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25 novembre 2006 |
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L'esperto di diritto: difficile ipotizzare delle responsabilità per i motori di ricercadi Riccardo Barlaam |
Sul caso di Google Italia, finita sotto inchiesta per la diffusione del video-choc sul ragazzo disabile, l’avvocato Laura Turini, specialista in diritto industriale e Internet law non ha dubbi. «Il discorso è semplice. Il problema è stabilire se chi gestisce un sito Internet possa essere o non essere ritenuto responsabile dei contenuti che vengono veicolati. E in linea generale questa responsabilità è difficile da accertare».
Perché?
Perché normalmente il provider o chi gestisce un motore di ricerca non può controllare tutto quello che passa sul sito. È difficile, se non impossibile da attuare. Il problema si era già posto per eBay France, che finì sotto processo per inserzioni gratuite di gente che vendeva sul sito materiale di stampo nazista.
Come finì?
Finì che il sito di vendite online fu condannato.
Che tipo di condanna?
Oscurarono le pagine incriminate dal sito francese. Ma ci fu anche un problema tecnico, perché un sito come eBay è diffuso in tutto il mondo, va fuori dai confini nazionali.
Tutto inutile, quindi.
Sì. A poco serve oscurare le pagine francesi di eBay se poi posso rientrarci dalla versione tedesca o giapponese dello stesso sito e trovare materiale identico.
Secondo alcuni giuristi, una forma di controllo per evitare la diffusione di immagini lesive di minori o di disabili dovrebbe esserci.
È comprensibile questa preoccupazione. Ma, lo ripeto, è difficile da attuare il controllo su un motore di ricerca.
Il discorso della Rete, che per definizione è libera e nasce, cresce e prospera grazie a questa totale mancanza di regole...
Proprio così. Io penso che riguardo ai motori di ricerca una forma di responsabilità possa essere ipotizzata solo se c’è una forma di selezione dei contenuti. In quel caso, certo, i gestori del sito sono responsabili, quantomeno in termini di omesso controllo, per avere permesso, ad esempio, come in questo caso, la trasmissione di un video che lede l’immagine e la dignità di un ragazzo disabile.
Mi sta dicendo che a un motore di ricerca come Google non conviene selezionare i contenuti, proprio il contrario di quanto verrebbe da pensare?
Mi sembra sia così. Non è ipotizzabile una selezione dei contenuti su un motore di ricerca come Google. Ma se seleziono, a quel punto ho una responsabilità per ciò che pubblico. Il problema della responsabilità non si pone quando gli utenti mettono liberamente le cose sul sito.
In Italia però c’è un precedente. Il tribunale di Aosta qualche mese fa ha condannato il titolare di un blog per un caso di diffamazione via Internet.
Non è la stessa cosa. Il tribunale di Aosta nel maggio scorso (sentenza n. 553/06, ndr) ha stabilito che un blogger, il gestore di un blog, è responsabile dei contenuti che pubblica equiparandolo al direttore responsabile di un giornale.
Si può pensare di estendere questa interpretazione della legge sulla stampa ai motori di ricerca?
Google scrive chiaro e tondo sul sito che non è responsabile per il materiale inserito in rete. Allora quella clausola dal punto di vista giuridico non serve a nulla e le sto parlando da avvocato. Però questo significa che Google non controlla il materiale pubblicato.
E quindi, da ciò discende che non è responsabile...
Dipende, dai punti di vista.
Si ritorna al discorso dell’intepretazione e delle normative nazionali.
Il pensiero dei giuristi non è univoco. Se un motore di ricerca come Google non controlla, le soluzioni in termini di responsabilità sono due.
La prima.
Non controlla ed effettivamente non è responsabile di quanto pubblicato perché il motore di ricerca è una mera vetrina virtuale e non è possibile controllarlo.
La seconda.
Un minimo di filtraggio deve esserci da parte dei gestori dei motori di ricerca perché altrimenti si rischia che in rete sia messo di tutto, anche cose illecite, pericolose per i bambini. Insomma, si possono trovare argomenti da entrambe le parti: sia nel senso che ci vuole un controllo per evitare episodi come quello capitato nella scuola piemontese. Ma si può anche ritenere che un motore di ricerca non possa essere equiparato a un giornale. E io, personalmente, propendo di più per questa seconda ipotesi.
Perché?
Semplice. Credo che Google sia paragonabile alle strade pubbliche di una grande metropoli, un luogo in cui le persone parlano o dicono quello che vogliono. E non vedo perché debba esserci qualcuno che sia responsabile di ciò che in queste arterie informatiche viene detto. Per fare un paragone, è come se il sindaco di Milano fosse ritenuto responsabile e perseguibile penalmente per atti osceni in luogo pubblico se uno - mettiamo il caso - decide di spogliarsi al Parco Sempione.
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