La Gran Bretagna espellerà quattro diplomatici russi, in risposta alla decisione di Mosca di negare l'estradizione dell'ex agente del Kgb Andrei Lugovoi, accusato dell'omicidio di Alexander Litvinenko. «Un cittadino britannico ha sofferto una morte orribile - ha detto David Millband, ministro degli Esteri del governo Brown - Data l'efferatezza del crimine, il rifiuto della Russia all'estradizione è molto grave».
Litvinenko, 43 anni, morì a Londra a novembre dopo un'agonia di 22 giorni, dovuta a un avvelenamento da polonio 210, una sostanza radioattiva. E Lugovoi incontrò Litvinenko al Millennium Hotel il primo novembre, il giorno in cui l'ex spia russa accusò i primi sintomi da contaminazione. Londra ha accusato Lugovoi di essere l'assassinio dell'ex spia e ha chiesto la sua estradizione, anche se Lugovoi stesso e il Cremlino negano ogni coinvolgimento e accusano i servizi segreti britannici di nascondersi dietro la morte di Litvinenko.
Il caso ha ulteriormente aggravato i rapporti fra Russia e Regno Unito, già compromessi da un altro rifiuto di estradizione, questa volta da parte di Londra, riguardante il magnate in esilio Boris Berezovsky, ricercato in Russia per frode fiscale. Inoltre, è la seconda volta che Londra e Mosca si scontrano su questo fronte: nel 1996 si verificò un caso analogo, quando i due paesi fecero rimpatriare alcuni dei rispettivi diplomatici. E anche quella volta si trattava di un caso di spionaggio.
Da Mosca, intanto, arrivano le prime reazioni alla decisione britannica: Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha definito «immorale» la decisione di Londra, che «avrà gravi conseguenze per le relazioni fra i due paesi». Un parere meno duro, ma pur sempre preoccupato, è stato espresso da Michail Gorbaciov, per il quale la decisione di Londra è ingiustificata: «Simili situazioni si erano già presentate nella storia delle nostre relazioni, e non hanno nulla di buono - ha affermato l'ex presidente russo - In casi come questi la nostra reazione è stata sempre risoluta e adeguata. In tal caso sia la Gran Bretagna che gli Usa capiranno che non è il metodo adeguato»