SUD
La ripresa, più volte annunciata e sempre rinviata da due anni a questa parte, potrebbe arrivare nell’anno che sta per cominciare.
Ma porterà incrementi relativi dell’occupazione. È la previsione formulata negli ultimi rapporti di Unioncamere e Isae, che per il Sud stimano un aumento del Pil rispettivamente dell’1,4% e dell’1,3% (dopo un 2005 a crescita zero), accompagnati però da un aumento di posti di lavoro limitato allo 0,6-0,7%. Maggiore cautela nel rapporto della Fondazione Curella di Palermo, che prevede solo un +0,8%. In ogni caso, i risultati positivi attesi per il 2006 sono legati soprattutto a export (+2,6% per Unioncamere e Isae, ma la Fondazione Curella indica una stasi) e investimenti (in particolare quelli per costruzioni in genere, macchinari e impianti). L’Unioncamere ha anche previsto l’andamento dell’export delle singole regioni: il 2006 appare positivo soprattutto per Puglia (+3,8%) e Sicilia (+3,3%), negativo in Basilicata (-4,3%).
Le reazioni delle parti sociali e sono improntate alla cautela: i rappresentanti di imprenditori e sindacalisti sottolineano che occorrono riorganizzazioni nelle aziende, infrastrutture e riforme. Gli economisti pensano però che la cultura imprenditoriale stia migliorando.
CENTRO-NORD
L’economia del Centro-Nord tornerà a crescere nel 2006, ma sarà una ripresa lenta e appesantita soprattutto dal prezzo del petrolio alle stelle e dalle difficoltà strutturali di alcuni settore, tessile e calzaturiero in testa. Complessivamente l’aumento del Pil dell’area dovrebbe toccare il punto percentuale l’anno prossimo - secondo le elaborazioni dell’Irpet - con l’eccezione della Toscana (+0,7% nel 2006), dove resterà sotto la media il trend dell’export, in quanto più orientato alla moda, settore in crisi, e ai mercati statunitensi, in una fase di dollaro debole.
L’Emilia-Romagna si appresta a chiudere il 2005 con un leggero incremento del Pil (+0,2%), in attesa di fare un piccolo balzo a fine 2006 (+1,1%) e in particolare si annunciano positive le prospettive per il packaging. Arrivano segnali confortanti per la prossima stagione anche dal tessile toscano, mentre restano in negativo le aspettative 2006 degli imprenditori calzaturieri marchigiani. Proprio dalle Marche arrivano però segnali di ottimismo dal manifatturiero per la forte richiesta di contributi all’innovazione, in particolare nel settore del mobile. Gli investimenti sono la parola chiave per gli industriali dell’Umbria, che puntano alla riconversione per accompagnare la ripresa, come dimostra il caso del settore cartotecnico a Città di Castello.
NORD-EST
Un Nord-Est in stallo che fatica a riprendere il passo ma che vede, anche se lontana, l’uscita dal tunnel.
È moderatamente positivo il bilancio dell’anno che sta per concludersi per l’economia triveneta. Anche se alcuni tra i comparti più importanti del manifatturiero (oreficeria, calzature, abbigliamento, concia) hanno subìto forti perdite, la fine del 2005 ha visto la ripresa degli ordini esteri e dei consumi delle famiglie.
Tra gli operatori economici l’ottimismo è d’obbligo anche se permangono, regione per regione, alcuni problemi fondamentali. In Veneto le aziende, cresciute nel 2004 dello 0,9%, continuano a soffrire di nanismo strutturale, mentre il Pil per il 2006 è stato rivisto al ribasso dal 2,1 all’1,2%; in Friuli-Venezia Giulia il rallentamento delle esportazioni e i costi energetici petroliferi tengono frenata la produttività; il Trentino deve fare i conti con l’aumento di disoccupazione e il crollo dei consumi; in Alto Adige hanno tenuto i servizi e il turismo mentre sono negativi i dati di edilizia e commercio.
NORD-OVEST
L’appuntamento è ancora una volta rinviato. L’uscita dalla crescita zero è atteso, dagli imprenditori del Nord-Ovest, non prima di sei mesi. Le avvisaglie che c’erano state all’inizio dell’autunno, non erano abbagli, ma solo i primi segnali che la situazione sta sì cambiando in positivo, ma in maniera più lenta del previsto. Il saldo tra ottimisti e pessimisti sull’andamento a breve di produzione, ordini e occupazione migliora, anche di fronte a un andamento delle commesse dall’estero in netta ripresa. Ma non è ancora il salto di qualità. Se non per aree o settori particolari, come per la Liguria, dove il saldo tra imprenditori ottimisti e pessimisti è in progresso su tutti e tre i parametri. O per il Piemonte, che vede una ripresina nel comparto manifatturiero, mentre la Valle d’Aosta è in surplace.
Nuove preoccupazioni, intanto, derivano dalla zonizzazione degli aiuti Ue per il periodo 2007-2013, così come si sta delineando a Bruxelles: tutto il Nord-Ovest è escluso.