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24 ottobre 2006 |
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Processo Parmalat: ammesse 35mila parti civili, escluse le associazioni dei consumatori |
Sono 35mila i risparmiatori che chiedono a Calisto Tanzi e agli altri imputati per il crack Parmalat di essere risarciti per i danni sofferti a causa del clamoroso default della multinazionale di Collecchio. Questo è il dato che viene fuori dalla lunga ordinanza
- in tutto 35 pagine - letta oggi durante il processo Parmalat in corso al Centro congressi di Parma dal gup Domenico Truppa. Tra le 35000 parti civili ammesse nel processo c'è anche la «vecchia» Parmalat, quella in amministrazione straordinaria: esclusa invece la nuova Parmalat, attuale società quotata in Borsa. Infatti, l'azienda di Collecchio guidata da Bondi aveva presentato una doppia costituzione per non correre
rischi: la decisione del gup soddisfa comunque l'avvocato della Parmalat Marco De Luca che si è detto «molto soddisfatto: è un'ordinanza destinata a rimanere, fatta con grande precisione». Escluse invece le associazioni dei consumatori, come ad esempio l'Adusbef e la Confconsumatori: ammessi però i risparmiatori che si erano rivolti a queste stesse associazioni. L'udienza, durata circa 4 ore è stata poi aggiornata al 22 novembre. Tra le novità anche l'ammissione di una richiesta di citazione, avanzata dall'avvocato dell'Adusbef, quali responsabili civili quali Italaudit e Deloite&Touche, società di revisione implicate nel crack Parmalat. L'ordinanza del gup Truppa sancisce
infine un altro concetto importante: quello della responsabilità solidale di tutti gli imputati per il danno riportato. Ciò significa che un creditore può chiedere a chiunque degli indagati il tutto. In pratica, se come è possibile, verranno coinvolte nel processo anche le banche, i 35000 risparmiatori potrebbero avere serie speranze di rivedersi risarciti.
Dal canto suo il Movimento Difesa del Cittadino ha ccolto con «con sorpresa e
disappunto» la decisione del Gup di Parma di escludere le associazioni dei consumatori come parti civili nel processo Parmalat. La motivazione secondo la quale le associazioni non sarebbero «portatrici di interessi specifici», afferma l'Mdc, «contrasta con altre decisioni dei giudici di Milano e Torino pronunciate peraltro in altri tronconi del processo Parmalat o altri processi in materia di bond bancari». Il ruolo svolto dalle associazioni dei consumatori per dare un sostegno ai risparmiatori truffati dai bond Parmalat, Cirio, dai contratti MyWay e ForYou, e in tante altre situazioni «è ormai universalmente riconosciuto», sottolinea il Movimento. Ad esempio, solo per i casi Parmalat e Cirio sono state perfezionate oltre 40.000 procedure di conciliazione, con solo qualche decina di rifiuti delle soluzioni transattive proposte. Il Movimento Difesa del Cittadino chiede, infine, al Parlamento di approvare sollecitamente il progetto di legge sulla class action, che risolverebbe questa incertezza e difformità interpretativa della magistratura.
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