2 ottobre 2006 |
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Ungheria, Gyurcsany bocciato dalle urne chiede voto di fiducia al Parlamento |
Il primo ministro ungherese Ferenc Gyurcsany ha annunciato che chiederà un voto di fiducia per il suo Governo venerdì prossimo, in una seduta straordinaria del Parlamento dopo il terremoto politico alle elezioni amministrative di domenica, nel quale il partito conservatore Fidesz ha conquistato la maggioranza in 18 su 19 assemblee provinciali e imposto i suoi candidati a sindaco in 14 città su 22.
Il voto ha risentito dell’ondata di protesta contro il Governo del primo ministro socialista Ferenc Gyurcsany dopo che quest’ultimo aveva ammesso di avere mentito agli elettori sulla situazione economica del paese per vincere le elezioni in aprile. Il leader della destra Viktor Orban ha chiesto le dimissioni del Governo: «Gli elettori hanno bocciato la menzogna, e il Governo dovrà dimettersi perché ha portato il Paese al fallimento».
Il presidente della repubblica Laszlo Solyom, in un discorso pronunciato allo stesso momento della chiusura delle urne, ha di fatto invitato il parlamento a sfiduciare il premier. Solyom ha criticato il primo ministro Gyurcsany perché non affronta la questione morale emersa con il suo discorso sulle bugie prelettorali in aprile. Il premier non vuole riconoscere che ha usato mezzi inaccettabili per conservare il potere, ha criticato pur dandogli atto del merito di avere avviato il risanamento dei conti pubblici. La chiave della soluzione secondo il capo dello stato sta in mano della maggioranza parlamentare che per ristabilire la fiducia nell'opinione pubblica dovrebbe agire sostituendo Gyurcsany. Il «governo - ha detto - è responsabile davanti al parlamento» e il parlamento decide sul primo ministro: che agisca, ha esortato.
I partiti della maggioranza governativa, socialisti e liberali, rifiutano però la lettura dell'opposizione dei risultati. Le amministrative costituzionalmente non sono vincolanti per la maggioranza parlamentare che è impegnata a realizzare il suo programma di risanamento dei conti pubblici, dicono. Ma la pressione della piazza potrebbe togliere forza ai cavilli dei costituzionalisti.
In Piazza Kossuth davanti al parlamento, infatti, dove da due settimane si raduna la folla, anche ieri sera diverse migliaia di dimostranti si sono radunati per chiedere le dismissioni del Governo.
Le proteste sono scoppiate, prima a Budapest e poi in tutto il Paese, dopo la diffusione due settimane fa di un nastro in cui il premier, parlando a una riunione interna del gruppo parlamentare socialista nel maggio scorso, ammetteva che il Governo aveva lavorato male e mentito agli elettori sulla reale situazione economica del paese al solo scopo di vincere le elezioni politiche dell'aprile scorso. Da allora la protesta, cavalcata dall'opposizione di destra, non si placa e reclama a gran voce le dimissioni del governo. Che dopo la sfiducia del presidente della Repubblica sembra avere le ore contate.
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