Il 13 settembre niente pastasciutta e meno acquisti in segno di protesta per i rincari autunnali. È questa l'iniziativa simbolica, illustrata a Roma da Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori, per denunciare l'aumento di prezzi e delle tariffe previsto per i prossimi mesi, che comporterà per le famiglie una stangata quantificata dalle associazioni in 1.098 euro in 12 mesi. Per la giornata di mobilitazione, i cittadini saranno chiamati ad astenersi da almeno un acquisto e rinunciare per un giorno alla pastasciutta, bene scelto come simbolo dei rincari speculativi e ingiustificati.
Le associazioni dei consumatori, alla cui iniziativa si uniranno anche i produttori della Coldiretti, sottolineano come con i recenti aumenti e quelli in arrivo migliaia di famiglie rischino la bancarotta. «La situazione ormai è insostenibile - spiega Rosario Trafiletti, presidente di Federconsumatori - il nostro Osservatorio continua a registrare e a confermare improponibili aumenti dei prezzi, soprattutto dei prodotti fondamentali a base dell'alimentazione quali pane, pasta e latte». I consumatori chiedono, pertanto, nell'immediato il blocco degli aumenti ingiustificati e, con l'accordo di tutte le parti interessate, un taglio di prezzi e tariffe del 5%, con cui si arriverebbe a un risparmio per le famiglie di 1.000-1.200 euro l'anno. «Il Governo si faccia carico di questi problemi», ha detto il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti. «Chiediamo che il Governo proclami l'emergenza prezzi», ha sottolineato il presidente del Codacons Carlo Rienzi, suggerendo che si faccia una task force ad hoc, come fatto per i bagagli.
Secondo i dati forniti dalle associazioni dei consumatori, la palma dei rincari spetta ai servizi idrici (+14,7%), con un incremento di 20 euro l'anno, che porta i costi a 140 euro annui. L'aumento più elevato per consistenza riguarderà i consumi alimentari, con un +7,4% (+ 414 euro in assoluto), seguiti dall'elettricità (+ 7,1%) con 25 euro di aumenti sulla bolletta della luce che passa da 348 a 373 euro l'anno e gas (+4,8 per cento). A seguire ci sono poi i trasporti (+3,3%) con una spesa che passa da 4.360 euro a 4.504 euro ( +144 euro annui), a causa della lievitazione del prezzo della benzina, dell'assenza di competizione e della voracità fiscale. Aumenti del 2,6% per le spese per l'abitazione. Non si salvano dai rincari alberghi, ristoranti e pubblici esercizi. Le uniche diminuzioni vengono registrate nel capitolo «spese telefoniche», con una diminuzione del 5% su base annua, e per le spese sanitarie, che diminuiscono del 3,7%, portando un sollievo di 38 euro sui bilanci familiari.