ma si oppose strenuamente all'adozione di un'unica valuta. Il governo dei Labour che la sostituì ha portato avanti la sua politica di voluta separazione dalla zona euro, come del resto si accingono a fare i conservatori, che molto verosimilmente torneranno al potere con David Cameron la prossima primavera.
La deregulation fiscale ha fatto di Londra un centro finanziario globale. Alcuni di quei cambiamenti normativi potrebbero essere revocati, ma difficilmente la Gran Bretagna metterà a repentaglio una componente così importante della sua economia, ritornando alle norme finanziarie pre-Thatcher.

  CONTINUA ...»

24 dicembre 2009
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