Romano Prodi prosegue la sua visita a Gerusalemme nella quale sono previsti numerosi incontri con vertici politici e istituzionali di Israele.
Il presidente del consiglio ha visto questa mattina il leader dell'opposizione e il presidente del partito Likud, Benjamin Netanyahu, e il ministro della Difesa e presidente del partito Laburista, Ehud Barak, prima di incontrarsi con il primo ministro Ehud Olmert.
Prodi ha parlato della necessità della pace tra Israele e Palestina «come garanzia per i popoli della Regione e per Israele ad esistere come stato ebraico» e ha sottolineato: «non si può rinviare ulteriormente, dopo sessanta anni, il momento della pace».
Il presidente del Consiglio si è espresso di fronte alle delegazioni italiana e israeliana, al picchetto d'onore dell'Esercito, alle numerose autorità religiose, esplicitando l'emozione con la quale ha inteso testimoniare «la fortissima amicizia e i profondi sentimenti che legano non solo le istituzioni ma anche il popolo italiano a questo paese e a questo popolo». «Italia e Israele - ha aggiunto il premier - condividono storicamente un percorso comune, una civiltà germogliata sullo stesso mare Mediterraneo e in tempi moderni hanno affrontato parallelamente il processo della costruzione dello Stato». Entrambi i paesi, ha proseguito Prodi «aspirano a vivere in un orizzonte di sicurezza per garantire un futuro di serenità ai nostro figli».
Il presidente del consiglio ha dunque ricordato che Roma è amica di Israele indipendentemente dal colore del governo di palazzo Chigi, ha ribadito come il popolo ebraico abbia il diritto di vivere in pace e in sicurezza e ha precisato che l'obiettivo del processo di pace è quello di avere due Stati sovrani per due popoli.
Roma e Gerusalemme, ha assicurato dunque Prodi, lavoreranno insieme per raggiungere l'obiettivo della pace e in questo processo avrà molta importanza «anche la dimensione europea di collaborazione con Israele alla quale ho dato tutto il mio contributo».
Ferma la condanna da parte del governo di Roma per coloro che evocano scenari di sterminio e che negano la Shoah: «Il sonno della ragione - ha detto Prodi rivolto a Olmert - comincia con la cancellazione della memoria».
Chiudendo il suo intervento, Prodi ha assicurato di unirsi «alla sofferenza di chi ricorda i giovani caduti nell'ultimo conflitto» ed ha espresso solidarietà alle famiglie dei soldati israeliani rapiti, augurandosi che «il loro ritorno sia uno spiraglio di luce verso la pace, una pace a cui questa terra ha assolutamente diritto».