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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2014 alle ore 06:37.

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Solo quando la nebbia di questa campagna che si scrive europea e si legge politica sarà dissolta, capiremo quanto del dibattito in pieno svolgimento abbia vocazione elettoralistica e quanto sia, invece, il segno di un passaggio storico per la way of (business) life inglese.
Ci riferiamo alle tentazioni di cedere al rilancio del "campione nazionale" che offrono in questi giorni le cronache sul takeover, potenzialmente ostile, di Pfizer ai danni di AstraZeneca. In Gran Bretagna il tramonto del modello economico ad alto tasso di protezione pubblica affonda le radici nella svolta thatcheriana degli anni Ottanta. Fu allora che scomparve, in un pomeriggio o quasi, la gloriosa industria motociclistica britannica, metafora del cupio dissolvi manifatturiero, travolto dall'emergere dei servizi finanziari che sfruttarono il turbo impresso dal Big Bang della City per guadagnare il primato assoluto.
Fu allora che su un flessibile tessuto industriale, a bassissima conflittualità sindacale, l'industria automobilistica rispose alla caduta di brand storici aprendosi alla delocalizzazione giapponese e americana, da Nissan a Ford, prologo al successivo ritorno in auge anche di quei nomi - da Jaguar a Land Rover - risorti oggi nel gruppo indiano Tata. La manifattura di Sua Maestà oggi cresce, l'automotive batte la crisi grazie ai benefici garantiti anche da una "società aperta al business" come nessun altra in Europa. Le ragioni del boom economico inglese di oggi vanno trovate ancora una volta nel profilo "open" di un Paese che per attrarre investimenti esteri ha, fra l'altro, reso le scalate societarie, imprese tutt'altro che ardite.
Il caso AstraZeneca potrebbe segnare la svolta, figlia, ancora una volta, della crisi. L'esigenza di ribilanciare un'economia che il credit crunch ha confermato essere pericolosamente inclinata verso l'industria dei servizi finanziari, induce a un ripensamento radicale. Così profondo da convincere - senza troppi sforzi a dire il vero - il leader laburista Ed Miliband a invocare l'azione dello Stato per proteggere la ricerca scientifica di cui Astra è esemplificazione efficace, al pari di quanto è garantito a difesa, media, servizi finanziari. Asset per il quale sono necessarie tutele pubbliche per evitare che il predatore - Pfizer in questo caso - si porti via con l'industria farmaceutica anglo-svedese non solo la ricchezza di oggi, fatta di impianti produttivi che significano occupazione, ma quella futura, fatta di ricerca e sviluppo che per Londra ha il sapore di un riscatto storico.
Il riequilibrio dell'economia nazionale, lontano dalle sirene della finanza creativa, passa dalla scommessa sulla manifattura avanzata, quella che il più sofisticato R&D può generare e nella consapevolezza che il successo dell'automotive british style e le quote attuali di manifattura non possono bastare per completare la messa in sicurezza del Regno dopo la lezione del credit crunch.
AstraZeneca rischia di diventare la metafora di una strategia nazionale, più che la difesa di un singolo - importantissimo, essendo il maggior take over in Gran Bretagna - campione nazionale. La conferma è arrivata dal posizionamento del ministro liberaldemocratico Vince Cable, rapido nel condividere, di fatto, la linea dell'oppositore laburista. Rassicurazioni, seppure indirette ma esplicite abbastanza, sono giunte anche dal premier, David Cameron, che dicendosi «d'accordo» con il suo collega di governo Cable ha accarezzato il pensiero dell'oppositore laburista.
Le alchimie pre-elettorali giocano inevitabilmente un ruolo in un Paese che accusa il big business di ogni nefandezza, se è vero il sondaggio secondo il quale il 60% degli elettori vorrebbe vedere un governo più uso al bastone che alla carota con le grandi corporation. Se poi sono straniere la caduta verso toni nazionalistici è inevitabile. Materia buona per raccogliere voti, dunque.
Per questo solo il diradarsi della nebbia creata dalle votazioni ci dirà con certezza se il consenso crescente verso l'ampliamento dei settori strategici e quindi meritevoli di protezione pubblica sia una trovata propagandistica. È possibile, ma non è probabile. La Gran Bretagna pare davvero ripensare al modello che la scolpisce da trent'anni, immaginando correzioni che potrebbero essere rivoluzioni, radicali abbastanza da avvicinarla ai partner del Continente. A quell'Europa dove la tutela del campione nazionale è qualche volta una realtà, ma è sempre un'irresistibile tentazione.
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