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25 aprile 2006

Rbmk: anatomia di un reattore pericoloso

di Mario Cianflone

Reactor bolshoi moshchnosty kanalny, ovvero reattore di grande potenza a canali.

In una sigla: Rbmk. Dietro questa denominazione si cela la tecnologia e l'architettura di funzionamento della centrale nucleare di Chernobyl, i cui deficit costruttivi, funzionali e operativi furono deliberatamente forzati per aumentarne il rendimento. E questo portò all'instabilità totale una macchina atomica nata già instabile e con forti problemi di sicurezza.
I reattori Rbmk hanno un design decisamente anticonvenzionale: sono raffreddati ad acqua in pressione che scorre in canali e la reazione di fissione è moderata da barre di grafite, che fungono da «pedale controllo dell'acceleratore». Le barre, a seconda di quanto siano inserite nel nucleo, controllano la fissione del combustibile nucleare, ovvero uranio naturale (arricchito a un livello modesto riespetto al tipico uranio "reactor grade").
L'architettura è tale da non trovare riscontro in macchine di scuola occidentale. Proprio per il fatto di non richiedere uranio fortemente arricchito, presentavano costi di costruzione e gestione decisamente minori rispetto ad altri schemi pur riuscendo a generare molta energia, ma presentavano grandi limiti. In primo luogo i reattori Rbmk erano contraddistinti da difetti di instabilità dovuti al cosiddetto coefficiente di vuoto positivo: all'aumentare della temperatura, la reazione nucleare anziché ridursi, aumenta.

In Occidente è vietato realizzare un reattore siffatto poiché se per una qualsiasi ragione viene a mancare liquido refrigerante (e l'acqua ha un potere anche di moderazione della reazione) il reattore continua a produrre enormi quantità di energia e la temperatura sale fino alla fusione del nucleo. Senza possibilità di intervento. Inoltre, il reattore di Chernobyl presentava difetti di progettazione delle barre di controllo e non va dimenticato che la centrale era priva di un vero e proprio sistema di protezione. Il contenimento era costituito da una semplice, quanto inefficace, armatura di cemento che proteggeva la struttura metallica del contenitore principale, stagno e riempito di gas inerte per impedire che alla grafite, che nel reattore può arrivare a circa 700 gradi, di entrare in contatto con l'ossigeno e produrre, come avvenne, una reazione chimica esplosiva.
In seguito al disastro di Chernobyl furono introdotte modifiche, tra le quali l'innalzamento del livello di arricchimento del combustibile da 2 al 2,4% per aumentare la stabilità e l'effetto di moderazione offerto dall'acqua e dalla grafite.
Gli Rmbk furono al cuore del programma energetico-nuclerare sovietico battezzato, in modo altisonante "Atom Mirny", ovvero atomi per la pace: a dispetto del nome, il loro scopo non era solo quello civile, teso alla produzione di energia elettrica, ma anche militare. Servivano, visto il tipo di architettura, produrre plutonio destinato a costruire testate atomiche a fissione o il nucleo, cioè l'innesco, di bombe a fusione termonucleare.
L'incidente
La caratteristica di lavorare con un coefficiente di vuoto positivo, la progettazione difettosa delle barre di moderazione, che nella prima parte della loro corsa all'interno del nucleo fanno aumentare la velocità di reazione anziché ridurla, la mancanza di una struttura di contenimento di eventuali materiali contaminanti furono, insieme a scarsa competenza dei tecnici e al disprezzo per la sicurezza, gli ingredienti del disastro di Chernobyl. Non sono state del tutto chiarite le dinamiche complessive della tragedia, ma è stato accertato che l'incidente avvenne durante un test volto a studiare le possibilità di migliorare l'efficienza del reattore. Nel corso dell'esperimento la temperatura del nucleo salì fino al punto che le barre di moderazione non potevano più essere inserite per arrestare la reazione. Inoltre, le barre erano state quasi tutte estratte per il test, in palese spregio delle norme di sicurezza. Il reattore arrivò così a generare 10 volte la propria potenza nominale, la temperatura aumentò fino a far fondere le barre di combustibile nucleare, l'incremento della pressione e la reazione della grafite con l'acqua portò alla separazione di ossigeno e idrogeno. Ne seguiì una forte esplosione, di natura baro-chimica e non nucleare beninteso, che trasformò il reattore Numero 4 di Chernobyl in una vera e propria bomba radiologica che proiettò materiali radioattivi nell'atmosfera, vista l'assenza, come nelle macchine atomiche occidentali, di un adeguato contenimento. L'incendio della grafite produsse una colonna di fumo e di particolari radioattivi composta da micidiali prodotti di fissione.
L'incidente del 1986 fu una tragedia immane e sono tuttora incalcolabili i danni alle persone, ma fu tuttavia un disastro su scale locale e non globale. Furono emesse radiazioni 400 volte superiori alla bomba di Hiroshima, ma fino a mille volte inferiori a quelle generate dai test per le armi nucleari condotti in atmosfera fino al 1963, le cui conseguenze per la salute di intere generazioni non sono mai stati chiariti fino in fondo.



 

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