3 novembre 2006 |
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La mappa dell'invasione cinese in AfricaRi.Ba. |
Negli ultimi cinque anni gli scambi commerciali tra Cina e Africa sono decuplicati. Se nel 1999 il volume degli scambi era di 5,6 miliardi di dollari, per il 2006 il ministero del Commercio cinese prevede di superare i 50 miliardi di dollari.
Sono ottocento le aziende cinesi presenti in 28 Paesi africani, dove hanno investito 6 miliardi di dollari solo nel 2005 per progetti che vanno dalle costruzioni all'energia, dal petrochimico all'agricoltura. Ma la presenza cinese è molto più articolata e diffusa in tutto il continente. Le relazioni economiche vanno spesso di pari passo con i rapporti diplomatici e i valori crescono in maniera più rapida dei dati aggregati. Ecco una mappa, per forza di cose parziale, della presenza cinese in Africa.
Paesi del Maghreb, edilizia e commercio
Marocco. Nel 2005 il volume del commercio fra Cina e Marocco ha raggiunto 1,484 miliardi di dollari; le esportazioni cinesi verso questo Paese sono cresciute del 30% rispetto all'anno precedente e le importazioni del 121% (principalmente la Cina importa fosfato e metalli di cobalto). In Marocco i cinesi sono i primi costruttori di infrastrutture, imbattibili per la rapidità e il basso costo della mano d'opera. Lo scorso anno si sono aggiudicati importanti gare d'appalto per la costruzione di case popolari e di reti ferroviarie. La Cina preme, però, soprattutto per la creazione di un'accordo di libero scambio con il Marocco, porta d'ingresso per il mercato dei Paesi arabi e della stessa Europa.
Algeria. Oltre alle aziende del settore delle costruzioni, qui sono presenti anche i giganti cinesi del petrolio che si sono assicurati la gestione dei pozzi più grandi del Paese. Sinopec ha già firmato un contratto da 525 milioni di dollari per sviluppare il giacimento di Zarzatine, nel sud dell'Algeria, e China National Petroleum Corporation ha ottenuto un contratto simile del valore di 350 milioni di dollari per importare il petrolio algerino. Dal canto suo, la Cina è il quarto fornitore dell'Algeria con 954 milioni di dollari spesi nei primi otto mesi del 2006. Nel 2005 l'interscambio commerciale fra i due Paesi era stato di 1,77 miliardi di dollari.
Tunisia. La Tunisia è un Paese in cui la presenza cinese è ancora debole e gli scambi commerciali con il gigante asiatico ancora marginali. Privo di grandi risorse naturali ma uno dei primi produttori tessili dell'Africa, la Tunisia ha ancora poco da offire alla Cina. Nel 2005 l'interscambio è stato solo di 340 milioni di dollari, ma la Cina non dispera di rilanciare una cooperazione più fruttuosa. All'inizio di quest'anno ha siglato un accordo per erogare prestiti preferenziali alla Tunisia per un valore di 37,5 milioni di dollari, ed ha già iniziato la costruzione di una rete di telefonia mobile.
Libia. Nel 2005 il volume del commercio totale con la Cina è stato di 1,3 miliardi di dollari, una larga parte del quale rappresentato dalle importazioni di petrolio. Ma gli umori instabili del governo libico rendono più difficile la penetrazione cinese. La Cina sta da lungo tempo corteggiando la Libia con investimenti in infrastrutture e nelle telecomunicazioni (è la cinese Zet che sta fornendo il sistema di telefonia di terza generazione alla compagnia telefonica Libyana) e visite bilaterali, l'ultima effettuata a gennaio dal Ministro degli Esteri Li Zhaoxing. Mauritania. Recentemente la Cina ha accordato alla Mauritania un prestito senza rimborso di 4,5 milioni di dollari, che come molti altri di questo genere erogati ai paesi africani, sono in parte spesi per la costruzione di infrastrutture da parte di compagnie cinesi. Nel 2005 l'interscambio commerciale fra i due paesi e' stato di 78 milioni di dollari.
Africa dell’Est, armi e materie prime
Egitto. La Cina diventerà nei prossimi 5 anni il primo partner commerciale dell'Egitto, fonte di investimenti e di trasferimento di tecnologie. Nel 2005 l'interscambio commerciale ha raggiunto i 2,145 miliardi di dollari, e per quest'anno gli iinvestimenti previsti in Egitto dovranno assestarsi intorno ai 2 miliardi di dollari. Lo scorso settembre le grandi compagnie cinesi sono riuscite a strappare contratti milionari per la costruzione di infrastrutture (500 milioni di dollari per un centro congressi alla periferia de Il Cairo) e acciaierie (da 100 milioni di dollari) finanziate dal governo egiziano che utilizzeranno esclusivamente tecnologia cinese. Durante il forum l'Egitto chiederà alla Cina il sostegno per l'avvio di un programma nucleare ad uso civile, per il quale si aspetta anche di firmare contratti di trasferimento tecnologico e aiuti economici.
Eritrea. Pur mantenendo buoni rapporti con tuttii paesi del Corno d'Africa, la Cina ha nel corso degli anni alimentato il conflitto fra Etiopia ed Eritre attraverso la vendita di armi ed equipaggiamenti militari ad entrambe le parti, accompagnata da frequenti consultazioni delle alte gerarchie dell'esercito. Oltre a ciò essa è presente nel settore delle costruzioni, nella vendita di macchine industriali e di prodotti medici. Nel 2005 l'interscambio commerciale e' stato del valore di 8,41 milioni di dollari.
Etiopia. Solo all'inizio di quest'anno il ministro del Commercio etiopiano aveva dichiarato che «la Cina è il partner più affidabile», essendo l'Etiopia, assieme al Sudan, il principale beneficiario degli investimenti cinesi nella regione. Prestiti a basso tasso di interesse, cancellazione del debito e tariffe preferenziali sono la strategia di Pechino per lusingare un partner che non ha grosse potenzialità energetiche ma ha una posizione strategica di sbocco sul mare per i ricchi vicini come Sudan ed Egitto. Le compagnie cinesi oggi si aggiudicano le costruzioni di quasi tutte lel infrastrutture, collegamenti stradali e ferroviari, aeroporti e così via. Nel 2005 l'interscambio commerciale fra i due paesi è stato di 370 milioni di dollari.
Sudan. È il secondo fornitore africano di petrolio per la Cina, secondo solo all'Angola, che per questo il gigante asiatico difende su tuttii forum internazionali dalle accuse di violazione dei diritti umani e di genocidio nella regione del Drafour.
Recentemente la Cina si è opposta alla proposta dell'Onu di sanzioni contro il regime sudanese e ha minacciato l'uso del veto contro l'invio di una forza internazionale nella regione. Dal canto suo il governo cinese ha inviato 4 mila soldati dell'Esercito di liberazione nazionale per controllare le zone di suo interesse e vegliare sugli oleodotti costruiti e sfruttati dalle compagnie cinesi, esprimendo oltretutto l'intenzione di voler rafforzare la cooperazione militare con l'esercito locale. Oltre alla fornitura di armi, la Cina ha anche aiutato il governo sudanese nella costruzione di 3 industrie belliche. Tutto ciò per difendere gli interessi asiatici nel settore petrolifero: il Sudan fornisce da solo il 7% di tutte le importazioni cinesi di petrolio, il 50% della sua produzione finisce in estremo oriente e beneficia i piu' consistenti investimenti nella regione. Tredici delle 15 compagnie petrolifere straniere presenti in Sudan sono cinesi, la China National Petroleum Corporation (Cnc) possiede il 40% della Greater Nile Petroleum Operating Company, che controlla i giacimenti petroliferi del paese, e ha investito 3 miliardi di dollari nella costruzione di raffinerie e eoleodotti. Nel 2005 l'interscambio commerciale fra i due paesi ha raggiunto 3,9 miliardi di dollari.
Uganda. Nel 2005 il volume complessivo del commercio con la Cina è stato di 99,37 milioni di dollari, dovuto soprattutto agli investimenti cinesi nei settori delle costruzioni e delle infrastrutture. China Petroleum Pipeline Engineering Corporation costruirà un oleodotto di 320 km a collegare l'Uganda con il vicino Kenya produttore dipetrolio. Al forum il governo ugandese intende chiedere l'aiuto cinese per la costruzione di una linea ferroviara che collegherà il paese con il Sudan.
Kenya. Dopo il passaggio di Hu Jintao lo scorso aprile, la Cina ha concluso nuovi accordi la ricerca di giacimenti petroliferi in Kenya, una regione in cui le compagnie occidentali non vogliono più investire. La compagnia petrolifera Cnooc condurrà i lavori di esplorazione in mare e sulla terra ferma, oltre a fornire tecnologia e formazione. Altra merce di importazione sono il cemento e i minerali. Lo scorso anno la Cina ha elargito prestiti per 36 milioni di dollari al governo kenyano per la modernizzazione dell'industria energetica, l'impiantazione d iindustrie per beni di consumo e la costruzione di infrastrutture. I lavori sono poi stati condotti dalle grandi aziende cinesi presenti anche qui, la cui ultima opera è stata la costruzione della strada che collega Mombasa a Nairobi. Nel 2005 l'interscambio commerciale è stato di 475 milioni di dollari.
Somalia. È un altro porto di sbocco per i prodotti petroliferi provenienti dall'entroterra, che la Cina intende ammodernare con la costruzione di infrastrutture, strade, porti e ferrovie. Vista la crescita del settore delle telecomunicazioni somalo, le imprese cinesi, come Huawei, investono nel paese per erigere le infrastrutture necessarie e fare ingresso nella telefonia mobile.
Africa dell’Ovest, petrolio, edilizia e tecnologie.
Senegal. Il governo cinese ha appena annullato un debito di 20 milioni di dollari al Senegal e accordato un prestito di 7 milioni di dollari per la costruzione di scuole, strade e centrali elettriche. L'accordo include la clausola di realizzazione dei lavori da parte di imprese costruttrici cinesi, nonostante gli asiatici non godano di buona reputazione presso la popolazione locale. Da alcuni anni, infatti, è in corso una battaglia dei senegalesi contro l'invasione di prodotti cinesi a basso costo che distruggono l'industria locale specializzata anch'essa nei beni di consumo. Nel 2005 l'interscambio commerciale fra i due paesi è stato di 141 milioni di dollari.
Mali. La Cina è saldamente insediata nei settori delle costruzione e dell'industria leggera (zucchero, farmacia tessile), dal 1994 possiede l'80% della più grande industria cotoniera del paese, la Comatex (il restante 20% è detenuto dal governo malese). Ma anche qui l'invasione di prodotti cinesi e di manodopera a basso costo ha destabilizzato l'equilibrio del paese. Nel 2005 il valore totale del commercio tra i due paesi è stato di 145 milioni di dollari, principalmente dovuto alle importazioni cinesi di oro.
Niger. Come anche in Mali, qui la Cina finanzia un progetto di esplorazione di giacimenti petroliferi, nonostante la rentabilità' non sia assicurata, e prevede di allargare la cooperazione economica. Nel 2005 il commercio complessivo è stato solo di 34 milioni di dollari.
Ciad. Ha scelto di abbandonare il fronte taiwanese e riallacciare i rapporti diplomatici con la Cina appena ad agosto di quest'anno, ma nonostante ciò l'interscambio commerciale nel 2005 ha ragiunto 206 milioni di dollari. I legami del paese con Taiwan non hanno impedito alla China National Petroleum Corporation (Cnpc) di sviluppare progetti per lo sfuttamento dei giacimenti petroliferi del Chad.
Guinea. I paesi del Golfo di Guinea, che producono 5 milioni di barili al giorno, sono la risorsa pretrolifera più promettente della regione su cui la Cina ha già messo gli occhi. La compagnia cinese CNOOC ha firmato un accordo, all'inizio del 2006, per l'estrazione di petrolio in una piattaforma al largo della costa della Guinea, su una superficie di 2.300 km quadrati. Nel 2005 l'interscambio commerciale è stato di 147 milioni di dollari.
Liberia. La Cina è stata ripetutamente accusata di alimentare il traffico di armi in Liberia e negli stati vicini della Costa d'Avorio e Sierra Leone, per ottenere in cambio le risorse naturali della regione, quali legno e diamanti. Ma dal 2003 la Cina partecipa alla forza di pace dell'ONU stanziata in Liberia con 550 uomini, la sua più grande missione all'estero. Nel 2005 l'interscambio commerciale fra i due paesi ha raggiunto 164 milioni di dollari.
Costa d’Avorio. Nel 2005 gli scambi totali con la Cina hanno raggiunto 222 milioni di dollari, costituiti essenzialmente dall'esportazione verso l'Asia di materie prime (oro, alluminio, rame). Per l'esplorazione petrolifera la Costa d'Avorio è già stata indicata da Pechino come zona di interesse per futura cooperazione.
Togo. Paese destinatario di prestiti agevolati da parte del governo cinese, che negli ultimi hanni ha finanziato e costruito il palazzo presidenziale ed altri uffici governativi. All'inizio di quest'anno i due governi hanno firmato accordi per la costruzione da parte della Cina di una centrale idroelettrica e di altri progetti nel settore delle telecomunicazioni. In cambio la Cina riceve dal Togo materie prime importanti come cemento, fosfati e cotone. Nel 2005 l'interscambio commerciale ha raggiunto 570 milioni di dollari.
Benin. La Cina è diventata il primo partner commerciale e primo investitore del Benin, con un interscambio che nel 2005 ha raggiunto 1,09 miliardi di dollari. Imprese cinesi hanno rilevato parti delle più importanti industrie del paese, da quella cotoniera a quella della pesca e dell'agroalimentare. Grandi aziende come Zet e Huawei forniscono le tecnologie per l'installazione di una rete di telecomunicazioni GSM e telefonia di terza generazione. Nel 2004 il Benin ha esportato verso la Cina cotone per un valore di 110 milioni di dollari.
Nigeria. È il terzo fornitore africano di prodotti petroliferi alla Cina. Lo scorso anno Petro China ha concluso un accordo da 800 milioni di dollari con la Nigerian National Petroleum Corporation per l'acquisto di 30 mila barili di petrolio al giorno per un anno. All'inizio di quest'anno è stata Cnooc a siglare un'intesa con il governo nigeriano per una partecipazione del 45% in un giacimento offshore. La Cina ha anche realizzato il primo satellite nigeriano per le telecomunicazioni che sarà lanciato ad inizio 2007, costruito dalla China Great Wall Industry e finanziato dalla banca cinese Eximbank. Dal punto di vista politico, la Cina sostiene nei forum internazionali il conferimento alla Nigeria di un seggio permanente all'Onu. Nel 2005 l'interscambio commerciale e' stato di 2,83 miliardi di dollari.
Camerun. Lo scorso anno la Cina ha elargito al Camerun un prestito di 2,5 milioni di yuan in cambio di accordi con imprese locali per l'esplorazione di giacimenti petroliferi e di gas naturale. Nel 2005 il volume degli scambi commerciali fra i due paesi è stato di 197 milioni di dollari.
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