Gli Stati Uniti lo hanno bollato come «un atto provocatorio», che richiederebbe «un'azione immediata» e il segretario di Stato, Condoleezza Rice, ha subito iniziato un giro di consultazioni telefoniche con i vertici di Cina, Giappone e Corea del Sud.
Un fatto «imperdonabile» per l'ex Impero del Sol Levante. Perfino l'India, che pure ha un curriculum non dissimile, si è dichiarata «profondamente preoccupata» per «l'infelice» esperimento nucleare annunciato nelle scorse ore dalla Corea del Nord. Il regime di Pyongyang guidato da Kim Jongil, 64 anni, ha effettuato nel corso della notte il primo test della sua storia, annunciato la scorsa settimana. In Europa il premier britannico Tony Blair ha parlato di atto «irresponsabile», il ministro degli esteri francese Philippe Douste-Blazy ha auspicato da Ginevra «una risposta ferma della comunità internazionale». A ruota, nel corso della mattinata, la presidenza dell'Unione Europea, che ha definito il test «inaccettabile», e la condanna della Russia: il presidente Vladimir Putin ha parlato di «danni enormi al processo di non-proliferazione delle armi di distruzione di massa nel mondo». Dalla Corea del Sud, infine, è arrivata la richiesta di un intervento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La reazione dei mercati. Avvio negativo per la Borsa americana, che in parte ha risentito nelle prime battute del clima di nervosismo da cui sono stati contagiati prima i mercati asiatici e poi quelli del Vecchio Continente (poco prima delle 16 segno positivo soltanto a Milano, Londra e Zurigo). A Wall Street il Dow Jones in apertura segnava -0,18%, il Nasdaq -0,09% e l'S&P 500 -0,15 per cento. Le prime battute della giornata di contrattazioni risentono delle preoccupazioni dei mercati per gli sviluppi della crisi geopolitica nella regione asiatica. Il volume di scambi a Wall Street è contenuto in concomitanza con la festività del Columbus Day. Il mercato dei bond è chiuso mentre funzionano normalmente gli scambi sul comparto azionario. Lunedì mattina le Borse hanno reagito nell'intera area asiatica con un'accentuazione delle vendite, a parte le piazze di Tokio, chiusa per festività, e Shanghai, positiva dopo una settimana di stop. Hong Kong, invece, ha chiuso con un -1,27% e Singapore con un -1,05 per cento. Ancora peggio il principale indice coreano, il Kospi, sceso di 33 punti, pari al -2,4 per cento.
Registrata negli Usa una scossa di magnitudo 4,2. Gli organi di stampa ufficiali nordcoreani hanno fatto sapere che «la sezione di ricerca scientifica ha condotto con successo un test atomico sotterraneo il 9 ottobre». A confermare la notizia, la scossa di magnitudo 3,58 Richter registrata in Corea del Nord dai servizi di intelligence dei "cugini" filo-occidentali del Sud. Una terremoto di potenza 4,2, sempre su scala Richter, è stata avvertito anche dagli strumenti dal Centro di controllo geologico del Colorado e localizzato nella zona nord-orientale della Corea del Nord. La scossa è avvenuta attorno alle 10.35 locali (3.35 italiane) a circa 385 chilometri a nord-est della capitale. L'ordigno avrebbe avuto una potenza compresa tra i 15 e i 30 chilotoni, contro i 10 della bomba usata nella seconda guerra mondiale dagli Stati Uniti per colpire Nagasaki.
Allarmati e irritati i vicini della Corea, la minaccia iraniana. Il governo giapponese ha attivato un'unità operativa e il nuovo primo ministro Shinzo Abe, in visita in Corea del Sud per un summit con il presidente sudcoreano Roh Moo-hyun, ha anche fatto sapere che il suo Paese e gli Stati Uniti cominceranno a lavorare sul loro sistema di difesa missilistico. Dal Giappone il ministro degli Esteri, Taro Aso, ha dichiarato che «è possibile una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite» contro Pyongyang. Risposta dura anche da Pechino: «La Cina si oppone risolutamente al test nucleare nordcoreano e spera che la Corea del Nord torni ai negoziati a sei nazioni; migliorare la stabilità dell'Asia nordorientale è nell'interesse di tutte le parti», si legge in un comunicato del ministero degli Esteri cinese. Certo è che il test suona come una minaccia soprattutto alla luce degli ottimi rapporti dei nordcoreani con il regime di Teheran, con il quale hanno da tempo un intenso scambio di teconologie per la costruzione di missili balistici.