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07 novembre 2006 |
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Indiana e Kentucky, i due Stati che anticipano il destino di Bushdi Mario Margiocco |
Nella competizione elettorale americana di oggi sono in gioco 435 seggi alla Camera, cioè tutti, e 33 al Senato, cioè un terzo dei 100 complessivi; inoltre 36 poltrone da governatore in altrettanti Stati più una miriade di cariche locali minori. Ma pochissimi seggi in due Stati soltanto sono in grado di dire in prima serata ora americana, secondo molti esperti, se la sicura vittoria democratica – negli ultimi 50 anni il partito in carica ha sempre perso al voto di mid term del secondo mandato presidenziale, salvo una volta – sarà una valanga come si pensa da mesi. Oppure una vittoria netta, ma senza valanga come gli ultimissimi sondaggi potrebbero far pensare, o una vittoria risicata. Il che equivarrebbe a una mezza vittoria per Bush, in una situazione in cui tutto gli è contro. Unico punto di forza, per il presidente, la debolezza intrinseca della leadership democratica a livello nazionale. L’America va al voto, questa la previsione, per punire il potere e non per premiare lo sfidante. Con tutte le infinite varianti locali che si muovono su un diffuso sfondo generale di stanchezza.
Ai democratici servono 15 seggi per conquistare la maggioranza alla Camera, cosa che quasi sicuramente faranno e qui si tratta di vedere di quanto supereranno quota 15; e 6 per vincere al Senato, obiettivo meno sicuro. Le gare cruciali sono tutte nell’Est o nel Mid West e quindi il gioco dei fusi orari consentirà di avere segnali importanti anche prima delle due del mattino di domani, ora italiana. Due sono gli Stati considerati indicativi, Kentucky e Indiana, e in entrambi gli Stati le circoscrizioni da osservare chiudono i seggi alle 19 ora americana dell’Est, cioè alle 01 di mercoledì 8 novembre ora italiana. Chi vuole seguire almeno l’avvio della notte elettorale deve dunque fissarsi su Kentucky e Indiana.
Kentucky. Il segnale peggiore per Bush è se l’ex deputato democratico Ken Lucas batte nel quarto distretto l’attuale deputato repubblicano Geoff Davis. Sarebbe la quasi certezza che la vittoria democratica è una valanga. Davis è in gara in un distretto pesantemente repubblicano che al 63% ha votato per Bush nel 2004, e ha speso molto più di Lucas. Se perdono nel quarto distretto del Kentucky, i repubblicani sono davvero nei guai neri. Da tenere d’occhio anche il terzo e il secondo distretto. Nel terzo la repubblicana Anne M. Northup è sfidata da John Yarmuth; qui la base repubblicana è più debole e John Kerry ebbe il 51% dei voti, ma c’è un grosso nerbo di indipendenti e quindi se la Northup perde è il segnale che gli indipendenti sono stati attratti a maggioranza, fatto non frequente nell’ultimo decennio, dal candidato democratico. Se nel secondo distretto il democratico Mike Weaver batte il deputato repubblicano Ron Lewis è un altro pessimo segnale. Il distretto è fortemente repubblicano, ha dato il 65% dei voti a Bush nel 2004, e Lewis è immune da ombre di scandali o incompetenze.
Indiana. Qui da osservare ci sono le sorti di tre repubblicani in corsa per la rielezione: John N. Hostettler, Chris Chocola e Michael E. Sodrel. Hostettler è dato per perso. Ma se anche gli altri due crollano, e soprattutto Sodrel, vuol dire che la maggioranza repubblicana alla Camera crolla con loro, a valanga. Secondo il Cook political report il destino di Sodrel dovrebbe essere stanotte la miglior cartina di tornasole.
Per il Senato, le fortune repubblicane sono legate soprattutto alle sorti dei senatori George Allen, Virginia, dove i seggi chiudono alle 01 ora italiana e Jim talent del Missouri, dove chiudono alle 02 italiane. Se perdono entrambi, il Senato quasi certamente è perso.
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