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8 novembre 2006

Ai democratici la Camera, al Senato una lotta spalla a spalla

di Elysa Fazzino

WASHINGTON – I democratici hanno conquistato la maggioranza della Camera, che da dodici anni era in mano ai repubblicani:nel voto di mid-term per il rinnovo del Congresso hanno conquistato 232 seggi strappandone 30 ai repubblicani. Per ribaltare la maggioranza ne bastavano 15. La partita è ancora incerta al Senato: i democratici hanno ottenuto quattro vittorie importanti in Ohio, Pennsylvania, Rhode Island e Missouri, ma hanno perso in Tennessee e non hanno raggiunto il numero magico dei sei seggi cruciali per ottenere il controllo. Restano in bilico le gare in Virginia e Montana. Ai repubblicani basterebbe vincere in uno di questi due stati per restare in sella al Senato. Non è escluso che ci sia una riconta dei voti dove il margine è strettissimo, come in Virginia.
Con la vittoria dei democratici alla Camera, Nancy Pelosi diventerà la prima donna – e la prima italo-americana – a essere speaker della Camera. «E’ una grande vittoria per il popolo americano», ha detto la Pelosi, impegnandosi a lavorare in modo bipartisan, di combattere la corruzione e cambiare la rotta nella situazione «catastrofica» dell’Iraq. «Presidente, lavoriamo insieme per trovare una soluzione», ha detto rivolgendosi a George W. Bush.
Alla Casa Bianca, Bush non fa commenti a caldo; terrà una conferenza stampa oggi, quando in Italia saranno le 19. Si preannunciano difficili i suoi ultimi due anni di presidenza. Bush, che dovrà fare i conti con una Camera dominata dall’opposizione. L’America prenderà «una nuova direzione in Iraq», promette il presidente del Democratic National Committee Howard Dean, che pronostica alla fine un guadagno di una trentina di seggi. Molti deputati democratici hanno in cantiere inchieste sotto Bush, ma la Pelosi aveva assicurato, nei giorni scorsi, che non intende mettere il presidente sotto impeachment.
Gli exit polls hanno mostrato che il voto di midterm è stato un voto contro Bush e contro i politici corrotti, molti dei quali sono repubblicani: sei americani su dieci disapprovano Bush e il 42% considera la corruzione uno dei problemi principali di queste elezioni. . Il 40% ha indicato il terrorismo, il 39% l’economia e il 37% la guerra in Iraq. Tuttavia, il 57% è scontento di come vanno le cose in Iraq, un’insoddisfazione che è stata il leitmotiv della campagna elettorale. I risultati sono arrivati col contagocce, anche per i ritardi provocati dai problemi di funzionamento delle macchine per il voto elettronico.
In Virginia, il senatore repubblicano in carica George Allen prepara i suoi sostenitori a un lungo conteggio dei voti nel suo testa a testa con il democratico Jim Webb. Nel Montana il democratico John Tester è in vantaggio sul senatore repubblicano uscente Conrad Burns per meno di duemila voti. Nel Missouri la democratica Claire Mc Claskil ha sconfitto il repubblicano Jim Talent. Nel Tennessee, il repubblicano Bob Corner ha battuto il democratico Harold Ford Jr., che contrariamente alle sue speranze non è diventato il primo senatore nero eletto da uno stato del Sud dai tempi della Ricostruzione. Se al Senato i seggi saranno in pareggio, 50-50, i repubblicani manterranno il controllo perché il vicepresidente Dick Cheney – che è presidente del Senato - potrà esprimere il voto decisivo.
Com’era previsto, è stata rieletta a New York la senatrice Hillary Clinton, che nonostante il seggio sicuro ha speso per la sua campagna più del doppio di altri candidati impegnati in gare incerte. L’ex First Lady ha speso la bellezza di 29,5 milioni di dollari. Uno spreco se si trattava solo di battere il repubblicano senza chances John Spencer, ma non se Hillary vedeva la campagna del mid-term come una prova generale della corsa alla Casa Bianca del 2008. E’ stato rieletto, come era scontato, il senatore del Massachusetts Ted Kennedy.
I democratici sono ora in maggioranza anche tra i governatori: almeno 27 su 50 appartengono al partito democratico. Ma in California è stato rieletto trionfalmente governatore il repubblicano Arnold Schwarzenegger, l’ex Terminator.
E’ stato eletto anche il primo deputato musulmano del Congresso degli Stati Uniti, Keith Ellison, vittorioso in Minnesota.
L’affluenza alle urne è stata alta, almeno per gli Stati Uniti dove solo la metà degli elettori va a votare per le presidenziali e intorno al 40% nelle elezioni di mid-term. Questa volta potrebbe essere superato il record di affluenza del 42,1% registrato finora. La partecipazione al voto è stata particolarmente forte negli stati con competizioni serrate.
E’ stata la campagna più costosa della storia delle consultazioni di metà mandato: il Center for Responsive Politics stima ora una spesa di 2,8 miliardi di dollari, il 27% in più rispetto al 2002.



 

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