Romano Prodi si dice «pienamente d'accordo con tutte le parole pronunciate dal cardinale Bertone». L'enfasi su «tutte le parole» sta a significare che il presidente del Consiglio condivide sia l'invito rivolto due giorni fa dal segretario di Stato Vaticano al Meeting di Rimini («le tasse bisogna pagarle, sta scritto nel Vangelo»), sia l'appello di Bertone perché le tasse vengano pagate secondo «leggi giuste, destinando i proventi di esse a opere giuste e all'aiuto dei più poveri e dei più deboli», sia, infine, l'implicita bocciatura dello sciopero fiscale proposto dal leader della Lega, Umberto Bossi. Che ieri ha rilanciato: «Raccoglieremo le firme in piazza e dopo la protesta fiscale il Governo avrà più voglia di apprezzare il federalismo perché non possono metterci in galera tutti». Bossi ha poi rimarcato il fatto che tutti gli Stati «moderni nascono dalla ribellione fiscale e non vorrei che fosse la nascita della Padania».
Da cattolico, invece, non può non far piacere a Prodi porre l'accento sulla ritrovata sintonia con il Vaticano, dopo le polemiche seguite alla sua intervista agostana a «Famiglia cristiana», quando aveva osservato come occorra cambiare mentalità sul tema delle tasse. «Perché quando vado a messa –aveva aggiunto – questo tema non è quasi mai toccato nelle omelie?» Sponda autorevole, questa di Bertone per il Governo, che a partire dalla prossima Finanziaria si propone di rafforzare l'azione antievasione intrapresa lo scorso anno.
Plauso immediato anche da parte del viceministro all'Economia, Vincenzo Visco: «Credo che il cardinale Bertone debba essere ringraziato per la sensibilità civile dimostrata. Concordo pienamente con le sue dichiarazioni sulle tasse, sulle buone leggi, sulla necessità di aiutare coloro che hanno di meno ». Temi – sottolinea Visco – al centro del breve colloquio che ebbe con lo stesso Bertone qualche mese fa. «È importante che il cardinale abbia detto queste cose con tanta forza e autorità. Ma è decisivo che ciascuno faccia la sua parte perché da un lato prevalga il rispetto della legge e dall'altro vengano migliorate le norme che regolano la vita civile».
Dall'opposizione, critiche a tutto campo. «Come fa Prodi a dirsi d'accordo con il cardinal Bertone – osserva il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli – se il suo Governo ha aumentato le tasse a tutti e si appresta a rifarlo con la prossima Finanziaria, senza alcun beneficio neppure per i meno abbienti? » Un anticipo del probabile, nuovo braccio di ferro che opporrà maggioranza e opposizione in occasione del varo della prossima manovra. Del resto, il cantiere fiscale è in pieno movimento, come mostra l'ipotesi del "superforfettone" per i "minimi" (si veda «Il Sole-24 Ore del Lunedì» di ieri).
Occorrerà puntare in via prioritaria sugli investimenti, ha scritto ieri su «Repubblica» il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa. L'Italia ha «un bisogno quasi disperato di investire di più», ma le risorse necessarie potranno essere reperite «solo spendendo meglio » e non «indebitandoci ». La realtà è che «ci siamo già indebitati e abbiamo usato il credito per consumare e per sprecare. Ora le risorse le possiamo reperire solo spendendo meglio, smagrendo strutture pubbliche ridondanti, spendendo meno in consumi correnti, con una politica di austerità delle retribuzioni pubbliche».
Quel che si prospetta non è un cammino breve e indolore, per correggere squilibri e distorsioni. Si tratta di «una correzione difficile che richiederà anni, non mesi o trimestri» e che dunque «richiede uno sforzo, uno sguardo lungo, una ambizione nazionale».
In sostanza, il ministro dell'Economia sbarra la strada a possibili, nuove tentazioni di spesa, e considera implicitamente chiusa la partita sul "tesoretto" con il varo del decreto di fine giugno da 6,5 miliardi. Priorità assoluta alla riduzione del debito e al sostegno alla crescita, come ribadisce lo stesso Prodi: «Dobbiamo aiutare la ripresa economica del Paese». Una strada che il direttore generale di Confindu-stria, Maurizio Beretta, giudica condivisibile, a patto che non si aumenti la pressione fiscale e che si intervenga sulla spesa improduttiva: «Ci sono molti spazi su cui operare. A iniziare dalle retribuzioni pubbliche, cresciute negli ultimi anni molto di più rispetto a quelle private».