È morto ieri sera al Policlinico Gemelli a Roma Gillo Pontecorvo, uno tra i più grandi autori del cinema italiano, vincitore del Leone D'Oro alla Mostra di Venezia 40 anni fa con «La Battaglia d'Algeri», due volte candidato all'Oscar e riconosciuto in tutto il mondo, dall'Iran all'America come uno dei registi che più hanno influenzato la cultura cinematografica del dopoguerra.
Nato a Pisa, combattente clandestino nella resistenza italiana, autore di pochissimi film tra cui restano memorabili «Kapò», «La Battaglia d'Algeri», «Queimada», Gillo Pontecorvo è stato anche direttore della Mostra del cinema di Venezia negli anni del più grande rilancio del festival italiano (1992-1996) e poi presidente di Cinecittà Holding.
Tra gli ultimi progetti a cui aveva dedicato energie e impegno, la militanza per la creazione di una «Assise mondiale degli autori». Lascia la moglie Picci e tre figli.
Gilberto Pontecorvo era nato a Pisa il 19 novembre 1919. Fratello minore dello scienziato Bruno Pontecorvo, si laurea in chimica ma sceglie di dedicarsi al giornalismo. Appassionato di cinema, si mette dietro la macchina da presa dopo aver visto «Paisà» di Roberto Rossellini (1946), e dopo aver avuto esperienze come attore.
Corrispondente da Parigi, è assistente di Yves Allegret e Joris Ivens, mentre in Italia è aiuto di Steno, e di Mario Monicelli nella prima metà degli anni '50. Dopo aver realizzato alcuni documentari passa alla realizzazione di film a soggetto. Il primo è del 1957, «La grande strada azzurra», tratto dal racconto di Franco Solinas «Squarcio». L'opera segna l'inizio di un lungo sodalizio con Solinas, sceneggiatore dei suoi film successivi. Del 1960 è «Kapo», ambientato in un lager nazista, con Susan Strasberg, Emmanuelle Riva e Laurent Twerzieff. Nel 1966 Pontecorvo con «La battaglia di Algeri» vince il Leone d'Oro al Festival di Venezia: uno stile asciutto, documentaristico e carico di tensione, il film, realizzato in collaborazione con gli stessi protagonisti della lotta di liberazione algerina, ricostruisce i sanguinosi scontri tra i parà francesi del colonnello Mathieu e i combattenti del Fronte di liberazione nazionale, avvenuti ad Algeri nel 1957. Vietata in Francia per alcuni anni, l'opera ottiene due nominations agli Oscar, per la regia e per a sceneggiatura. Nel film successivo, «Queimada», del 1969, con Marlon Brando, affronta il tema del colonialismo. Nel 1979 realizza «Ogro», sul terrorismo basco. Nel 1992 gira per la Rai il documentario «Ritorno ad Algeri», una rivisitazione della città in un momento politico completamente mutato. Direttore della Mostra del cinema di Venezia dal 1992 al 1996, nel 1997 torna al Lido per presentare il suo cortometraggio «Nostalgia di protezione».