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Vince l'Ump ma non sfonda. Juppe sconfitto si dimette. Nuovo incarico al premier Fillon

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18 giugno 2007

Il commento di Attilio Geroni

In Francia, il partito di destra Ump ha ottenuto la maggioranza assoluta nell'Assemblea nazionale, con 314 seggi, contro 185 per il Partito socialista, secondo i risultati definitivi del secondo turno delle elezioni legislative svoltosi ieri, diffusi in nottata dal ministero dell'Interno. E Francois Fillon ha ricevuto un nuovo incarico da primo ministro subito dopo aver presentato le dimissioni del proprio governo nelle mani del presidente Nicolas Sarkozy. All'indomani della vittoria del centrodestra nel secondo turno delle elezioni parlamentari, Fillon dovrà sciogliere un nodo delicato: la sostituzione del numero due dell'esecutivo, Alain Juppe, dimissionario dopo la sconfitta subita nella sua circoscrizione da parte del candidato socialista.

La destra di Nicolas Sarkozy si è assicurata la maggioranza assoluta
all' Assemblea Nazionale, ma non ha stravinto come sperava e ha perso il numero due del governo Alain Juppè, che si è dimesso.
La sinistra, e il Partito socialista in particolare, con un colpo di reni ribalta una situazione che appariva disperata e supera quota 200 parlamentari (185 solo per il Ps); ma va in frantumi la coppia Segolene Royal-Francois Hollande, che annuncia la separazione.

La destra - aggiungendo ai 314 dell'Ump i 22 degli ex centristi un tempo di Francois Bayrou e 9 diversi - raggiunge i 345 deputati, sui 577 della Camera bassa (la maggioranza assoluta era quindi 289). Più che sufficienti per fare quello che Sarkozy vuole, e cioè attivare rapidamente quella legislazione capace di mostrare ai francesi che la "rottura" non è una parola, ma un comportamento che trova attuazione pratica.

Ma è la sinistra la vera sorpresa e soprattutto la reazione degli elettori che hanno accolto l'appello della contestata coppia di testa del partito, ora in lotta aperta sul piano privato, che aveva cercato di ridare fiato ed anima a quei milioni e milioni di elettori che solo poche settimane prima avevano votato Royal per l'Eliseo.

Alla coppia disciolta va il merito politico di aver cavalcato con decisione una scelta del governo, apparsa quasi subito come uno scivolone, che tra il primo ed il secondo turno delle legislative ha avviato un dibattito sull'introduzione dell'Iva sociale (il finanziamento con un aumento dell'imposta sul valore aggiunto di una parte degli oneri sociali che gravano sul lavoro). Solo tra giovedì e venerdì il presidente Sarkozy e il primo ministro Francois Fillon hanno reagito all'appello socialista a dire no al taglio del potere d'acquisto, comprendendo cosa poteva rappresentare. L'altro argomento cui evidentemente gli elettori non sono rimasti insensibili è stato la denuncia di una cancellazione della funzione dell'opposizione.

L'Assemblea nazionale il 26 giugno si riunirà per avviare la 13/a legislatura della Quinta Repubblica. L'Ump avrà 314 deputati (ne aveva 359 nell'Assemblea uscente), il Partito socialista 185 (erano 149). A sinistra, inoltre, il Partito comunista avrà 15 seggi, i Radicali di sinistra 7, i diversi di sinistra 15, i Verdi 4. Il 26 giugno, all'inaugurazione della 13/a legislatura, i 577 deputati dovranno scegliere il presidente, organizzare i gruppi e nominare i loro presidenti.
Francois Bayrou salva il suo seggio ma potrà contare solo su altri due eletti nelle liste del suo nuovo Movimento democratico (MoDem). Il Fronte nazionale (Fn, estrema destra) non avrà alcun deputato, essendo Marina Le Pen - figlia del suo leader storico Jean-Marie - stata battuta.

Il 19 giugno il presidente Sarkozy e il suo primo ministro Fillon dovrebbero annunciare l'allargamento della compagine ministeriale, anche se la sconfitta di Alain Juppè nella sua circoscrizione - e le conseguenti dimissioni annunciate - renderanno più complesso il rimaneggiamento di un esecutivo di cui il dimissionario è il numero due.

Il Parlamento si trova ad affrontare un programma intenso: tra i progetti di legge prioritari è quello che riguarda il lavoro, l'occupazione ed il potere d'acquisto, un testo dagli aspetti economici e finanziari che si prefigge di mostrare la coerenza politica del nuovo esecutivo.

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