Più che un'investitura, è stato un plebiscito: Nicolas Sarkozy ha ottenuto oltre il 98% dei voti nelle primarie dell'Ump (il partito di maggioranza governativa) per scegliere il candidato alle elezioni presidenziali francesi del 22 aprile; il ministro dell'Interno, 51 anni, era l'unico candidato rimasto in lizza, dopo il ritiro degli altri dirigenti dell'Ump, convinti dai sondaggi che danno Sarkozy largamente in testa alle preferenze degli elettori di destra.
Domenica a Parigi la posta in gioco ha riguardato più che altro la partecipazione e l'atteggiamento della platea del Congresso Ump, e di Sarkozy in particolare, nei confronti dell'attuale presidente della Repubblica Jacques Chirac, che ancora non ha escluso l’eventualità di presentarsi per un terzo mandato. Incertezze c'erano anche sull'accoglienza che i militanti dell’Ump avrebbero riservato ai chiracchiani: il primo ministro Dominique de Villepin e il presidente dell'Assemblea nazionale (Camera dei deputati) Jean-Louis Debré si sono accontentati di un'apparizione-lampo al Congresso. La partecipazione è stata del 69%, un tasso importante, ma non altissimo.
L’enigma Chirac. Il risultato comunque conferisce a Sarkozy la legittimità necessaria per affrontare la sua principale avversaria, Ségolène Royal, eletta anch'essa trionfalmente durante le primarie interne al Partito socialista, a novembre. Dopo la designazione ufficiale di Sarkozy, la Royal ha commentato di sperare in una campagna elettorale «dignitosa» e senza «colpi bassi». Sarkozy da solo su un immenso palco, con maxischermi tricolori alle spalle e con il suo nuovo slogan della campagna elettorale «Insieme, tutto diventa possibile», con paesaggio agreste sullo sfondo, ha reso omaggio a Chirac all'inizio del suo discorso, ricordando che proprio l'attuale capo dello Stato gli aveva offerto, nel 1975 a Nizza, «l'opportunità di tenere il mio primo discorso». Sempre di Chirac ha ricordato la sua opposizione alla guerra in Iraq, che è stata «un errore». Non la pensava però così nel settembre scorso quando era andato negli Stati Uniti per incontrare il presidente W. Bush e denunciare «l'arroganza, la messa in scena» della politica estera francese, annunciando di voler «ricostruire le relazioni transatlantiche».
Il resto del suo lungo intervento è stato segnato dai numerosi riferimenti alla propria esperienza politica - la visita al memoriale della Shoah di Yad Vashem, la battaglia per l'aborto di Simone Veil, l'uccisione da parte dei fondamentalisti algerini dei monaci di Tibeherine, l'incontro con l'abbé Pierre - e umana, dalle origini straniere (è figlio di un immigrato ungherese e di un'ebrea di Salonicco) alle difficoltà incontrate con la moglie Cécilia. Non c'è stata traccia invece, nel suo intervento, di quella «rottura», seppur «tranquilla», indicata fino a qualche giorno fa come necessaria per riformare radicalmente il Paese, dimenticando gli ultimi trent’anni di vita politica.
No alla Turchia nella Ue. Nel suo intervento al Congresso dell’Ump, Sarkozy ha affrontato tutti i suoi grandi temi, dalla lotta contro l'immigrazione clandestina ai valori del lavoro, del merito, rivolgendosi ai «lavoratori» e a quelli tentati di votare per le «estreme». Ha citato anche un padre del socialismo francese, Jean Jaurès, per attaccare la sinistra attuale, la legge delle 35 ore e ha promesso «un servizio minimo» in caso di scioperi nei servizi pubblici e di «moralizzare il capitalismo». Il ministro dell'Interno ha detto sì a un’Europa «moltiplicatore di potenze di vecchie nazioni», sì ad un «trattato costituzionale semplificato» (non a quello bocciato dagli elettori francesi nel referendum del 2005), ma ha detto anche che la Turchia non ha «posto» nell'Unione europea. Il neo candidato della destra all'Eliseo ha ammonito che «allargare l'Europa senza limiti rischia di distruggere l'unità politica europea».
Ségolène Royal. Sarkozy non ha mai citato la sua più temibile rivale per l'Eliseo, la socialista Ségolène Royal: tutti i sondaggi danno infatti un testa-a-testa fra i due al secondo turno delle elezioni presidenziali in calendario il 6 maggio. A cento giorni dal voto sono quindi cinque i candidati sicuri: Francois Bayrou, 55 anni, centrista, presidente dell' Udf, già candidato nel 2002 (6,84%); Marie-George Buffet, 56 anni, segretario del partito comunista, prima candidatura; Alette Laguiller, 65 anni, Lotta Operaia, cinque volte candidata, 5,72% nel 2002; Ségolène Royal, 53 anni, socialista, prima candidatura e, da domenica 14 gennaio, Nicolas Sarkozy. Accanto ai candidati sicuri ci sono quelli che vorrebbero partecipare, ma che non hanno ancora le 500 firme di sindaci e amministratori locali necessarie per presentarsi. Fra loro c'è Jean-Marie Le Pen, 78 anni, leader del Fronte nazionale, più volte candidato: nel 2002 superò con il 16,86 il socialista Lionel Jospin e arrivò al ballottaggio con Chirac. Fra gli incerti, ci sono anche la verde Dominique Voynet, il trozkista Olivier Besancenot e il presidente del Movimento per la Francia (destra «ancien régime») Philippe de Villiers.