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Accordo Onu sul clima: meno gas serra dal 2015

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4 maggio 2007



Il mondo deve agire alla svelta per ridurre le emissioni di gas a effetto serra che alimentano il cambiamento climatico. Le emissioni mondiali di gas che causano l'effetto serra devono decrescere a partire dal 2015 se si vuole mantenere l'aumento della temperatura media del pianeta fra i 2 e i 2,4 gradi centigradi. E' quanto affermano gli esperti Onu dei cambianti climatici in un rapporto diffuso oggi a conclusione di una maratona negoziale a Bangkok conclusasi poco prima dell'alba.
Secondo gli Scienziati e gli esperti dell'Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), c'é una "significativa" possibilità che il mondo riduca le emissioni di gas a effetto serra al di sotto dei livelli attuali.
«Gli sforzi per la riduzione nel corso dei prossimi due o tre decenni avranno un grande impatto sulle opportunità di raggiungere livelli di stabilizzazione più bassi» dei gas a effetto serra, si legge nel rapporto.
«Ci sono significative possibilità economiche che le emissioni globali di gas a effetto serra si riducano nei decenni a venire», aggiunge il testo.
Tuttavia, il documento avverte che le emissioni mondiali di gas che causano l'effetto serra devono decrescere a partire dal 2015 se si vuole mantenere l'aumento della temperatura media del pianeta fra i 2 e i 2,4 gradi centigradi.
Il rapporto sottolinea poi che una delle priorità é capire come tagliare i livelli di diossido di carbonio nell'atmosfera.
Stando ai partecipanti, l'approvazione definitiva era stata bloccata da alcuni punti controversi e dalla complessità del documento.
Uno di questi punti era la richiesta della Cina di mettere in risalto il fatto che le nazioni sviluppate sono le principali responsabili dell'emissione di gas serra, ha spiegato un delegato europeo.
Un'altra questione controversa era quanta importanza dare all'energia nucleare nel mix di nuove tecnologie dal quale dovrebbe dipendere il mondo dopo aver abbandonato i combustibili fossili che emettono gas serra, ha aggiunto.
Il rapporto è il terzo e ultimo di quest'anno per l'Ipcc, dopo i primi due hanno esaminato le prove e gli incombenti effetti devastanti del riscaldamento globale.
Tuttavia, il documento sottolinea anche che gli strumenti per ridurre le emissioni di gas serra esitono già e che molti possono essere implementati rapidamente.
Il rapporto chiede un maggior uso delle energie rinnovabili, come quella solare, eolica, idroelettrica, e invita a utilizzare l'energia in modo più efficace.
Anche la nascente tecnologia per stoccare sottoterra il diossido di carbonio, il principale gas serra, è menzionata, così come le tariffe doganali ed altri meccanismi economici per rendere l'utilizzo di combustibili fossili più caro e quello dell'energie rinnovabili più economico.
Il rapporto è stato al centro di un intenso dibattito dall'apertura della riunione lunedì.
Il costo della riduzione di gas serra che causa il riscaldamento globale era una delle principali controversie, con la Cina che era la principale voce a esprimere preoccupazione sull'impatto economico della riduzione.
Europa: agire subito. Il Commissario europeo all'Ambiente, Stavros Dimas, ha ripetuto il suo appello ad avviare alla prossima conferenza ministeriale dell'Onu dei negoziati su un nuovo accordo climatico internazionale dopo la pubblicazione dell'ultimo raporto degli esperti dell'Ipcc a Bangkok. «I negoziati su un nuovo accordo climatico internazionale devono essere assolutamente avviati alla prossima conferenza ministeriale dell'Onu a dicembre» a Bali (Indonesia), dichiara il commissario in un comunicato.
«È tempo che il resto della comunità internazionale ci segua e si impegni verso obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra», aggiunge.
L'Ue si è impegnata a ridurre in maniera unilaterale di almeno il 20% nel 2020 le sue emissioni di gas serra rispetto al loro livello del 1990 e si é anche detta pronta ad arrivare fino al 30%, come raccomandano gli scienziati, nel quadro di un accordo internazionale che subentri al protocollo di Kyoto, che scade nel 2012.
Gli europei auspicano che anche gli Stati Uniti e i Paesi in via di sviluppo in crescita rapida (Cina, India, Brasile, etc), che non hanno ratificato il protocollo di Kyoto, si impegnino a riduzioni di emissioni nel quadro di questo nuovo accordo, cosa che questi ultimi rifiutano.

La terza parte del rapporto sul clima pubblicato oggi dal Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) conferma l'appello della Commissione Europea a un drastico taglio delle emissioni di gas serra. «Questo importante rapporto Ipcc, Dimas - scrive in una nota - conferma che sono essenziali ed urgenti significative riduzioni globali nei gas serra».
Secondo Dimas, il documento «riconosce che le tecnologie e le politiche per ottenere tali tagli esistono giá oggi, dunque non vi è alcuna scusa per aspettare».
Il rapporto, aggiunge il responsabile Ue, «sostiene in pieno il parere dell'Ue secondo cui i paesi sviluppati devono ridurre le emissioni del 30% sotto il livello del 1990 entro il 2020, e che le emissioni globali devono essere dimezzate entro il 2050, se vogliamo avere una buona chance di limitare il riscaldamento globale a non più di 2 gradi al di sopra del livello preindustriale».
E dunque, conclude Dimas, «è tempo che il resto della comunità internazionale segua la nostra guida e si impegni ad ambiziosi obiettivi di tagli. I negoziati su un nuovo accordo globale sul mutamento climatico devono esser lanciati alla prossima conferenza ministeriale Onu a dicembre».
«Tutti gli alibi sono caduti, dunque: è il momento di agire». Questo l'appello di greenpeace, commentando la terza e ultima parte del quarto rapporto ipcc sui cambiamenti climatici. Il capitolo sulla 'mitigazione dei cambiamenti climaticì avverte che ulteriori ritardi nella riduzione delle emissione di gas serra determineranno la gravità degli impatti futuri dei cambiamenti climatici, sia per l'ambiente che per l'economia mondiale. «Le emissioni mondiali di gas serra, sostengono gli scienziati dell'ipcc, devono essere stabilizzate entro il 2015 e dimezzate entro il 2050», ricordano gli ambientalisti.
«Si tratta di una conferma di quanto sosteniamo da sempre - dice Fancesco Tedesco, responsabile energia e clima di greenpeace - più si prolunga l'inazione, maggiori diventano i rischi legati al riscaldamento globale». Il momento di agire «È ora- raccomanda - per limitare l'innalzamento della temperatura e porre un freno agli impatti: procrastinare oltre il nostro intervento porterà ad effetti devastanti per la vita di miliardi di persone nel mondo».
Come dimostrato in molti studi, l'aumento della temperatura media mondiale deve essere contenuto entro i due gradi centigradi per evitare di superare la soglia di irreversibilità del fenomeno. Già oggi la temperatura media é aumentata globalmente di circa 1 grado. Il rapporto ipcc, inoltre, dimostra che il costo da sostenere per ridurre le emissioni di gas serra a livello mondiale è di gran lunga inferiore al costo futuro degli impatti dovuto all'inattività di oggi.
Secondo il documento diffuso a Bangkok, stabilizzare le emissioni di gas serra al 2030 avrebbe un costo compreso tra lo 0,2% e il 3% del pil mondiale, meno dello 0,1% all'anno. Il rapporto non fornisce una valutazione dei costi derivanti dagli impatti nel caso dell'inattività, che tuttavia il 'rapporto stern' del governo britannico aveva già indicato pari al 20% lo scorso ottobre 2006.
«Per lo scenario business-as-usual, le emissioni del settore energetico mondiale sono destinate al raddoppio entro il 2050- dicono gli ambientalisti- il recente rapporto 'energy [R]evolution' di greenpeace, al contrario, indica che puntando ora su fonti rinnovabili ed efficienza energetica è possibile dimezzare le emissioni di gas serra entro la stessa data, senza dover ricorrere al nucleare».
A Bangkok greenpeace ha chiesto «ancora una volta il massimo impegno politico ai leader di tutto il mondo per limitare i danni futuri dei cambiamenti climatici». Le prossime tappe - il gG8 a giugno e la conferenza delle nazioni unite sui cambiamenti climatici a dicembre- segneranno i progressi delle negoziazioni per la protezione del clima. «È Indispensabile che entro il 2009 vengano raggiunti impegni legalmente vincolanti per dare un futuro al protocollo di Kyoto e imporre tagli alle emissioni ben più stringenti di quelli attuali - conclude tedesco - il futuro del clima al 2100 viene deciso oggi».

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