«Se vuole glielo metto anche per iscritto: non entro e non entrerò mai in politica...». Così Luca Cordero di Montezemolo, all'indomani del lancio del suo «manifesto» all'assemblea di Confindustria, ribadisce la sua posizione e le sue idee in un colloquio con «La Repubblica». «Non può immaginare - dice - quante telefonate e mail ho ricevuto. E quanta gente mi ha fermato, per farmi i complimenti e dirmi «bravo, ha fatto bene a dire quelle cose...».
«Ne ho sentite e ne ho lette di tutti i colori, e l'avevo messo nel conto. Ma - sottolinea - voglio che sia chiara una cosa: io ho parlato prima da presidente di Confindustria, e poi da cittadino che ha a cuore i destini del suo Paese. Tutto qui: non avevo e non ho secondi fini...».
«Forse - riflette il leader degli imprenditori- potevo fare un'autocritica in più sul sistema industriale, questo è vero. Ma se parliamo di dissesti come quello di Parmalat, allora il vero tema riguarda più le banche, che non il tessuto produttivo. E poi, in ogni caso, io avevo l'esigenza di ridare un messaggio di coesione ai miei associati. Dovevo ridar loro l'orgoglio di sentirsi classe dirigente, e di rappresentare una categoria che in questi anni non è stata chiusa nei salotti, come pensa qualcuno, ma si è rimboccata le maniche e ha lavorato sodo per far ripartire la crescita in questo Paese». Montezemolo quindi commenta le affermazioni dell'ex premier Silvio Berlusconi e dice: «E non è a me che devono spiegare la diversità tra l'essere imprenditore e fare il leader di partito. Quella differenza la conosco bene, io...».
«È vero, io ho accusato il sistema politico. Ma non è forse un mio diritto di cittadino? E non è forse - continua - un mio dovere di presidente di un'associazione di categoria che non ha la pretesa di rappresentare tutti, ma che si vuole far carico dell'interesse generale? Pochi hanno notato per esempio che nella mia relazione, in diversi passaggi sulla battaglia contro il sommerso come sul salario equo, ho detto che la Confindustria è stata e sarà sempre al fianco dei lavoratori».
«Nessuno - rileva il presidente degli industriali - ha sottolineato il passaggio in cui ho indicato la centralità della figura dell'operaio sempre più moderno. Insomma, io voglio parlare in nome di un capitalismo sano, voglio dare voce a una borghesia che sta crescendo, e che sta davvero maturando una nuova coscienza di sé».
«Noi - precisa ancora - puntiamo a fare sul serio un gioco di squadra». «Critichiamo i costi e i ritardi della politica - afferma ancora Montezemolo - non per sostituirla, ma per convincerla a muoversi, e a fare insieme a noi e a tutti gli altri attori sociali la partita della modernizzazione e del cambiamento». Non c'è «auto-candidatura» insomma per il presidente di Confindustria e non c'è «discesa in campo». «Chi ha veramente capito lo spirito delle mie parole - osserva ancora il capo delle industrie, della Fiat e della Ferrari - è stato Bersani».
«Ho apprezzato molto il suo intervento, perché - spiega - diceva le stesse cose che ho detto io: lavoriamo tutti assieme, ognuno dia il suo contributo per cambiare l'Italia e modernizzarla, ognuno faccia la sua parte per ritrovare il senso di una missione condivisa. Possibile che Pierluigi l'abbia capito, e molti altri no?». «Non rinuncio oggi e non rinuncerò nei prossimi mesi - conclude - al mio diritto di giudicare e di criticare maggioranze e opposizioni. Ma insisto ancora, non entro e non entrerò in politica...».