Cesare Previti deve lasciare il seggio di deputato. Lo ha stabilito la Giunta per le elezioni della Camera, con 16 voti a favore (tutta la maggioranza) e 11 contrari (tutta l'opposizione), dopo aver ascoltato, in una sorta di "pubblica udienza" e per circa due ore, l'autodifesa dello stesso Previti e l'arringa del suo avvocato, l'ex senatore ds Giovanni Pellegrino. Un verdetto «politico», secondo il deputato forzista che, ancora una volta, ha giocato la carta della «persecuzione politica»; ma ancora una volta non ha vinto la partita. La parola definitiva, però, spetterà all'Aula della Camera. Che tra 20 giorni dovrà fissare una seduta per confermare o meno la decadenza.
La decisione della Giunta arriva a più di un anno dalla condanna definitiva di Previti per corruzione giudiziaria nella vicenda Imi-Sir. La sentenza stabiliva anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, dunque la cessazione del mandato parlamentare. Ma la Giunta, tra rinvii e approfondimenti, è riuscita solo adesso a chiudere la "pratica". «Se seguirete il diritto, il vostro verdetto sarà giusto, altrimenti vi schiererete nelle file dei miei persecutori», aveva detto l'ex ministro della Difesa del primo Governo Berlusconi, definendo la sua storia giudiziaria una «grande ingiustizia», culminata nel verdetto della Cassazione emesso da un giudice «non imparziale», che si sarebbe mosso con «assoluto e totale pregiudizio» nei suoi confronti.
Di questa presunta «ingiustizia» sarebbe convinta «metà degli italiani», sostiene Previti, che si è rivolto anche alla Corte europea dei diritti dell'uomo, a Strasburgo, per denunciare l'asserito sopruso. Perciò ieri, prima lui e poi il suo difensore, avevano chiesto alla Giunta di attendere il verdetto di Strasburgo. Tanto più, aveva aggiunto Pellegrino, che «non esiste alcuna norma di legge secondo cui la perdita dell'elettorato passivo implichi la perdita dello status di parlamentare». «Francamente credo di avere tutto il diritto di svolgere il mandato parlamentare - aveva concluso Previti -. Se deciderete il contrario, vi schiererete dalla parte dei miei persecutori che sono stati bravissimi a mandarmi in galera, ma non saranno così bravi a fiaccare la mia forza d'animo, che è quella di una persona onesta e leale, vittima di una persecuzione vergognosa».
In realtà, Previti, condannato a 6 anni di carcere, è rimasto in prigione solo 5 giorni, poi ne è uscito grazie alla ex Cirielli approvata dalla Cdl, che prevede la detenzione domiciliare per chi ha più di 70 anni. Infine, grazie all'indulto, la pena gli è stata dimezzata a 3 anni; il che ha fatto scattare l'affidamento ai servizi sociali. «Una persecuzione politica» è anche il refrain della Cdl sul verdetto della Giunta, che per l'Ulivo è invece «giusto e ineccepibile, preso senza alcun pregiudizio sulla persona e nel più grande rispetto delle leggi». (D. St.)