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Effetto Bayrou: la strategia
del «terzo uomo»

di Marco Cacciotto *

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9 marzo 2007

Nelle strategie di marketing politico la sfida è sempre tra un leader - il candidato uscente o quello che è sensibilmente in vantaggio nelle intenzioni di voto - e un «challenger», lo sfidante. Di solito la presenza di un terzo candidato («follower») ha più la funzione di disturbo ed è in grado di favorire uno dei due principali contendenti portando via voti all’altro. Quel che sta accadendo in Francia è invece la lenta e costante crescita del terzo candidato (il centrista Bayrou) che ora insidia direttamente gli altri due contendenti e che, secondo gli ultimi sondaggi, in caso di accesso al ballottaggio sconfiggerebbe addirittura sia Nicolas Sarkozy che Ségolène Royal.

Oltre il bipolarismo. È un caso isolato o il segnale della crisi del bipolarismo tra socialisti e conservatori-popolari? I segnali delle ultime competizioni elettorali nei Paesi occidentali sono contrastanti: da un lato assistiamo a una forte polarizzazione (come nel caso dell’Italia nel 2006, ma anche degli Stati Uniti nel 2004), dall’altro a una frammentazione che, ad esempio, ha costretto in Germania alla creazione di una «Grosse Koalition». Anche in Gran Bretagna abbiamo uno schema tripolare, ma la legge elettorale impedisce alla terza forza (il partito Liberaldemocratico) di far valere i propri consensi.

Cosa accadrebbe in Francia nel caso di una vittoria del «terzo uomo»? È ipotizzabile la formazione di un partito democratico (non dimentichiamo che l’Udf, il partito di Bayrou, ha dato vita insieme alla Margherita al Partito democratico europeo) in Francia? Avrebbe ripercussioni sul processo di costituzione del Partito democratico nel nostro Paese? Per il momento Ds e Margherita si sono semplicemente divisi nel tifo per i due candidati (Ds per la Royal e Margherita per Bayrou), ma un successo del candidato dell’Udf riaprirebbe la questione sull’approdo europeo della nuova forza politica. Questo senza considerare cosa accadrebbe in caso di alleanza tra l’Udf e l’Ump di Sarkozy.

Bayrou sta sfruttando da un lato l’effetto novità e, dall’altro, il «voto utile». Nel primo caso attira i voti degli elettori liquidi, che scontenti e delusi dalla politica cercano una novità e non credono alle promesse dei socialisti e dei gollisti rappresentati dal ministro dell’Interno in carica. Il voto utile gli sta permettendo di drenare voti dalla sinistra: la Royal è data perdente in caso di ballottaggio con Sarkozy e quindi una parte dell’elettorato di sinistra cerca un candidato che possa essere vincente (secondo il principio «tutti tranne Sarkozy»: l’esperto di sondaggi del Partito socialista Gerard La Gall (che, inascoltato, predisse il sorpasso di Le Pen nei confronti di Jospin nel primo turno delle presidenziali 2002) evidenzia, infatti, che «è in corso una dinamica di vasi comunicanti tra l’elettorato di Bayrou e l’elettorato di Ségolène Royal».

Attacchi da destra e sinistra. Il difficile per Bayrou viene ora poiché sarà esposto agli attacchi da destra e sinistra e dovrà tenere insieme un elettorato piuttosto eterogeneo che, secondo il politologo Alain Duhamel, è costituito per una metà da anziani e piccola borghesia agraria e provinciale, per un quarto da cattolici e per un quarto da delusi della sinistra e dell’Ump, giovani, intellettuali e liberi professionisti. Se invece interpretassimo la strategia di Bayrou secondo lo schema di Lakoff (che divide i candidati, e gli elettori, in base al modello del «genitore severo» o del «genitore premuroso»), il candidato centrista sta chiedendo ai francesi di rigettare una «socialista premurosa» da un lato e, dall’altro, un «conservatore severo» che promette il pugno duro contro il crimine. E lo sta facendo seguendo un tema e un messaggio ben preciso: lasciate da parte la politica partigiana e respingete le false promesse dei candidati dei due partiti principali (né uno, né l’altro).

Bayrou ha più volte dichiarato che «i francesi vogliono un presidente che li unisca invece che li divida, un presidente che li rassicuri invece che spaventarli». Si descrive come un democratico, un clintoniano, un uomo della Terza Via sul modello di Blair. Il successo della strategia sarà decretato dall’orientamento dei tanti elettori che ancora si dichiarano incerti e che potrebbero, con la loro scelta, modificare sensibilmente il risultato finale in una campagna elettorale che è aperta, in questo momento, a qualsiasi risultato finale.

* Docente di Marketing politico presso le università degli Studi di Milano e di Firenze

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