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Sui «Dico» il Papa è preoccupato, la Cei nettamente contraria. Si dividono i cattolici rigorosi
di Sara Bianchi
Papa Benedetto XVI (Giuseppe Giglia/ANSA)Le reazioni del Papa e della Cei non si sono fatte attendere troppo a lungo. E a meno di 24 ore dal varo nel Consiglio dei Ministri del Disegno di legge sui Dico (diritti e doveri dei conviventi) Benedetto XVI parla al nuovo ambasciatore colombiano senza nasconde la sua grande preoccupazione per l'avanzata di leggi contro la famiglia. «Come Pastore della Chiesa universale - ha detto nel discorso che ha rivolto a Juan Gomez Martinez - non posso non esprimere la mia preoccupazione per le leggi che riguardano questioni molto delicate come la trasmissione della vita, la malattia, l'identità della famiglia e il rispetto del matrimonio». Poi richiama: «è necessario appellarsi anche alla responsabilità dei laici presenti negli organi legislativi e nel governo e nell'amministrazione della giustizia affinchè le leggi siano sempre espressione di principi e di valori conformi con il diritto naturale e che promuovano l'autentico bene comune».
Poco prima il Sir - servizio di informazioni religiose della Cei - faceva sapere: i Dico appaiono destinati a produrre «sul cruciale piano delle politiche sociali e di solidarietà problemi più gravi di quelli che ci si ripromette di affrontare». Dunque, il giudizio della Conferenza Episcolape Italiana «non può che essere nettamente negativo». La nota della Cei sottolinea che «il faticoso lavoro di scrittura e riscrittura che ha impegnato importanti membri del governo», anche se ha raggiunto un proclamato punto di equilibrio tra i diversi orientamenti presenti nella maggioranza, in realtà «non assicura affatto un serio equilibrio tra l'inderogabile tutela delle persone che costituiscono una famiglia fondata sul matrimonio e le accresciute prerogative riconosciute ai protagonisti di libere convivenze». Poi entra nel dettaglio delle misure adottate: «Basterebbe citare l'aspetto relativo ai diritti successori, con il groviglio di ipotesi di concorso all'eredità tra un convivente e il figlio o i figli dell'altro partner, per rendersi conto delle questioni che rischiano dolorosamente di aprirsi». La Conferenza dei vescovi italiani non si nasconde poi gli effetti che il provvedimento avrà «sull'opinione pubblica»: «si parla di Dico ma si pensa a Pacs, e soprattutto si prefigura una escalation legislativa in questo senso».
Intanto, dentro la maggioranza le posizioni dei cattolici più rigorosi si dividono. Da un lato l'Udeur ribadisce la sua assoluta contrarietà e dunque il no dei suoi senatori a Palazzo Madama; dall'altro i teo-dem che preannunciano nuove richieste della Margherita per un maggior sostegno alle famiglie e Rutelli che promette: non ci sarà nessuna sorpresa in Parlamento.
Il Ministro della Giustizia Clemente Mastella lo aveva già detto più volte a chiare lettere e ora ripete che, se il testo resterà questo, non avrà i voti dei suoi parlamentari; ma precisa «lo dico confermando fiducia e sostegno al governo». Tre, lui compreso, sono i senatori Udeur e il capogruppo a Palazzo Madama, Tommaso Barbato chiarisce: «al Governo confermiamo la nostra lealtà, ma anche il nostro viscerale dissenso sul merito del ddl approvato ieri dal Consiglio dei Ministri». Aggiunge: «Su un piano di opportunità strategica, ci chiediamo se nel programma dell'Unione non vi fossero altri temi socialmente più urgenti e condivisi su cui saggiare, con maggior profitto, la tenuta ideale della coalizione di Governo».
Anche il leader Dl, Francesco Rutelli, in un'intervista al Corriere della Sera fa riferimento al programma elettorale dell'Unione per ricordare «a chi si è candidato con la Margherita» che «lo ha fatto sulla base del programma. E siccome la legge è coerente con il programma dell'Unione ci sono tutte le condizioni perchè deputati e senatori della Margherita siano coerenti». Il vicepremier sottolinea che il via del Cdm ai Dico «Segna una svolta» perchè «abbiamo dimostrato di saper legiferare laicamente» e a Mastella dice: «Anche l'Udeur potrà riconoscere che l'approdo è positivo». Poi, a proposito delle voci di pressioni della Chiesa sulla Margherita chiarisce: «Non ho avuto nessun colloquio, nelle ultime settimane, con alcun rappresentante della Santa Sede, nè ho ricevuto telefonate o pressioni». «Anche perchè - spiega - gli apprezzamenti d'Oltretevere sono graditi ma non indispensabili».

9 febbraio 2007


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