L'opposizione conferma: contro la Finanziaria varata dal Consiglio dei Ministri scenderà in piazza, ma all'incontro di ieri sera ad Arcore, da Silvio Berlusconi, c'era un unico invitato: la Lega.
Per rassicurare gli altri alleati della Cdl è intervenuto Paolo Bonaiuti che ha promesso: ogni decisione sarà presa di comune accordo.
Da Alleanza Nazionale Ignazio La Russa aveva chiarito: «Dell'incontro ad Arcore non ne so nulla. Ma posso escludere che una riunione possa decidere qualcosa senza la presenza di Alleanza Nazionale». L'annuncio dell'incontro di Arcore era partito da Roberto Maroni, che lo ha definito un vertice con esponenti forzisti e del Carroccio «per valutare la possibilità di un'azione forte e comune dell'opposizione contro la manovra decisa dal Governo». E dopo il vertice, conclusosi oltre la mezzanotte, lasciando Villa San Martino ha parlato Umberto Bossi: «Alla fine scenderemo in piazza perchè questa del Tfr è stata davvero una sciocchezza. Penalizza troppo le piccole e medie imprese. Saranno costrette a chiedere i soldi in banca, ma con le regole europee che ci sono oggi sarà tutto più difficile. Alla fine scenderemo in piazza per forza». Con lui da Silvio Berlusconi c'erano anche Roberto Castelli, Giulio Tremonti, Roberto Maroni e Roberto Calderoli, oltre a Aldo Brancher e Sandro Bondi; presente pure Emilio Fede.
Il Senatur ha dunque confermato che si è discussa la possibilità di una protesta di piazza contro la Finanziaria. E l'ipotesi-base resta quella già annunciata: la Cdl, o almeno parte di essa, dato che l'Udc si chiama per il momento fuori dall'iniziativa, pensa a una grande manifestazione non più a Roma, come ventilato in un primo momento, ma a Milano; perchè, ha spiegato Roberto Calderoli «questa finanziaria colpisce soprattutto il Nord». I tempi potrebbero essere quelli compresi tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre, dopo una prima discussione in Parlamento. «Ma difficilmente - ha detto Calderoli - questa Finanziaria sarà emendata, dunque scenderemo in piazza».
Sandro Bondi ha fatto sapere che Forza Italia sta valutando la possibilità di mettere in pratica «una mobilitazione democratica, ma prima di tutto c'è da fare un lavoro in Parlamento contro la Finanziaria come opposizione che rappresenta 18 milioni di elettori». È questa anche la posizione di An, enunciata dal portavoce Andrea Ronchi:«Faremo un'opposizione intelligente ed intransigente. Faremo una dura opposizione in Parlamento dove la Cdl presenterà pochi ma qualificati emendamenti. E poi ci sarà anche una protesta democratica in piazza».
L'Udc resta su una linea diversa. Da Milano Pier Ferdinando Casini è tornato a promettere una battaglia durissima in Parlamento e ha chiarito: «È il momento dell'impegno in Parlamento. Milioni di elettori e tanti amministratori come il sindaco Moratti, ci chiedeno una battaglia durissima per cambiare in Parlamento questa Finanziaria. Questa è la prima tappa - ha spiegato - se ci sarà sordità, se il Governo respingerà al mittente le critiche in modo aprioristico, se porrà la fiducia, valuteremo il secondo atto di questa vicenda e non escludiamo nulla, neanche di andare in piazza». Poi Casini ha lanciato un richiamo alle forze moderate dell'Unione: «Il punto è fare una battaglia per cambiare questa Finanziaria anche coinvolgendo le componenti moderate del centrosinistra. Se dimostreranno sordità, se si chiuderanno dimenticando il ceto medio che è profondamente scontento, si assumeranno le responsabilità di quello che ne segue».
A chiarire la situzione dentro la Cdl ci ha provato Paolo Bonaiuti che ha ricordato: «Ogni decisione sulla manifestazione della Cdl contro la Finanziaria del Governo Prodi sarà presa in sede nazionale e in pieno accordo tra Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, Umberto Bossi e gli altri alleati della Cdl».