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Almunia: la Finanziaria non è abbastanza ambiziosa

di Dino Pesole

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9 ottobre 2007


La Finanziaria «non è così ambiziosa come previsto dagli accordi presi all'Ecofin di Berlino ».Al termine della riunione serale dell'Eurogruppo, il commissario agli Affari economici, Joaquin Almunia, dopo aver osservato come per il 2007, alla luce di un deficit al 2,4%, l'Italia appaia in grado di correggere il proprio disavanzo eccessivo, è entrato nel merito della manovra appena varata dal Governo. E non ha concesso sconti.
Prima considerazione: se non fossero stati utilizzati introiti supplementari per finalità diverse dalla riduzione del deficit (maggiori spese e tagli fiscali) il disavanzo sarebbe stato inferiore di un punto. Seconda considerazione: il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, «ci ha detto che la Finanziaria opera una riduzione strutturale del deficit nel 2008 dello 0,2% del Pil». Target «che non appare in linea con l'impegno a ridurre il deficit di almeno lo 0,5% l'anno». La conclusione è che la Commissione «resta in attesa di vedere quali misure aggiuntive il Governo e il Parlamento adotteranno per rispettare l'obiettivo di medio termine». Lo scarto è dello 0,3% del Pil, dunque si tratta di 4-5 miliardi. Anche perché l'Italia continua a prevedere il 2011 come data per centrare il pareggio di bilancio, mentre la Commissione lo ha fissato al 2010.
Padoa-Schioppa, nella sua breve esposizione all'Eurogruppo sui contenuti della manovra da 11 miliardi e del decreto da 7,5 miliardi all'esame del Senato, ha osservato come non vi siano sostanziali deviazioni dal percorso di rientro dal deficit concordato nel luglio del 2005. Nel 2009 si punta all'1,5% e nel 2010 (0,7% del Pil) di fatto si sarà a un passo dal pareggio di bilancio, anche se l'obiettivo dovrebbe essere centrato effettivamente un anno dopo. L'aspettativa è che in primavera l'Italia esca dalla procedura per disavanzo eccessivo.
Per la Commissione uno degli aspetti di maggiori criticità resta l'utilizzo dell'extragettito. Ai 6,5 miliardi contenuti nel decreto di fine giugno (il cosiddetto "tesoretto") ora si aggiungono le nuove risorse messe in campo con il decreto di fine settembre: 7,5 miliardi destinati per gran parte a finanziare spese correnti e per distribuire 1,9 miliardi del bonus di fine anno a 12 milioni di contribuenti a reddito basso. La posizione della Commissione è che le risorse che derivano dal surplus di entrate vadano destinate ad accelerare il percorso di rientro dal deficit. In aprile, all'Ecofin di Berlino, PadoaSchioppa riuscì comunque a strappare un indiretto via libera all'utilizzo di quelle risorse che a vario titolo possano essere ascritte ai " maggiori sforzi" realizzati rispetto agli obiettivi. Ora la questione torna d'attualità. Preoccupa peraltro l'andamento della spesa corrente. Quanto al debito, resta la preoccupazione per la sostenibilità di medio periodo di un debito che resta inchiodato al 103,2% del Pil nella stima 2008, contro il 105,1% di quest'anno.

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