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A Seul un uomo brucia la bandira Nord Coreana (Ap foto Ahn Young-Joon)

11 ottobre 2006

Corea: le sanzioni di Tokyo, lo scudo spaziale di Bush

di Riccardo Barlaam

Il Governo giapponese ha approvato delle sanzioni bilaterali contro la Corea del Nord.

Le sanzioni prevedono il bando totale sugli scali delle navi nordcoreane nell'arcipelago per l'esperimento nucleare compiuto da Pyongyang lunedì scorso. Il Giappone aveva già adottato una serie di misure sanzionatorie contro la Corea del Nord dopo i suoi esperimenti missilistici del luglio scorso: la principale era il divieto di scalo per l'unico traghetto esistente con il continente. L'importanza delle nuove misure appare del tutto marginale in termini economici, dato che il valore complessivo dell'interscambio fra i due paesi non supera da anni un valore pari a 140 milioni di euro. Ma ha un importante valore politico legato al proposito di accelerare una risoluzione sanzionatoria dell’Onu, che dopo le aperture cinesi, sembra probabile e vicina.

Bush pensa allo scudo spaziale
Il presidente americano George W. Bush minaccia «gravi ripercussioni» contro la Corea del Nord. «Gli Stati Uniti - ha detto Bush - non intendono attaccare la Corea del Nord, ma Pyongyang dovrà affrontare serie ripercussioni per il test nucleare, che ha affermato di aver condotto due giorni fa». Washington secondo Bush aumenterà gli sforzi per realizzare il sistema di difesa anti missili balistici, il cosiddetto "scudo spaziale".

Un secondo test nucleare?
Dal ministero degli Esteri giapponese intanto arrivano voci di un secondo esperimento nucleare della Corea del Nord. Voci che hanno destato nuove preoccupazioni nella comunità internazionale, subito smentite dal premier Shinzo Abe. Il ministero degli Esteri giapponese aveva reso noti, questa notte, i sospetti del Governo di Tokyo su un secondo test nucleare di Pyongyang. Ma Seul, pochi minuti dopo, ha comunicato che gli osservatori sismologi non avevano registrato alcuna scossa che potesse confermare il nuovo test. Tesi, quest'ultima, avallata anche dall'osservatorio geologico statunitense. Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha così deciso di intervenire personalmente per porre fine a sospetti e indiscrezioni. Abe ha dichiarato di non aver alcuna informazione che confermi un secondo test nucleare nordcoreano.

Cina favorevole alle sanzioni
Continua il lavoro diplomatico. La Cina si è per la prima volta detta favorevole alle sanzioni contro gli alleati nordcoreani. Il rappresentante permanente cinese all'Onu Wang Guangya ha confermato che Pechino vede con favore l'idea di sanzioni contro la Corea del Nord, pur rimanendo contraria all'ipotesi di un intervento militare, anche come "extrema ratio".
Scambiando alcune battute con i giornalisti a Palazzo di Vetro, dopo un secondo incontro con i suoi colleghi, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Usa, Gb, Francia e Russia) più il Giappone, Wang ha detto che la Cina «vuole vedere alcuni paragrafi o alcuni elementi del capitolo sette» della Carta Onu - quello che non esclude l'intervento militare - nella futura risoluzione sulla Corea del Nord.
Secondo fonti diplomatiche Onu, l'ambasciatore si riferiva ad una risoluzione basata sull'articolo 42, con misure che escludono l'uso della forza.
Dichiarazione di guerra
Da Pyongyang è giunta una replica molto dura alla possibilità di provvedimenti da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Se saranno imposte sanzioni contro la Nordcorea, saranno valutate come una dichiarazione di guerra. «Le sanzioni non hanno alcun senso. Se saranno prese sanzioni complete, le considereremo come una dichiarazione di guerra» ha dichiarato il responsabile nordcoreano da Pechino, del quale l'agenzia Yonhap non precisa l'identità.
In un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano sudcoreano "Hankyoreh", un diplomatico dell'ambasciata della Corea del Nord a Pechino ricorda che il suo Paese è già colpito da sanzioni. «Siamo già oggetto di sanzioni. E quindi non ci saranno difficoltà molto più grandi per noi» ha sottolineato il diplomatico durante un'intervista telefonica. Il diplomatico ha aggiunto che il test nucleare è riuscito, ma l'esplosione è stata «di una scala minore del previsto».
Seul prepara la difesa
Nel frattempo la Corea del Sud ha sospeso l'invio degli aiuti di emergenza alla Corea del Nord. Le forze armate di Seul hanno avviato una serie di rilevazioni per valutare lo stato di preparazione dell'esercito in caso di una guerra nucleare nella penisola coreana. Ieri era previsto l'invio di quattromila tonnellate di cemento nel quadro di un piano di emergenza promesso dopo le gravi inondazioni che hanno colpito la Corea del Nord nel luglio scorso. Il convoglio umanitario non è partito, ha dichiarato un membro del ministero dell'Unificazione, che ha però precisato che nessuna decisione è stata presa quanto al blocco delle consegne.
La Farnesina convoca l’ambasciatore
A Roma, le parole di Romano Prodi si aggiungono al coro di condanna. Il premier italiano ha definito quello del "caro leader" «uno strappo alle regole della convivenza internazionale». Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, è netto nel condannare gli esperimenti atomici di Kim Jong Il e pur senza mai pronunciare la parola sanzioni, sembra orientare la diplomazia italiana ad azioni concrete che vadano oltre la semplice riprovazione. Ieri sera l'ambasciatore nord coreano è stato convocato d'urgenza alla Farnesina. All'ambasciatore è stato rivolto «un forte monito ed un appello» affinché il suo Governo rinunci al programma nucleare militare e torni a sedere al tavolo negoziale per arrivare a una «effettiva denuclearizzazione della penisola coreana, in linea con gli obblighi previsti dal Trattato di non proliferazione nucleare e con la dichiarazione congiunta dei sei Paesi del settembre del 2005».



 

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