Speciali in evidenza
Speciale Smau
Speciale ambiente
Speciale scuola
Speciale Auto
Un anno di rincari
Speciale mutui
Voli low cost
Speciale ETF
Studi di settore
Risparmio energetico
Auto & fisco
Navigatori GPS
Musica Mp3
Guida alle facoltà
Come risparmiare
XV Legislatura
shopping 24

Servizi

Il Sole Mobile

Servizi Ricerca

Attualità ed Esteri

ARCHIVIO »
Il presidente Bush con i candidati del Montana nell'ultimo comizio prima del voto (AFP PHOTO/Mandel NGAN)

3 novembre 2006

Elezioni di mid-term, con 2,6 miliardi di dollari la campagna più costosa della storia

di Elysa Fazzino

WASHINGTON – Soldi a fiumi, fango a palate: è senza esclusione di colpi la sfida tra repubblicani e democratici per il controllo del Congresso nelle elezioni di mid-term del 7 novembre. Tira aria di ribaltone: i repubblicani rischiano di perdere la maggioranza alla Camera e forse anche al Senato. Se conquisteranno Capitol Hill, i democratici trasformeranno in un inferno gli ultimi due anni di George W. Bush alla Casa Bianca: sul voto di martedì plana lo spettro dell’impeachment.
Per spodestare i repubblicani, ai democratici servono 15 seggi in più alla Camera e sei al Senato. I sondaggi danno un ampio margine di vantaggio ai democratici – 18 punti in più nelle intenzioni di voto rilevate per conto di Cbs e New York Times – anche perché due indipendenti su tre sono orientati a votare democratico. Ma non è detto che ciò si traduca nel rovesciamento delle maggioranze, incerto soprattutto al Senato. Sono in gioco tutti i 435 seggi della Camera (oggi i repubblicani hanno 231 seggi, i democratici 201) e 33 seggi su 100 al Senato (attualmente i repubblicani hanno 55 seggi, i democratici 44). Si vota anche per 36 governatori e una miriade di poltrone statali e locali.
Ai democratici basterà ottenere anche solo il controllo della Camera per scatenare una raffica di inchieste parlamentari contro Bush. La guerra in Iraq sarà quasi certamente il capo d’imputazione numero uno, con le menzogne d’intelligence e i contratti di favore per Halliburton, l’azienda di cui era capo il vicepresidente Dick Cheney . Poi ci sono le magagne della prigione di Guantanamo, le leggi anti-libertarie varate in nome della sicurezza, la cattiva gestione dell’emergenza Katrina. Nancy Pelosi, l’italo-americana che guida i democratici alla Camera, ha assicurato che l’impeachment del presidente «non è tra le carte sul tavolo neppure se i democratici vincessero Camera e Senato». Ma la sinistra del partito preme.
Alla Camera gli esperti prevedono che i democratici prenderanno una ventina di seggi in più, quanto basta per capovolgere i rapporti di potere. Le sorti dei repubblicani dipendono da una trentina di collegi in tutto.
Al Senato, sarà decisiva una manciata di stati. L’attenzione si concentra sulle competizioni in Virginia, Missouri e Montana, dove i repubblicani non sono più in posizione di forza e rischiano di perdere tre senatori. Anche nel Tennessee - stato “rosso” ovvero repubblicano - la gara è sul filo del rasoio, ma dagli ultimi sondaggi sembra che i repubblicani riusciranno a mantenere il seggio. Perderanno probabilmente i seggi in Pennsylvania, Rhode Island e Ohio. Nel New Jersey i repubblicani sperano di strappare il seggio ai democratici, ma pare che non ce la faranno.
A conti fatti, le elezioni di mid-term del 2006 saranno le più costose nella storia del voto di metà mandato: secondo il Center for Responsive Policies, i candidati spenderanno in tutto 2,6 miliardi di dollari, il 18% in più rispetto al 2002. I partiti rivali hanno almeno 27 milioni di dollari da spendere, complessivamente, solo per gli spot dell’ultima ora nelle gare cruciali.
Vista l’incertezza, tra i candidati si gioca sporco. E’ una campagna elettorale che colpisce per la propaganda negativa. La maggior parte dei soldi è stata spesa per denigrare l’avversario: finora 160 milioni di dollari sono serviti ad attaccare i candidati rivali, solo 17 milioni per presentare un’immagine positiva della propria candidatura. E’ un rapporto di dieci a uno. Secondo l’analisi di www.Factcheck.org , il 91% degli pubblicità fatte dai repubblicani sui media Usa sono negative, contro l’81% dei democratici.



 

Suggerimenti

>Info quotazioni

A richiesta, via sms, la quotazione istantanea e in tempo reale del titolo che ti interessa

>Flash news

Scarica il programma gratuito, e ricevi sul tuo desktop le ultimissime notizie di economia e finanza

News