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4 luglio 2006 |
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Continua la protesta
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I tassisti continuano la rivolta contro la liberalizzazione delle licenze, contenuta nel decreto «salva competitività» varato dal governo.
Il blocco delle auto gialle e bianche ha provocato da ieri, lunedì 3 luglio, il caos nelle principali città, con rallentamenti del traffico e disagi soprattutto davanti agli aeroporti e alle stazioni ferroviarie. I viaggiatori devono utilizzare il treno o le automobili a noleggio, per raggiungere i centri urbani.
La situazione nelle città. Il servizio taxi è sempre sospeso nello scalo romano «Leonardo da Vinci». Piazza Venezia è rimasta intasata per molte ore da alcune decine di vetture, che hanno provocato il congestionamento del traffico.
L'agitazione è proseguita a Torino, dove già tra venerdì e sabato i tassisti avevano incrociato le braccia per venti ore e bloccato l'accesso all'aeroporto di Caselle.
Il rifiuto di accogliere passeggeri a bordo è dilagato anche a Milano: gli autisti hanno organizzato presidi davanti agli scali di Linate e Malpensa e presso la stazione centrale. Molti radio taxi hanno aderito al dissenso, garantendo il servizio solo per gli anziani e i disabili.
Cortei di taxi a passo d'uomo hanno ostacolato la circolazione a Genova, soprattutto in piazza Corvetto e sulla strada sopraelevata, che collega la zona di ponente a quella di levante. A Napoli molti conducenti hanno deciso di lasciare ferme le vetture, in particolare all'aeroporto di Capodichino.
La posizione del governo. L'agitazione dei tassisti si è scatenata contro il provvedimento del ministro allo Sviluppo, Pierluigi Bersani, che contiene varie misure per aumentare la concorrenza, tra cui la liberalizzazione delle licenze per la auto bianche. Il decreto legge, nelle intenzioni del governo, dovrebbe generare un abbassamento delle tariffe e un miglioramento del servizio.
«Reazioni che non hanno senso»: questo il commento di Romano Prodi sullo sciopero dei taxi. Il presidente del consiglio è intervenuto sulla questione lunedì 3 luglio, durante l'assemblea della Confesercenti, per difendere il decreto governativo sulla competitività. «Dobbiamo avanzare nel processo di riforma in tutto il Paese, è sbagliato e pericoloso non inquadrare le liberalizzazioni nell'interesse di tutti i cittadini», ha dichiarato il premier. Prodi ha poi aggiunto che «il Paese non può tollerare differenze di costi che ci fanno diversi dagli altri paesi europei».
La protesta di Mastella. Le misure dell'esecutivo hanno causato anche uno scontro interno alla maggioranza. Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha espresso il suo disappunto per l'invadenza nel campo d'azione del Guardasigilli: «Visto che le professioni finiscono per essere di competenza del ministero per le Attività produttive, visto che sul resto la mia parola conta come il due a briscola, non capisco proprio cosa ci sto a fare in questo Governo», ha dichiarato Mastella.
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