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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2013 alle ore 06:43.
L'ultima modifica è del 21 novembre 2013 alle ore 08:42.

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Per chiarire finalità e metodologie, il ministero dell'Economia aveva del resto pubblicato sul suo sito il testo del documento della Banca d'Italia che riassume il lavoro di valutazione diretto da un comitato composto da esperti ad alto livello: l'ex vicepresidente della Bce Lucas Papademos, l'ex presidente della Corte costituzionale Franco Gallo e il rettore dell'Università Bocconi Andrea Sironi. Un documento che non convince il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, secondo il quale, adottando diversi parametri di rendimento, il valore del capitale di Bankitalia potrebbe arrivare fino a un massimo di 30 miliardi.
Nella premessa del documento pubblicato dal Tesoro si spiega che ciò che va rivisto è l'assetto azionario della Banca d'Italia, anche perché occorre evitare gli effetti della legge 262 del 2005, che contempla un possibile trasferimento allo Stato della proprietà, preservando l'indipendenza di Via Nazionale dalle pressioni politiche. Inoltre, si legge ancora nel rapporto, «è necessario modificare le norme che disciplinano la struttura proprietaria per chiarire che i partecipanti non hanno diritti economici sulla parte delle riserve della banca riveniente dal signoraggio» ovvero da quell'attività che è tipica di una banca centrale e che deriva esclusivamente dalla funzione pubblica di emissione delle banconote.
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Le misure
LA RIVALUTAZIONE
L'aggiornamento del valore delle quote di capitale di Bankitalia attualizzando i dividendi futuri oscilla fra 5 e 7,5 miliardi. Il punto di partenza è praticamente simbolico: 156mila euro è infatti il valore odierno dei 300 milioni di lire fissati nel 1936 dal regio decreto che dichiarava la Banca istituto di diritto pubblico
5-7,5 miliardi
IL GETTITO ATTESO
Il beneficio per l'Erario da una rivalutazione delle quote, che aiuterebbe anche le banche a migliorare le proprie posizioni sul patrimonio di vigilanza in base ai criteri di Basilea III, arriva al massimo a 1,2 miliardi. Le quote potranno essere infatti iscritte nelle poste negoziabili sul mercato con un'imposta fissata al 16% nella legge di stabilità
1,2 miliardi
TETTO AGLI AZIONISTI
La norma conterrà anche un tetto massimo di partecipazione al capitale di palazzo Koch pari al 5%, che è quello attualmente detenuto dall'Inps, per fare un esempio. Le grandi banche che arrivano fino al 64 per cento (Unicredit e Intesa San Paolo) dovranno quindi vendere le quote eccedenti
5%
IL VECCHIO DECRETO
Con il regio decreto del 12 marzo 1936, n. 375 "Disposizioni per la difesa del risparmio e per la disciplina della funzione creditizia", convertito nella legge 7 marzo 1938, n. 141, la Banca d'Italia è stata dichiarata Istituto di diritto pubblico; il capitale venne determinato in 300 milioni di lire
300 milioni

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