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16 ottobre 2006 |
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Ecuador, a sorpresa il miliardario Noboa vince il primo turno delle presidenzialidi Riccardo Barlaam |
«Dovete segliere se vivere a Cuba, dove guadagnano 12 dollari al mese, o in un Ecuador finalmente normale».
Alvaro Noboa, il miliardario delle banane, sorta di Berlusconi locale, che ha giocato tutta la sua campagna sull'anticomunismo viscerale e su un modello liberale non ben precisato che propone in antitesi al suo sfidante filo-Chavez, Rafael Correa, si è aggiudicato a sorpresa (con circa il 27% dei voti) il primo turno delle elezioni presidenziali in Ecuador. Gli ultimi sondaggi collocavano il magnate delle banane di poco sotto al 20 per cento. Sconfitto il candidato di sinistra Correa, 43 anni (favorito fino all'ultimo con il 26% e più dei voti, che ha appena superato il 22%), già ministro dell'Economia, vicino alle posizioni populiste e nazionaliste del leader venezuelano Hugo Chavez.Distanziati di più di dieci punti gli altri candidati: Leon Roldos, candidato socialista moderato (centro-destra) e l'ex conduttrice televisiva Cynthia Viteri (conservatrice) che gode del supporto della business community.
Per la vittoria secca la legge elettorale prevede il raggiungimento di almeno il 40% dei voti al primo turno, con 10 punti percentuali di vantaggio del primo dal candidato al secondo posto. Si deciderà al ballottaggio già fissato per il 26 novembre.
L'Ecuador è il Paese che ha il record dell'instabilità e la fama da repubblica delle banane: negli ultimi dieci anni tre presidenti sono stati cacciati per le proteste popolari o in seguito a manovre politiche in Parlamento.
Il presidente Abdala Bucaram, famoso per le sue eccentricità, per la passione del canto e del ballo, soprannominato dagli ecuadoriani con il poco onorevole epiteto di "El loco", viene dichiarato «mentalmente incapace» dal Congresso nel 1997 per via degli scandali legati alla corruzione che investono il suo Governo. Il suo successore, Jamil Mahuad, lascia la carica di presidente nel 2000 travolto dalla pesante crisi economica che ha messo in ginocchio il Paese latinoamericano. In ultimo, nell'aprile 2005, il presidente Lucio Gutierrez è costretto ad abbandonare per le proteste dei gruppi indigeni e della sinistra che lo accusano di non aver fatto niente per risanare l’economia.
Dieci anni dopo tutto è rimasto come era. La situazione economica però è drammaticamente peggiorata. Più di metà dei 14 milioni di abitanti dell'Ecuador vive oggi al di sotto della soglia di povertà. E l'economia, che dipende dalle esportazioni di banane e petrolio, stretta nella morsa del debito estero, è fortemente condizionata dall’andamento dei prezzi delle materie prime sui mercati mondiali.
Appuntamento il 26 novembre
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