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Standing ovation per Blair alla Camera dei Comuni. Farà l'inviato di pace per il Medio Oriente

Ri. Ba.

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27 giugno 2007

Tony Blair ha lasciato oggi la guida del governo britannico dopo oltre dieci anni e si appresta a diventare inviato speciale del Quartetto (Usa, Ue, Onu e Russia) in Medio Oriente. Lo ha confermato il primo ministro irlandese Berthie Ahern. Ahern ha precisato di aver saputo della nomina dallo stesso Blair, nel corso di una conversazione telefonica con Blair. In vista del nuovo lavoro in Medio Oriente Blair dovrebbe dimettersi in giornata anche dalla carica di deputato.

Fine di un'era.
Per la Gran Bretagna finisce un'era: dopo dieci anni e quasi due mesi di potere Tony Blair rimette il suo mandato di primo ministro nelle mani della regina Elisabetta che convocherà immediatamente a Buckingham Palace il neo-leader laburista Gordon Brown e gli chiederà di formare un nuovo governo.
Il passaggio delle consegne è in programma nel primo pomeriggio, dopo che a mezzogiorno Blair farà un'ultima apparizione ai Comuni per il 'Question Time'.
Per la sovrana ottantunenne lo scozzese Brown sarà l'undicesimo primo ministro. Il primo fu Winston Churchill.

Quello di Blair - destinato a diventare inviato speciale della comunità internazionale per il Medioriente - è stato un lungo addio: risale infatti al 10 maggio il suo annuncio che aveva fissato il 27 giugno per le dimissioni. E ha approfittato di queste sette settimane per girare in lungo e in largo il mondo per i commiati con i potenti della Terra, riservando al Papa Benedetto XVI l'ultima visita, anche perchè presto dovrebbe lasciare la Chiesa anglicana e abbracciare la fede cattolica della moglie Cherie e dei quattro figli.

Nel 2005, in occasione delle ultime elezioni, le terze da lui vinte (un primato assoluto per un leader laburista), il cinquantaquattrenne Blair aveva assicurato che sarebbe arrivato fino alla fine della legislatura ma è costretto ad andarsene a metà mandato dopo che l'anno scorso ha rischiato la defenestrazione in seguito ad una rivolta dei deputati del suo partito fomentata apparentemente proprio da Brown. A fargli perdere colpi e renderlo mondo impopolare è stato il disastro della guerra in Iraq.

Da anni si dice (nessuno dei due protagonisti ha però mai esplicitamente confermato) che nel 1994 Brown - da dieci anni cancelliere dello scacchiere - rinunciò a mettersi in lizza per la leadership laburista e in cambio Blair gli promise di lasciargli la poltrona di premier dopo un unico mandato. In tutti questi anni Brown - molto rispettato per la profondità della sua intelligenza e delle sue convinzioni - ha covato un rancore sempre più sordo nei confronti di Blair che si è rifiutato di onorare il cosidetto «patto di Granita» (dal nome del ristorante londinese dove sarebbe stato raggiunto).

E alla fine è riuscito a scalzarlo. Brown è stato eletto ufficialmente leader laburista domenica scorsa, il che gli dà automaticamente diritto alla carica di primo ministro in quanto il suo partito ha la maggioranza assoluta ai Comuni.

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