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Sul missile moscovita niet dell'Onu alla Georgia

di Piero Sinatti

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10 agosto 2007


Il contrasto tra Mosca e Tbilisi sul missile aria-terra Raduga X-58 di fabbricazione russa che il 6 agosto scorso sarebbe stato lanciato presso un villaggio georgiano vicino alla città di Gori (dove nacque Stalin) da un aereo russo SU 24, senza per fortuna esplodere, sarebbe dovuto essere esaminato in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la cui convocazione straordinaria era stata richiesta giovedì dal rappresentante della Georgia all'ONU.

La richiesta non è stata accolta dal presidente di turno del CdS, il congolese Pascal Gayama, in quanto "non supportata da un'adeguata e precisa documentazione. Si devono attendere i risultati che in loco condurranno insieme osservatori delle forze internazionali di peace keeeping, e rappresentanti della missione OSCE in Ossetia meridionale, la piccola repubblica secessionista caucasica che Tbilisi cerca con ogni mezzo, ma finora senza successo, di riportare sotto la sovranità georgiana (assieme all'Abkhazia l'altra regione distaccatasi anch'essa negli anni Novanta da Tbilisi).

Il vice ministro degli esteri georgiano Bashakidze parlando stamani, venerdì 10 agosto, al telefono con il suo pari grado russo Karasinin, dopo aver chiesto a Mosca la consegna de dati radar sui voli russi del 6 agosto nell'area della Federazione russa confinante, ha invitato la Russia "a una collaborazione costruttiva nella ricerca sulla violazione dello spazio aereo georgiano" e "sul bombardamento del suo territorio".
Il tono georgiano è apparso - per lo meno in questa comunicazione, di cui ha dato conto l'agenzia russa Interfax stamani - più moderato rispetto alle fiammeggianti dichiarazioni dei giorni scorsi, culminati nel passo compiuto da Tbilisi alle NU, non coronato per ora da successo.

Sul piano internazionale, gli USA hanno appoggiato senza riserve la versione georgiana dell'avvenimento, mentre l'UE ha mantenuto un atteggiamento più cauto in attesa degli esiti del monitoring della missione OSCE sul posto.
La questione è emersa anche nella lontana Urumchi, nel Xinjiang cinese, dove stanno per iniziare le esercitazioni militari (Missione di pace 2007) dei paesi dell'Organizzazione del Patto di Shanghai (ShOS: vi aderiscono Russia, Cina, paesi ex sovietici dell'Asia centrale). Qui, il capo di SM russo Jurij Baluevskij ha parlato di "provocazione da parte georgiana". In precedenza , il capo delle Forze aeree russe, generale Igor Khvorov, aveva escluso qualsiasi ipotesi di volo di aerei russi in prossimità della frontiera georgiana.

Per il momento le due parti danno versioni contrastanti sulla provenienza del volo in questione (da Nord o da Est , ovvero dalla Russia o dalla Georgia) e sull'appartenenza sia dell'aereo che sarebbe volato presso Gori (si discute se si tratti di un SU 24, che non è a disposizione delle forze aeree georgiane, oppure di un SU 25, che invece lo è), sia del missile Raduga X 58 inesploso (non a disposizione ufficialmente delle FFAA georgiane, ma ampiamente diffuso e reperibile nell'intera area ex sovietica).

Quali che siano i risultati delle future verifiche internazionali, il "bombardamento" presso Gori ha ottenuto alcuni risultati immediati: un ulteriore avvicinamento tra USA, il più risoluto alleato occidentale della Georgia, e Tbilisi, che da tempo chiede l'ingresso della NATO, sostenuta da Washington, ma non con lo stesso entusiasmo dall'UE; il rinvio, per volontà georgiana, della seduta della Commissione mista di controllo sull'Ossetia Meridionale che si sarebbe dovuta tenere il 9 e il 10 agosto a Tbilisi (da notare che dopo le recenti elezioni il potere delle forze ossetine indipendentiste a Tskhivali si è ulteriormente rafforzato); la riacutizzazione del contrasto tra Tbilisi e Mosca, dopo che all'orizzonte si erano manifestati alcuni timidi segni di distensione, specie a livello commerciale.

Infine sono emerse altre circostanze, tra queste il ritardo di 14 ore della comunicazione ufficiale del "bombardamento" da parte georgiana. Mentre rappresentanti autorevoli dell'opposizione al regime del presidente georgiano Saakhashvili – tra cui la ex ministro degli esteri Salomè Zurabishvili (ex ambasciatrice di Francia a Tbilisi in rotta con il presidente, di cui era stata fiera sostenitrice) e i leader del partito laburista (Salva Nataleshvili) e del partito "Speranza" (Irina Sarishvili) – in dichiarazioni rilasciate due giorni fa hanno parlato di "spettacolo messo in scena da Tbilisi". Una provocazione, in altre parole. Il sindaco di Tbilisi, assai vicino al Presiente, Gigi Ululava ha definito i tre oppositori "traditori della patria".

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