Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi da Aosta in un discorso agli amministratori rilancia il made in Italy e dice: «Quando compriamo un prodotto italiano, diamo impulso all'attività delle nostre imprese».
Il Capo dello Stato considera che «Ce la possiamo fare» e sottolinea che «non siamo condannati a registrare statistiche negative» e che anche i più recenti dati Istat sulla produzione cominciano a dire che «ci sono segnali di risveglio, di voglia di riscatto, di idee imprenditoriali nuove».
«Anche in questo anno difficile - ha detto Ciampi - tante aziende hanno rinnovato prodotti e strategie commerciali. Le nostre esportazioni, che presentano tuttora serie difficoltà in alcuni settori, hanno fatto registrare negli ultimi mesi segnali di ripresa. Il problema maggiore resta la domanda interna, stagnante, sia i consumi, sia gli investimenti. Le imprese e le famiglie per l'incertezza del futuro, sono trattenute dall'investire e dallo spendere. A imprese e famiglie dobbiamo pensare, cercando di infondere fiducia, di spingere ad investire, di tornare ad acquistare prodotti, stando attenti ai prezzi e alla qualità, come giustamente chiedono le organizzazioni dei consumatori, ma anche con la consapevolezza che quando compriamo un prodotto italiano, diamo impulso all'attività delle nostre imprese». È la prima volta che il Presidente della Repubblica rivolge un appello a comprare prodotti italiani.
Dalla Val d'Aosta Carlo Azeglio Ciampi torna a difendere i piccoli centri urbani: «È interesse della nazione che i comuni, anche i più piccoli rimangano vivi. Sono comunità dotate di un patrimonio di conoscenze e di tradizioni, tutela e presidio di impianti urbani antichissimi e quindi di valore inestimabile. Tornerà presto il desiderio di spostarsi in questi centri».
Il Capo dello Stato riafferma con particolare solennità l'importanza di difendere l'unità nazionale dell'Italia che, dice, «è una linfa vitale». Questa unità, ricorda, «non è stata raggiunta senza fatica, è stata la più importante conquista della nostra storia ed uno degli eventi centrali per l'Europa del secolo diciannovesimo». «Oggi l'Italia - prosegue Ciampi - deve ritrovare questa unità che viene dal Risorgimento e affonda le radici in uno spirito di solidarietà che risale ad epoche ben più lontane, perchè senza unità non riusciremo a recuperare la fiducia che serve per superare le difficoltà della nostra economia». Il Presidente della Repubblica lancia un nuovo forte appello alla classe politica: «I politici e gli amministratori soprattutto, devono dimostrare di saper pensare al bene comune. Abbiamo bisogno di unità: unità sociale, unità nell'esercizio dei diritti e dei doveri, unità di ordinamento, unità delle istituzioni della Repubblica, unità della nazione».
«Vale l'analisi - ha spiegato Ciampi - che ho tracciato più volte: per intraprendere bisogna avere il coraggio di andare d'accordo, di superare le divisioni, di guardare agli interessi superiori della comunità». Il Capo dello Stato torna anche ai concetti di solidarismo: «Non si deve smarrire il filo rosso della solidarietà che ha percorso la storia d'Italia negli ultimi due secoli e che affonda le radici in epoche ben più lontane. L'unità nazionale dell'Italia è stata la più importante conquista della nostra storia. Uno degli eventi centrali del XIX secolo per l'Europa. È una linfa vitale che scorre nel Tricolore, la nostra bandiera, non a caso inserita dai costituenti tra i principi fondamentali, e che sentiamo in ciascuno di noi». Ciampi evidenzia come in questi anni si siano visti «i frutti positivi di un maggiore decentramento, di una maggiore prossimità delle istituzioni ai cittadini». In questo quadro «i sistemi economici locali sono fioriti dove nessuno lo immaginava, hanno garantito un robusto sviluppo al nostro paese, diffuso sul territorio, hanno portato inventiva, qualità, creatività, organizzazione». «Oggi quel modello - ha concluso - deve rinnovarsi per far fronte ad una competizione sempre più intensa che necessita di aggregazioni più grandi, di soggetti con dimensioni sufficienti ad adoperare nel mondo, sfruttando i benefici dei diversi mercati».