9 ottobre 2009 |
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Prodi: «I benefici del cuneo sono superiori ai danni del Tfr»N.Co. |
Sulla Finanziaria ci saranno «le dovute correzioni, ma sempre tenendo fermi i tre obiettivi di sviluppo, risanamento e equità».
Lo ha sottolineato il premier Romano Prodi, parlando al teatro comunale di Bologna, per la prima volta dopo la presentazione della Finanziaria per il 2007. Dinanzi alla platea di industriali e personalità pubbliche Prodi risponde secco alle critiche piovute sulla manovra. «Quando nella finanziaria - dice - ho resistenze da un lato e dall'altro, non mi turbo assolutamente, perché il dovere di governare in questo momento non è il dovere di accontentare. È il dovere di dare un indirizzo al Paese».Partecipando all'assemblea della Confindustria di Bologna per spiegare la manovra, dopo le critiche del numero uno degli industriali Luca Cordero di Montezemolo, il premier Romano Prodi non ha ricevuto fischi, ma un tiepido applauso finale e una fiammante bicicletta da corsa, con tanto di simbolo della Ferrari, che il professore aggiunge alla propria collezione. Regalo degli industriali bolognesi in segno di pace e di non-ostilità.
Cortesia e fair play, dunque, anche se gli industriali bolognesi hanno precisato l’apprezzamento per il taglio del cuneo fiscale, ma anche la preoccupazione per il trasferimento forzoso di parte del Tfr all'Inps, come sottolineato dal presidente degli industriali bolognesi Gaetano Maccaferri, riportando il malessere degli industriali che rappresenta. Il leader dell’Ulivo risponde che «i benefici che arrivano alle imprese dal cuneo fiscale sono di 20-30 volte superiori ai danni che hanno dal Tfr». Ammette, però, che qualche impresa minore ne soffra e promette che «troveremo il rimedio, troveremo il modo per evitarlo. Ma il significato della misura è qualcosa che non può essere trascurato».
Prodi, comunque, difende l’operato e le scelte del Governo. «Credete sia stato così facile dire che il cuneo fiscale lo diamo solo alle imprese produttrici - dice - e non alle banche, alle imprese in regime di concessione, a quelli che non agiscono in concorrenza? È stata una scelta precisa».
Prodi rispedisce al mittente anche la critica di statalismo. «Non è mio costume - dice - voi mi conoscete benissimo. Il potere pubblico al servizio delle imprese non è statalismo né dirigismo. La crescita non la fa il Governo, ma il sistema produttivo».
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