Il Sole 24 Ore
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1 dicembre 2006

Sme, tutto da rifare: la Cassazione sposta il processo a Perugia

di Gianluca Di Donfrancesco

Alla fine la spunta Cesare Previti e insieme a lui i coimputati Attilio Pacifico e Renato Squillante: sarà la prescrizione a lavare via la vicenda Sme dalle loro spalle. Con l'ultimo dei mille colpi di scena che hanno caratterizzato undici anni di inchieste e udienze nelle aule di giustizia, ieri la Cassazione ha azzerato il processo. Annullate le condanne pronunciate da tribunale e corte d'appello di Milano: il capoluogo lombardo, ha affermato la Cassazione, non era la sede competente a giudicarli. Tutto dovrà ricominciare a Perugia dalla fase delle indagini preliminari. Solo in teoria,però, perché la prescrizione è inevitabile: il termine per celebrare il processo scade nell'aprile del 2007.
In base al verdetto pronunciato poco dopo le 20 dalla VI sezione penale della Suprema corte (presieduta da Giovanni De Roberto), il fascicolo passa al Pm del capoluogo umbro che, sulla base dell'inchiesta milanese,potrà depositare gli atti delle indagini preliminari e riformulare la richiesta di rinvio a giudizio. Ma agli imputati basterà aver pazienza ancora un po' per vedere archiviata la vicenda. A Perugia, il fascicolo potrebbe essere seguito direttamente dal procuratore Nicola Miriano. Perugia è competente su tutte le vicende che coinvolgono i magistrati romani come indagati o parti offese (tutti gli imputati avevano la residenza a Roma). Qui sono così finite alcune delle maggiori inchieste degli ultimi anni. Davanti al tribunale di Perugia è appena cominciato (ma anche qui la prescrizione incombe)il processo a 42 imputati tra cui il banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia e lo stesso Squillante.
L'inchiesta Sme è nata 11 anni fa, nel 1995, sulla base delle dichiarazioni del teste Omega, Stefania Ariosto, che racconta alla procura di Milano di un sistema di corruzione attraverso il quale la Finivest di Silvio Berlusconi avrebbe tenuto a libro paga alcuni giudici romani. Per l'udienza preliminare bisogna aspettare fino al novembre del 1999. Stralciata nel 2003 la posizione di Berlusconi (poi in parte assolto in parte prescritto), Previti viene condannato a 5 anni di carcere, Pacifico a 4, Squillante a 8 (assolti o prescritti gli altri imputati). Alla Presidenza del Consiglio dei ministri viene riconosciuto un risarcimento di un milione per il danno all'immagine. Al centro della condanna i 434mila dollari arrivati a Squillante da un conto ritenuto riconducibile alla Fininvest (ma tutti vengono assolti dall'accusa di avere truccato la sentenza Sme). Il 2 dicembre del 2005 la corte d'appello conferma la pronuncia,riducendo a 7 anni la pena di Squillante.Tutto cancellato dalla Cassazione.
Incontenibile la soddisfazione delle difese: la Suprema corte ha sposato la loro tesi di sempre (eppure più volte bocciata dai giudici,come nel 2003,quando le Sezioni unite respinsero la richiesta di trasferire il giudizio a Roma). Ma la vittoria non placa del tutto l'appetito dei legali di Previti: l'avvocato Giorgio Perroni annuncia che a Perugia «cercheremo di dimostrare l'estraneità dei fatti contestati ».«Per anni —aggiunge —siè fatto un processo davanti a un giudice incompetente con spreco di tempo e denaro». Di più. L'avvocato Alessandro Sammarco profila anche un ricorso contro la condanna definitiva rimediata dall'ex ministro per la vicenda ImiSir (6 anni — oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici —come per Pacifico, assolto Squillante), perché —questa latesi —anche in quel caso Previti sarebbe stato privato del diritto «al giudice naturale ». Costretto agli arresti domiciliari, Previti ha saputo del verdetto al telefono, informato dalla figlia Carla.
Respinto il ricorso della parte civile Cir, di Carlo De Benedetti, si chiude definitivamente la vicenda per l'ex giudice Filippo Verde (già assolto dai capi d'imputazione). Ma sono stati respinti anche i ricorsi dei figli di Squillante, Fabio e Mariano, contro la prescrizione dichiarata per loro in primo grado.
Nessun commento dall'ex Pm Gherardo Colombo, che insieme a Ilda Boccassini, ha sostenuto l'accusa. Mentre il mondo politico non ha tardato a schierarsi.Per Fabrizio Cicchitto (Fi), «la Cassazione fa giustizia di quella gravissima violazione realizzata anche per chiare ragioni politiche, a conferma dell'uso politico della giustizia ». Mentre Sandro Bondi (Fi) parla di «gogna giudiziaria» portata avanti per anni dalla procura milanese.Sulla stessa linea Renato Schifani (Fi).
Nel centrosinistra, se per Pierluigi Mantini (Dl) i giudici di Milano, parte dellapolitica ei media dovranno riflettere sulle strumentalizzazioni,Angelo Bonelli (Verdi) si dice interdetto: «Per un aspetto formale cade tuttonelvuoto». E anche Guido Calvi (Ds)si rammarica per tutto il lavoro che andrà perso.

1 dicembre 2006