1° novembre 2006 |
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Confindustria: una manovra
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La Finanziaria vale oltre 40 miliardi di euro, ma i tagli, i risparmi di spesa, pesano solo
11,5 miliardi. A calcolare l'entità della manovra è il Centro Studi di Confindustria (CsC) nel Supplemento alle Note Economiche, dove la crescita «annuale acquisita» viene stimata all'1,4% e dove, nonostante i questi mesi sia scesa, si mette in luce un possibile rischio di ripresa della cosiddetta core inflation, quella misurata su gran parte dei beni di largo consumo.
L'ammontare della Finanziaria dunque - secondo il Centro studi Confindustria- è di 40,1 miliardi. «Con la manovra - si legge infatti nel Supplemento alle Note Economiche - vengono reperite risorse per 40,1 miliardi: da maggiori entrate per 28,6 miliardi e da minori spese per 11,5». Le risorse reperite - aggiunge il CsC - «sono destinate alla riduzione dell' indebitamento netto per 14,4 miliardi, al finanziamento di sgravi fiscali e altre minori entrate per 11,8 miliardi e di maggiori spese per 13,9 miliardi».
«Le previsioni circa l'andamento dell'economia italiana nel corso del 2006 - afferma il Confindustria - variano tra l'1,5 e l'1,8%. Questi risultati si basano sull'ipotesi che la crescita continui anche nel secondo semestre ma ad un tasso meno sostenuto. La crescita annuale acquisita si aggira intorno all'1,4%, di cui lo 0,3% ereditato dal 2005».
Riferendosi agli «indicatori disponibili», il Centro Studi di viale dell'Astronomia prevede - in linea con le stime - per la conclusione del secondo semestre «una decelerazione della domanda ed una conseguente riduzione dell'attività produttiva».
Nonostante ad ottobre l'Istat abbia registrato un'inflazione in calo all'1,8%, Confindustria richiama l'attenzione sui possibili riprese nei comparti che definiscono la cosiddetta core inflation: «Sta proseguendo l'accelerazione dei prezzi alimentari (2,5% tendenziale) e rialzi di minore entità si sono avuti per abbigliamento e calzature e per i restanti comparti dei servizi (ricettivi, ricreativi, di comunicazione, sanità). La core
inflation, di conseguenza, ha fatto registrare un improvviso balzo».
I «fondamentali» del mercato petrolifero «spingerebbero le quotazioni su livelli ancorapiù contenuti», ma sul prezzo del greggio pesano ancora «le scarsità del settore a vale e i residui fattori extra-economici». Per questo il Centro Studi di Confindustria si dichiara «non ancora certo che le quotazioni sino già ora uscite dal trend al rialzo e ilm Brent si sia definitivamente avviato verso livelli più moderati».
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