Il Consiglio dei ministri ha approvato all'unanimità il decreto legge che dà il via libera alla missione italiana nel Libano del sud. Lo ha annunciato il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Enrico Letta. È di 186,8 milioni di euro fino al 31 dicembre 2006 la spesa prevista per la partecipazione del contingente militare italiano alla missione Unifil in Libano. Lo prevede il decreto legge appena approvato dal Consiglio dei ministri. Lo schieramento della forza italiana in Libano sarà in due fasi, che si svolgeranno tutte in 4 mesi. In una prima fase saranno circa 1.000 i militari impegnati a terra, come ha spiegato il ministro della Difesa, Arturo Parisi, precisando che nella seconda fase della missione italiana in Libano è previsto l'impiego di 2.450 soldati a terra.

Durante la conferenza stampa seguita al consiglio dei ministri il vice premier e ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha precisato che l'Italia stanzierà 30 milioni di euro per la cooperazione e gli impegni umanitari in Libano. «I fondi per la cooperazione a favore del Libano saranno gestiti nelle forme necessarie a seconda dei singoli progetti dal Dipartimento del Ministero degli Esteri per la cooperazione allo sviluppo e non da una struttura militare» ha aggiunto D'Alema, evidenziando come «L'Italia sia in prima fila perché inizi una stagione di pace e sicurezza» in tutto il Medio Oriente . Può darsi che si tratti di una missione non breve, ma l'importante è che abbia successo». Il titola della Farnesina ha precisato di mirare non solo alla risoluzione della crisi israelo-libanese, ma anche e soprattutto una «forte ripresa dell'iniziativa internazionale per la pace nell'intera regione».

Come ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, Il decreto che autorizza e finanzia la missione in Libano inizierà il suo iter parlamentare probabilmente il 6 settembre alla Camera nelle commissioni competenti. «La previsione - ha detto il ministro - è che il 6 settembre inizi il confronto alle commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera, contestualmente ci sarà anche un'informativa del governo.

A Beirut per dare forza alla missione Unifil in Libano, il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan durante la conferenza stampa a Beirut con il premier libanese Fouad Siniora, ha chiesto ad Israele di porre fine al blocco navale ed aereo sul Libano. «Sto lavorando con le parti e anche -ha
aggiunto- con un numero di partner internazionali perchè ciò sia possibile». Il segretario generale delle Nazioni Unite ha precisato di aver chiesto ai leader libanesi «tutti gli sforzi necessari per assicurare il controllo dei confini del Libano». Durante la conferenza stampa a Beirut seguita all'incontro con il premier libanese Fouad Siniora, Annan ha spiegato che «tutti i Paesi della regione, ed in particolare i Paesi che confinano con il Libano, devono garantire la sicurezza dei loro confini». «Il disarmo di Hezbollah e il controllo dei confini sono importanti per l'unitá nazionale del Libano», ha proseguito il Segretario dell'Onu che ha insistito: «tutte le parti devono rispettare la linea blu e la cessazione delle ostilitá». Per il raggiungimento dell'obiettivo di un cessate il fuoco permanente e la stabilitá del medioriente Annan ritiene sia necessario l'impegno di tutti i Paesi della regione, Paesi che il segretario dell'Onu si appresta a visitare con l'obiettivo di ottenere il loro aiuto «nell'attuazione della risoluzione dell'Onu 1701». Annan ha anche avuto un colloquio separato con un ministro di Hezbollah. A quanto riferito da un alto funzionario libanese, Annan ha visto il ministro dell'Energia, Mohammed Fneish, nell'ufficio del premier Fuad Siniora.

Dopo il Libano il segretario generale dell'Onu farà tappa anche in Israele, nei Territori palestinesi, in Siria e infine in Iran. Secondo il quotidiano egiziano Al-Ahram, Annan andrà anche al Cairo per dei colloqui con il presidente Hosni Mubarak.

Il governo turco ha deciso «in via di principio» di partecipare alla Forza di pace dell'Onu in Libano. Lo ha reso noto il portavoce del governo e ministro della Giustizia, Cemil Cicek, senza precisare quanti soldati turchi il governo proporrà di inviare e i tempi. Cicek stesso ha precisato che la decisione sarà sottoposta, secondo la Costituzione, al Parlamento turco il 19 settembre. In risposta alla domanda sul parere negativo espresso dal capo dello stato, Ahmet Necdet Sezer, Cicek ha detto: «Rispettiamo l'opinione del presidente, ma non ne condividiamo il parere».