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Un mazzo di rose rosse per il compagno Fabio: «Tra poco arriveranno le spine»

di Sara Monaci

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20 aprile 2007


SARA MONACI DA FIRENZE
«Mi chiedete cosa farò, dove andrò e con chi. Ma sono io ora a chiedervi: compagni, e voi dove andrete?». Il silenzio con cui la folla ha ascoltato Fabio Mussi, il "dissidente" dell'ultimo congresso dei Ds, si trasforma a questo punto in un primo applauso della "sua" minoranza. Ma quando fa appello ai valori della laicità tutto il Mandela Forum batte le mani. «Io sono rimasto all'idea di una grande sinistra dentro un grande Ulivo», precisa infine Mussi.
Ad abbracciarlo, appena sceso dal palco, c'è il ministro Giovanna Melandri. Un saluto sentito, privo di formalità, simile a quello che ieri si era scambiato con la "compagna" Anna Finocchiaro. A stringergli la mano ci sono poi Walter Veltroni e Giovanni Berlinguer. Poi, visibilmente commosso, riceve da una giovane militante di Perugia tre rose rosse. «Ora le rose, ma tra poco arriveranno anche le spine» dirà dopo pochi minuti dietro alle quinte, accolto da amici e simpatizzanti.
Compagno Fabio, cosa succederà ora? E' la domanda più ricorrente che la gente, mentre cammina lontano dalle telecamere, gli porge. «Il 5 maggio – spiega lui – ci riuniremo a Roma, ci conteremo e faremo il punto della situazione». Si, ma con chi? «Penseremo a come dare vita ad una nuova forza di sinistra, che non rinuncia ai suoi valori e alla sua identità. Ci sono anche altri partiti nella coalizione, ci rivolgeremo a loro. E ci sono anche quelli che ancora non esistono ma che potrebbero nascere, fatti di persone che si sentono di sinistra ma che non ritengono di essere abbastanza rappresentati».
Mussi dopo 20 minuti di tensione si calma, si siede sui gradini, e inizia a parlare con i giornalisti in modo colloquiale. Si lascia andare anche alle battute. «Fassino e D'Alema e tutti gli altri? Diciamo che sono compagni che sbagliano».
Il partito di Mussi si chiamerà Sinistra Democratica-Verso un socialismo europeo. Nomi di possibili alleati per ora, ovviamente, non ce ne sono. Ma intanto il politico di Piombino dice di essersi già incontrato con Fausto Bertinotti. «Mi ha detto che ora tutti dobbiamo metterci in discussione e rivedere il senso della nostra identità politica. Anche io voglio avviare questo processo – afferma – Ma lo farò partendo dai contenuti. In questo congresso sembra invece che i contenuti siano come barche di sughero su un fiume che vanno e vengono, entrano ed escono. Io invece voglio ripartire da lì, da quello che le forze della sinistra hanno davvero in comune».
Domani, precisa, rimarrà ancora a Firenze per assistere ad altri interventi. Primo fra tutti, quello del leader della Cgil Guglielmo Epifani. Poi si interrompe. Dalla sala centrale lo speaker al microfono annuncia: tra poco Veltroni parlerà. «Adesso vi saluto – dice ad una ventina di simpatizzanti che lo accerchia – Vado ad ascoltare Walter».

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