All'indomani del varo da parte del Cdm del protocollo sul Welfare, si sono riuniti i consigli unitari di Cgil, Cisl e Uil. Guglielmo Epifani conferma la sua soddisfazione: «finalmente un testo corrispondente all'accordo e in alcuni aspetti anche più chiaro». Raffaele Bonanni parla di intesa «definitiva e mi pare che lo sia anche per il governo». Luigi Angeletti si augura che l'esecutivo «si impegni per ottenere il consenso anche in Parlamento».
I sindacati guardano ora ai prossimi passaggi.
Il segretario generale della Cgil chiede l'approvazione entro la fine dell'anno e pensa al dopo: «ripartiremo con iniziative su fisco e lavoro dipendente con gli scioperi nelle scuole e nel settore pubblico per il contratto»; «lavoreremo per rimettere al centro dell'attenzione del Paese la condizione dei redditi dei lavoratori dipendenti».
Il leader della Cisl auspica «coerenza da parte del governo perchè il Parlamento è sovrano ma, tutt'intero». Dell'intesa raggiunta Bonanni apprezza un aspetto più degli altri «ha affermato un principio molto importante: che le cose si possono cambiare senza l'intervento della politica che non può sostituire le parti sociali».
Il segretario generale della Uil Angeletti riflette sul passaggio alle Camere: «credo che nessuna persona minimamente accorta possa pensare che la sinistra radicale abbia una maggioranza in Parlamento».
Ma i confederali non hanno ancora smaltito la frustrazione di aver visto il protocollo da loro singlato il 23 luglio modificato dal consiglio dei ministri di venerdì scorso. E Gugliemi Epifani ammonisce: «il governo non può far finta di nulla, ci sono delle responsabilità e bisognerà prima o poi venirne a capo». È sempre il leader della Cgil a rivelare che il vecchio testo del ddl conteneva ben 17 modifiche peggiorative per i lavoratori e i pensionati. «Mi sembra strano - nota Epifani - su 17 almeno una poteva essere a favore dei lavoratori e invece no, tutte e 17 erano contro i lavoratori e i pensionati». «Di questa responsabilità - ha detto il leader della Cgil - bisognerà prima o poi venirne a capo».
Contro il nuovo protocollo, come contro il precedente si conferma Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom e leader della Rete 28 aprile, l'ala più radicale della Cgil. «È un accordo - dice Cremaschi - che riprogramma una nuova riforma delle pensioni con l'introduzione di finestre per la vecchiaia che di fatto alzano l'età per la pensione delle donne». E sulla questione dei contratti a termine, prosegue, c'è «un ginepraio di norme che rende impossibile ai precari usufruire delle norme e con l'allungamento a 15 mesi fa di fatto partire la caccia al precario».