Un progetto per far rinascere le Brigate Rosse nel Nord Italia, e in particolare “l’ala movimentista” denominata “Seconda posizione”, è stato bloccato dalla polizia di Stato mediante un blitz che ha portato all’arresto di 15 persone. Tra gli obiettivi del gruppo eversivo c'era una delle abitazioni di Silvio Berlusconi in via Vincenzo Monti a Milano. Nel mirino anche il giuslavorista e collaboratore del Corriere della Sera, Pietro Ichino, e alcuni dirigenti dell'ex Breda. Tra gli edifici, oltre alla casa dell'ex presidente del Consiglio, le sedi di Mediaset a Cologno Monzese, dell'Eni di San Donato Milanese, del quotidiano Libero nel quartiere di Porta Venezia, sempre a Milano, e dell'emittente Sky.
L'operazione, che ha impegnato anche unità cinofile ed elicotteri, è scattata alle prime ore del mattino e ha visto impegnati gli uomini delle questure di Milano, Padova, Torino e Trieste, con il coordinamento della Direzione centrale della polizia di prevenzione. I reati contestati sono quelli di associazione sovversiva, banda armata e altri delitti connessi. Oltre 80 le perquisizioni, estese anche in alcuni centri sociali e nelle sedi dei Comitati proletari per il comunismo di Padova. L'indagine, avviata dalla Digos di Milano dall'agosto del 2004 in seguito al rinvenimento, in una cantina, di documentazione di natura eversiva e di materiale riconducibile ad attività illegali (passamontagna, attrezzatura tecnica per fiamma ossidrica, timer ed altra strumentazione elettronica), è stata diretta dal pubblico ministero Ilda Boccassini. I provvedimenti restrittivi sono stati firmati dal Gip Guido Salvini.Gli accertamenti investigativi, secondo quanto si è appreso, hanno consentito di acquisire importanti riscontri circa le attività e i progetti terroristici del gruppo.
Tra le persone arrestate nell' operazione antiterrorismo di oggi c'è anche Alfredo D'Avanzo, 49 anni, ritenuto uno dei capofila di "Seconda posizione". D'Avanzo era stato condannato nel 1982 a dieci anni di carcere per rapina a mano armata ed era stato fermato il 20 gennaio 1998 a Parigi su richiesta della magistratura italiana, e rimesso in libertà qualche giorno dopo dalla Corte d' Appello della capitale francese. Oltre a D'Avanzo, tra i destinatari dell' ordinanza cautelare in carcere firmata dal gip Salvini ci sono anche alcuni sindacalisti della Cgil, già sospesi, e Bruno Ghirardi ex appartenente ai Colp (Comunisti organizzati per la,liberazione del proletariato). Ghirardi fino ad oggi era in libertà, dopo aver scontato una ventina di anni di carcere per una condanna subita nel 1984.
I sei arrestati di Padova sarebbero, invece, attivisti del centro popolare occupato "Gramigna", con sede in un vecchio edificio pubblico in via Retrone, nel quartiere Sacro Cuore. Si tratta di una formazione comunista leninista attiva a Padova da oltre vent'anni; conta circa un centinaio di attivisti effettivi. Negli ultimi anni i militanti del centro popolare occupato si sono fatti notare per tre diverse azioni, l'ultima delle quali il 19 novembre scorso quando, durante una manifestazione contro la guerra in Iraq, appiccarono le fiamme a tre manichini raffiguranti un soldato italiano, uno americano e uno israeliano, inneggiando alla resistenza irachena e alla strage di Nassiriya. Quattro attivisti del Cpo Gramigna figuravano tra gli indagati per il pestaggio subìto dall'europarlamentare Mario Borghezio il 17 dicembre 2005, sul treno Milano-Venezia, al termine della manifestazione contro la Tav in Val Di Susa. Il 31 maggio del 2004, invece, attivisti del Gramigna avevano danneggiato in centro a Padova con pietre e scritte spray la sede elettorale dell'allora candidato sindaco di Forza Italia Giustina Destro.
Amato: «Abbiamo prevenuto un attentato»
«Probabilmente questa volta siamo riusciti a prevenire un attentato brigatista», ha affermato il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, esprimendo «il più vivo apprezzamento per il lavoro svolto dalla Digos». «Lo abbiamo fatto - spiega il ministro - grazie a due anni di indagini condotte con grande professionalità, non senza l'importante collaborazione dell'intero sistema di sicurezza antiterrorismo, a cominciare dal Sisde. Per mesi i componenti di questa colonna brigatista sono stati sottoposti non solo a intercettazioni, ma anche a controlli ravvicinati quotidiani, facendo emergere prove sufficienti per arrivare al loro arresto. Era un'organizzazione strutturata e di forte pericolosità, ma i nostri uomini sono riusciti a intervenire prima che producesse danni seri». «È un successo importante - ha concluso Amato - all'interno di un'attività antiterrorismo che prosegue. L'azione di oggi, infatti, testimonia la presenza nel Paese di focolai brigatisti non ancora rimossi. Questo che abbiamo sgominato, lo sappiamo, non è l'ultimo».