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Manuale operativo in caso di influenza aviaria

L’Istituto di zooprofilassi sperimentale delle Venezie, centro di referenza italiano e laboratorio Oie/Fao, ha stilato un manuale operativo in caso di influenza aviaria: si tratta di un protocollo operativo, in linea con le indicazioni comunitarie, che disciplina il comportamento del veterinario ufficiale e del personale che a qualsiasi titolo si trovi a effettuare operazioni di estinzione di focolai della malattia.
Si parte dal momento della segnalazione di sospetto di influenza aviaria, si passa attraverso le regole di accesso all’allevamento, che prevedono indumenti monouso per prevenire la possibile trasmissione del virus per chi entra in contatto con i volatili sospetti infetti. Attualmente i virus aviari non sono in grado di trasmettersi con efficienza all’uomo, ma possono farlo in caso di contatto diretto con volatili morti o ammalati, con feci infette o attraverso le mucose (orali, oculari e nasali), con aerosol infetti o tramite il consumo di carni non cotte o sangue di volatili infetti.
Dunque, in caso di influenza aviaria gli incaricati di abbattimenti, eliminazione delle carcasse, operazioni di pulizia e disinfezione delle aziende infette devono rispettare un rigido protocollo per ridurre le possibilità di infezione.
«Più è tempestivo ed efficace l’intervento per il controllo dell’infezione da virus influenzali in un allevamento infetto - spiega il manuale - minore è la probabilità di ulteriore diffusione e più contenuto sarà il numero delle persone esposte al rischio di contagio».
Il personale deve indossare tute da lavoro a perdere, copricapo monouso, stivali e guanti da lavoro in gomma lavabili e disinfettabili, maschere respiratorie filtranti monouso, visiere protettive e occhiali per proteggersi da eventuali schizzi.
A tutto il personale esposto al rischio di infezione e contatto con i volatili è raccomandata la vaccinazione con vaccino antinfluenzale umano prima di esporsi al rischio, mentre chi è direttamente esposto deve rivolgersi alle autorità sanitarie locali per l’utilizzo di farmaci antivirali a scopo profilattico e terapeutico, come indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Una serie di accertamenti riguarda l’allevamento dove si è verificato il caso sospetto: si parte dall’indagine clinica per definire la situazione sanitaria dell’allevamento, si passa attraverso il controllo dei piani vaccinali in atto o pregressi, fino all’osservazione della sintomatologia riscontrata nei diversi volatili. Attraverso il prelievo alcuni campioni vengono inviati al laboratorio diagnostico. Il veterinario deve anche eseguire un’indagine epidemiologica e compilare il protocollo d’indagine nel focolaio di influenza aviaria.
Un rigido protocollo prevede anche la disinfezione esterna delle auto entrate nell’allevamento. Se gli elementi acquisiti sono tali da poter formulare il sospetto di influenza aviaria la comunicazione deve subito essere inviata all’Autorità sanitaria regionale e al ministero della Salute, tramite fax o telegramma.
In caso di conferma da parte del laboratorio della presenza del virus scattano le procedure d’emergenza per l’estinzione del focolaio e il controllo dell’infezione nell’area interessata. Rigide procedure descrivono rapide operazioni di abbattimento e distruzione degli animali dell’allevamento infetto: preferibile l’infossamento delle carcasse, a patto che le condizioni idrogeologiche lo consentano. Sconsigliato l’incenerimento in loco su pira per problemi ambientali, aì, invece, a quello in strutture ad hoc. L’eventuale trasporto delle carcasse degli animali abbattuti deve essere effettuato con contenitori a tenuta stagna e con chiusure ermetiche. Specifiche procedure riguardano la pulizia e la disinfezione di una azienda infetta.
Intorno all’area si crea una sorta di cordone sanitario del raggio minimo di 3 chilometri e una zona di sorveglianza del raggio minimo di 10 chilometri.