Corruzione, falso, sfruttamento della prostituzione, associazione per delinquere: sono le accuse che hanno portato in carcere a Potenza Vittorio Emanuele di Savoia e altre sei persone in un'inchiesta del pubblico ministero Henry John Woodcock.
Il giudice per le indagini preliminari del capoluogo lucano, Alberto Iannuzzi, ha ordinato l'arresto e il trasferimento in carcere del principe di casa Savoia - che torna in una cella dopo l'incidente in cui, il 18 agosto 1978, provocò la morte di Dirk Hammer all' isola di Cavallo, in Corsica - e di Rocco Migliardi, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci, Achille De Luca, Roberto Salmoiraghi (che è il sindaco di Campione d' Italia) e Massimo Pizza. Per altre sei persone sono stati disposti gli arresti domiciliari: Salvatore Sottile, portavoce del leader di An, Gianfranco Fini (del tutto estraneo alla vicenda), Francesco Tarantino, Ignazio e Giuseppe Migliardi, Nunzio Massimo Laganà e Giuseppe Rizzani. Il gip, inoltre, ha disposto alcune misure interdittive.
Nell' inchiesta sono indagate 24 persone e fra i reati ipotizzati vi sono anche corruzione, concussione, falso ideologico, istigazione alla corruzione, riciclaggio, minacce e favoreggiamento.
Spiccano, fra gli indagati, i nomi del direttore generale dei Monopoli di Stato, Giorgio Tino, e della dirigente dell'ufficio apparecchi di intrattenimento degli stessi Monopoli, Anna Maria Lucia Barbarito, la cui posizione è relativa all'accusa di corruzione mossa anche a Vittorio Emanuele. In pratica, vi sarebbero state "agevolazioni" nei nulla osta concessi ad una società di noleggio di videogiochi, riconducibile a Rocco Migliardi, considerato vicino alla criminalità organizzata siciliana. Secondo gli inquirenti, in cambio dei “favori”, Tino e Barbarito avrebbero ricevuto regali preziosi e importanti riconferme a livello professionale.
L' accusa di sfruttamento della prostituzione si riferisce al "pacchetto completo" che Vittorio Emanuele di Savoia e altri indagati avrebbero garantito a ricchi personaggi siciliani che giungevano al casinò di Campione d' Italia, invitati proprio da Migliardi.
Anche il figlio del principe di Savoia, Emanuele Filiberto, risulta indagato per reati informatici, ossia per aver sabotato un sito internet che diffondeva contenuti poco graditi alla sua famiglia.
L'inchiesta, ha chiarito il gip, è partita da un'occupazione abusiva di suolo a Bucaletto, vicino Potenza. Le intercettazioni telefoniche sarebbero state disposte per verificare le accuse di millantato credito per un prefabbricato promesso da un dipendente comunale ad una persona in cambio di soldi. A quel punto si sarebbe iniziato ad indagare su un vasto giro di usura che poi ha portato ad una serie di incastri e rimandi che hanno generato l'apertura dell'inchiesta che, ha spiegato ancora il gip Iannuzzi, ha messo in luce "legami di tipo massonico".
Vittorio Emanuele di Savoia è stato arrestato a Varenna, sulla sponda lecchese del lago di Como, dagli agenti della polizia di Stato e della polizia municipale di Potenza, che hanno indagato seguendo le direttive di Woodcock.
Immediate le reazioni alla notizia: il principe Emanuele Filiberto ha detto che il padre è stato trattato come "un bandito" e ha espresso un giudizio più che tagliente sull'operato del pubblico ministero, mentre il nipote del principe arrestato, Sergio di Jugoslavia, si è detto "disperato" per quanto avvenuto. Il pubblico ministero è stato criticato anche da numerosi uomini politici: l'ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, si è chiesto dove sia finito il procedimento avviato dal Consiglio Superiore della Magistratura a carico di Woodcock, mentre l'ex ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, ha accusato in diretta televisiva il pubblico ministero di fare inchieste per finire sui giornali.