«L'Italia deve abbassare la corporate tax»

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24 agosto 2007

La riduzione delle imposte sulle società deve essere una priorità per far crescere le imprese e investire sul futuro. E l'ipotesi del viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco, di portare l'aliquota nominale al 28% deve essere accompagnata dalla reintroduzione della Dit, per incentivare le imprese a vincere la tentazione del nanismo. È quanto afferma il governatore del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, che proprio ieri ha definito l'idea di uno sciopero fiscale «una provocazione che non serve a niente ». La giunta regionale triestina già dal 2006 attua una forma di riduzione, di un punto percentuale, per le imprese "virtuose" ( si veda l'articolo qui accanto) che cioè incrementano valore aggiunto e personale impiegato, con costi riscontrati di circa 40 milioni di euro l'anno.
Governatore Illy, che prova ha dato da voi lo sconto per le imprese di nuova costituzione?
La nostra agevolazione vale per le imprese di tutti i settori, comprese banche e assicurazioni, ed è fruibile purché dimostrino un aumento del valore aggiunto e la crescita del personale impiegato. Riteniamo che costituisca un incentivo efficace a crescere e reinvestire.
In cosa si traducono questi sconti per i cittadini?
Abbiamo sottoscritto due protocolli, uno con il mondo della produzione, in cui le imprese si sono impegnate a utilizzare le risorse messe a disposizione con questo sconto reinvestendole in formazione e nel miglioramento della produttività in generale. Un secondo protocollo lo abbiamo poi sottoscritto con le banche che hanno creato un fondo per le fasce più deboli della popolazione, soprattutto con la creazione di linee di credito per lavoratori precari, che non possono offrire garanzie con il loro stipendio. E poi abbiamo altri esempi concreti di benefici dall'adozione di queste misure. Questo ha dato anche frutti concreti come per esempio il fatto che la nuova Allianz Spa, che vede l'integrazione di Ras, Lloyd Adriatico e Allianz subalpina avrà sede in Friuli Venezia Giulia. Un punto percentuale di imposta per le nostre imprese non è poco.
Intanto però la pressione fiscale in Italia, come lei ha più volte rilevato, resta alta.
Se si considera che nella Ue il Paese che è passato dagli ultimi posti ai primi della crescita è l'Irlanda dove il prelievo sulle imprese è del 12,5%, questo vuol dire che la riduzione della corporate tax è un fatto che fa bene alla crescita del paese e alla lunga fa aumentare le tasse che lo stato percepisce. Senza considerare che poi tra i nuovi stati membri dell'Unione europea ci sono Paesi con imposta al 10 e al 9 per cento. E anche i nostri vicini hanno già attuato o stanno attuando delle riduzioni. Per esempio l'Austria e la Slovenia sono al 25 per cento. E la Slovenia entro il 2010 porterà l'aliquota al 20.
Una concorrenza dentro casa.
La Slovenia dal 2008 sarà anche nell'area Schengen, per cui cadrà l'ultima barriera che divide Gorizia da Nova Gorica. Lì oltre all'aliquota più bassa,fruiscono dei fondi strutturali dell'Obiettivo 1, quelli a massima intensità, e di un costo del personale che in genere è ai due terzi del nostro.
Visco ha parlato di una riduzione dell'Ires al 28 per cento.
La riduzione della corporate tax è una necessità, siamo solo noi ad avere ancora un prelievo al 33% di Ires più il 4,25 di Irap. L'aliquota al 28% però è ancora più alta di quelle dei nostri vicini. Oltre alla riduzione dell'aliquota occorre reintrodurre anche la Dit per portare il prelievo a una misura accettabile e inoltre incentivare le imprese a passare da un modello familiare, con famiglie ricchee imprese povere, a un modello manageriale. L'eliminazione della dual income tax, che premiando le imprese più capitalizzate incentiva l'aumento del patrimonio netto, da parte dell'allora ministro Giulio Tremonti al tempo del Governo Berlusconi ha comportato un notevole aumento del prelievo sulle imprese, soprattutto quelle virtuose. Questa situazione è controproducente per l'intero Paese. (di An.Cr.)

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