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Grillo? Berlusconi: «Siamo tornati al '94» e D'Alema: «Favorisce il Cavaliere»

di Sara Bianchi

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14 settembre 2007

È al '94 che Silvio Berlusconi torna parlando del fenomeno Beppe Grillo. Oggi come allora, dice l'ex premier, c'è questo spirito di antipolitica. Uno spirito che in quegli anni fu proprio lui, il Cavaliere, a interpretare meglio, più dei Bossi e dei Borghezio. Ne aveva assunto - come dice Anna Finocchiaro - il copyright. E quel copyright in un certo senso rivendica il leader di Fi quando puntualizza che ora, con il V-Day «il Paese reagisce ad un ceto politico e ad una classe politica che sta al potere per approfittarsene e non per costruire il futuro».
Per rimarcare il suo ruolo di primo piano nella gestione della corrente antipolitica l'ex premier ha già in mente la prossima mossa: tornare in piazza il 2 dicembre per «una grandissima manifestazione», in grado di riunire «tutte le donne e gli uomini delle libertà». Silvio Belusconi non vuole lasciare sfuggire questo momento, in cui quegli afflati riappaiono con tanta evidenza; anche perchè - precisa - ora il suo gradimento è più forte che mai: 63% contro il 23% di Romano Prodi, con la coalizione di centrodestra che arriva al 70%. Gli avversari storcono il naso di fronte all'ennessimo sondaggio nelle mani del Cavaliere, ma lui conosce bene il potere delle cifre che spesso incantano più che fotografare.

Dalla tendenza di favore a quelle che definsce «facili mode», si sgancia invece Massimo D'Alema: «c'è chi quando qualcosa va di moda dice di essere d'accordo e altri che si dichiarano contrari. Io sono della seconda specie». Contro dunque Grillo e il sui V-Day dato che «pone problemi, non riempie vuoti, perchè non dà risposte». Così D'Alema bacchetta pure Fausto Bertinotti, ma soprattutto il vicepremier avverte il comico: negli anni Novanta, «una volta distrutti i partiti chi ha vinto? Berlusconi. Quindi, una volta distrutti i partiti, non vincerà Grillo, ma chi ha i soldi e gli strumenti di comunicazione». Quella organizzata dal comico resta secondo il leader Ds la testimonianza di un malessere, ma anche in questo, secondo D'Alema, non c'è nulla di nuovo; non a caso fu lui stesso - ricorda - a lanciare l'allarme qualche mese fa quando disse che «stava crescendo una distanza tra cittadini e politici e si poteva creare un clima pericoloso se non si ricostruiva un rapporto con il Paese». La conferma è arrivata sabato scorso. Ma la politica una risposta la deve dare e in fretta. Come? «Con uno sforzo di riforma delle istituzioni e attraverso una ricostruzione degli strumenti della partecipazione», indica il vicepremier.


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