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Caso Visco, rientrano i dubbi di Di Pietro. Ma Bertinotti prevede «pesanti ricadute politiche»

di Sara Bianchi

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4 giugno 2007

Antonio di Pietro fa retromarcia e, dopo la remissione delle deleghe di Visco, ritrae le critiche al governo sul caso Speciale. Il ministro delle Infrastrutture in conferenza stampa al termine dell'esecutivo del partito annuncia: «l'Italia dei Valori si aspetta che nel dibattito in Aula al Senato il governo chiarisca i contorni della vicenda ma osserva che il ritiro delle deleghe al viceministro dell'Economia può bastare per rinnovare la fiducia a Romano Prodi». Dunque, nessun voto alla mozione Cdl o alla mozione Calderoli arriverà mercoledì, al Senato, dall'Italia dei Valori. Perché, spiega Di Pietro «la mozione della Cdl è violenta, ricattatoria e colpevolista. Noi invece attendiamo l'accertamento dei fatti». E sul documento leghista sottolinea: «abbiamo posto il problema del ritiro delle deleghe a Visco e lo abbiamo ottenuto. È sufficiente». Così il leader Idv ribadisce fedeltà al Professore: «fino all'ultimo giorno del Governo Prodi, che noi non faremo cadere, lavoreremo per questo Esecutivo». Antonio Di Pietro chiede però che la sostituzione del generale Roberto Speciale ai vertici della Guardia di Finanza avvenga con «la procedura di normale avvicendamento, non con una rimozione dalla mattina alla sera» e per questo auspica che a Speciale venga permesso di «partecipare alla festa della Guardia di Finanza a L'Aquila il prossimo 21 giugno» affinché «possa concludere un ciclo in modo dignitoso».
Il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti non vede «conseguenze a livello istituzionale perchè le decisioni sono state prese dal Governo nella sua autonomia, ma ricadute politiche sì e anche molto pesanti». Perchè, dice Bertinotti se «informare l'opposizione è sempre bene è soprattutto importante informare l'opinione pubblica sul perchè di certe scelte».
Sdrammatizza Piero Fassino: «credoche il dibattito in Parlamento sarà ulteriormente chiarificatore nel dimostrare l'assoluta correttezza di comportamento di Visco».
Per Luciano Violante, presidente della prima commissione della Camera «è giusto che mercoledì al Senato il Governo spieghi le ragioni che hanno portato alla sostituzione del generale Speciale», ma «per il resto -dice Violante - mi sembra che la vicenda sia chiara».
Ma i dubbi sui numeri per la seduta di mercoledì al Senato restano. I voti di maggioranza sono solo due (158 a 156) e Giovanni Russo Spena aveva annunciato in forse la presenza di un paio di senatori Prc convalscenti. Ma i diretti interessati avrebbero garantito la loro presenza in Aula mercoledì.
Per la Cdl la questione non è affatto chiusa e l'ipotesi di salire al Quirinale resta sul piatto. I leader di centrodestra gridano all'emergenza democratica ma guardano al futuro e a possibili scenari politico-istituzionali con sfumature diverse: Fini e Casini pensano a un governo tecnico, Berlusconi e Bossi meditano su elezioni anticipate. Ma ora il centrodestra è al lavoro per modificare il documento da sottoporre al voto dell'aula. Le modifiche ipotizzate, dopo la decisione del consiglio dei ministri di venerdì, potrebbero mettere sotto accusa tutto il governo. Non è ancora sciolto il nodo del voto segreto, però la Cdl sembra poco orientata a chiederlo per scarsi presupposti regolamentari. E in ogni caso resta la discrezionalità del Presidente Franco Marini.
Intanto Silvio Berlusconi parla da Desenzano del Garda per ribadire la necessità di una «rinnovata consultazione della gente» e sottolineare che il Generale Speciale ha fatto bene a rifiutare la nomina alla Corte dei Conti. Roberto Maroni, capogruppo della Lega alla Camera indica come unica via possibile le dimissioni del Governo e il voto a settembre.
Da An Maurizio Gasparri avverte: «andremo fino in fondo. Fino alla cancellazione di Visco dal governo ed alla caduta dello stesso governo privo della legittimità democratica del paese». Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Fi ammonisce: «siamo di fronte al disegno di costruire una situazione di regime da parte di un governo con l'acqua alla gola perché si trova alla presenza di una reazione di rigetto del Paese, compresa una parte dell'elettorato che lo ha votato».
Resta da chiarire chi sarà per il Governo a riferire nell'Aula di Palazzo Madama, mercoledì. Altero Matteoli (An) chiede che a parlare sia il Presidente del consiglio, perchè «tutti i leader politici hanno compreso che in gioco non é solo il Governo ma l'immagine del Paese che rischia di uscire distrutta dal caso Visco».
Nel frattempo il Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, ha presentato un disegno di legge sulla nomina del Comandante generale della Guardia di Finanza, teso ad approvare norme per stabilire che il Comandante Generale GdF sia tratto dalle fila di questo Corpo. Mentre la Procura di Roma ha chiesto copia della corrispondenza intercorsa tra l'ex comandante generale GdF Roberto Speciale e il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco.

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