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I delegati della mozione Angius votano no al documento sul Pd

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21 aprile 2007

Il congresso Ds ha approvato, a maggioranza, il "Dispositivo politico conclusivo" dei suoi lavori, il testo comune, elaborato con la Margherita, che apre la strada ai passaggi formali per la nascita del Partito democratico, che sarà posto in votazione anche al termine del congresso Dl di Roma. Hanno votato contro i delegati della Terza mozione, quella di Gavino Angius. I delagati di Fabio Mussi, da ieri, non partecipano ai lavori congressuali. Il documento, che indica la road map della fase costituente, non è condiviso dalla componente guidata dal vicepresidente Gavino Angius sia per il punto finale che parla di «congressi conclusivi», sia per il passaggio sul Manifesto, visto che ieri, nel suo intervento, Angius ha posto come condizione la riscrittura del testo contestando i passaggi su laicità e Pse. Proprio con questo obiettivo la terza mozione ha approvato un ordine del giorno che chiede una riscrittura del Manifesto dei Saggi prima dell'elezione dell'Assemblea Costituente. Pollice verso dei delegati della mozione Angius anche sul documento sulla laicità, che i delegati Ds hanno approvato ieri in tarda serata. La posizione di una parte dei delegati è che il "rompete le righe" ora non avrebbe senso e sarebbe meglio darsi alcuni mesi di tempo, da un lato per provare ad incidere nella fase costituente, dall'altro per vedere che cosa si muove a sinistra del Pd in quel cantiere che va dai socialisti e Rifondazione. Un'analisi più approfondita delle prospettive con la decisione finale sarà presa in un'assemblea nazionale dell'area che si svolgerà tra una decina di giorni.

La terza giornata del congresso
Nella terza e ultima giornata del congresso Ds, al Pala Mandela tra gli ospiti c'è anche Giuliano Amato e, per l'opposizione c'è Gianfranco Fini, accolto all'ingresso da Luciano Violante. Il segretario Piero Fassino si avvicina e gli stringe la mano. Con Fini, per An sono presenti anche Andrea Ronchi e il parlamentare toscano Riccardo Migliori. Tra gli ospiti anche Carla Fracci e il presidente Telecom Pasquale Pistorio.
Parla Marco Minniti: «con la mafia non è possibile convivere. Questa è la differenza tra il nostro Governo e quello che c'era prima», dice il vice ministro degli Interni, che incassa l'applauso della platea congressuale quando rivendica l'iniziativa dell'Esecutivo contro la criminalità organizzata. «La sicurezza - scandisce Minniti - è libertà e la grande partita del consenso si gioca sulla serenità e la sicurezza che ogni cittadino deve percepire». L'esponente diesse annuncia che a giugno verrà presentato il rapporto sulla criminalità in Italia, «un documento che manca da sette anni» e riferisce che nel 2006 sono stati sottratti alla mafia due miliardi e 41 milioni di euro.«Riprendere una cifra che è pari a più di quattromila miliardi di vecchie lire dalla criminalità organizzata e restiturli alla collettività è colpire al cuore la mafia ed è il modo migliore per onorare la memoria di Pio La Torre, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Sul Partito Democratico, Marco Minniti sottolinea l' importanza di una scelta «che non poteva essere rinviata nel tempo» per «ricostruire una legittimità e una credibilità forte della politica, suprando la frattura tra politici e cittadini». Minniti definisce il progetto riformista un «affascinante, ambizioso cimento che, se riuscirà, produrrà una grande rivoluzione politica».
È poi lo scrittore siciliano Vincenzo Consolo a ricordare Pio la Torre e tutte le vittime della mafia. Consolo cita il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedura per dire che oggi i veri nobili sono i Pio La Torre, i Giovanni Falcone i Paolo Borsellino. I delegati dei Ds si alzano in piedi per ricordare il 25/o anniversario dell' omicidio del segretario regionale del Pci siciliano ucciso dalla mafia e il lungo applauso del Mandela Forum è dedicato anche a tutte le altre vittime della mafia. Un caloroso applauso ha saluta la vedova del giudice Antonino Caponnetto, presente tra gli ospiti.
Dopo l'omaggio di Consolo, prende la parola Massimo Brutti per sottolineare che l'area della mozione Angius ha deciso di restare con i Ds, ma vigilerà e sarà attiva per aggiustamenti di rotta lungo il percorso per il Partito democratico. Brutti ha così spiegato l'esito delle riunioni serali della componete e ha aggiunto: «saremo in questa battaglia con un'area organizzata, hic manebimus». Ha poi dedicato un passaggio del suo intervento alla collocazione europea del nuovo partito: «Il Pse non è un'etichetta - ha ammonito - ma una scelta politica».
La sinistra di Mussi non partecipa attivamente ai lavori, ma è presente in discreto numero al congresso e segue il dibattito. Ci sino esponenti di spicco come Fulvia Bandoli, Marco Fumagalli, Valdo Spini, Vincenzo Vita e Giovanni Berlinguer.

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