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Turismo e cambiamenti climatici: il punto al vertice di Davos

di Mariangela Maritato

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1 ottobre 2007


I cambiamenti climatici minacciano diversi settori, e tra questi, il turismo. La World Tourism Organization, agenzia delle Nazioni Unite (UNWTO), da oggi al 3 ottobre organizza a Davos, in Svizzera, la conferenza internazionale «Tourism and the Climate Change». Obiettivo? Dare risposte a questo rischio globale.

«I cambiamenti climatici sono una realtà - dichiara Francesco Frangialli, direttore del UNWTO – e il turismo deve giocare un ruolo significativo per rispondere alla sfida che essi pongono. Vogliamo assicurare coerenza tra la riduzione della povertà e i cambiamenti climatici. Il turismo è fondamentale per entrambi gli aspetti».
Alcuni segnali, come l'aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari, l'accresciuta frequenza e potenza di fenomeni metereologici estremi sono ormai sotto gli occhi di tutti e già oggi condizionano i flussi turistici con gravi ripercussioni per le economie delle aree interessate. Interi arcipelaghi potrebbero sparire (come è accaduto quando lo tsunami si è abbattuto sull'Oceano indiano), le aree costiere potrebbero essere sommerse, le località sciistiche rimanere senza neve. C'è anche il rischio che le risorse ambientali, paesaggistiche, artistiche, storiche e culturali di tutto il mondo vadano definitivamente perdute. Senza una netta inversione di tendenza il danno economico - sostengono gli analisti - sarà enorme per tanti paesi, grandi e piccoli, che vedrebbero sparire una delle maggiori risorse a loro disposizione. Parliamo della seconda industria del Pianeta e di quel 1,56 miliardi di arrivi internazionali che l'OMT, l'Organizzazione Mondiale per il Turismo, prevede per il 2020: 720 milioni solo in Europa, con un tasso di crescita del 4,4%. Una specie di spontanea migrazione planetaria composta da viaggiatori che si spostano verso ogni dove alla ricerca del riposo, del divertimento e di mille altri desiderata.

L'iniziativa di Davos, concepita come uno degli eventi preparatori della Conferenza dell'Onu sul clima che si terrà a Bali, in Indonesia, dal 3 al 14 dicembre (e che stabilirà in via definitiva gli obiettivi da seguire per il dopo-Kyoto), è promossa insieme all'Unep, il programma Onu per l'ambiente, e al World Economic Forum, che proprio nella cittadina del Cantone dei Grigioni organizza ogni anno il meeting che riunisce i protagonisti della politica, della finanza e dell'economia mondiali per discutere del futuro del pianeta.
L'Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (United Nations World Tourism Organization, UNWTO) è stata fondata nel 1970 ed ha sede a Madrid. E' un'agenzia specializzata dell'Onu che riunisce 157 stati ed ha 300 membri affiliati provenienti dal settore privato, da istituzioni educative, da associazioni di settore e dalle autorità turistiche locali.

Ad affrontare questi problemi sono stati chiamati i rappresentanti delle organizzazioni internazionali e dei governi, diversi scienziati e le rappresentanze degli operatori del settore. Lo scopo è elaborare proposte che aggiornino la dichiarazione di Djerba del 2003 che per la prima volta lanciò l'allarme sui rischi per questo settore economico, in caso di mutamenti ambientali radicali. I risultati della conferenza di Davos saranno presentati anche al summit ministeriale internazionale su cambiamento climatico e turismo che si terrà a Londra il prossimo 13 novembre.

Nella questione clima, in una sorta di paradossale processo kafkiano, il turismo viene ad essere, ad un tempo, colpevole e vittima, aggressore ed aggredito. Se è vero che voluttuari spostamenti di massa possono concorrere all'avverarsi di deteriori scenari climatici, d'altro canto il climate change procuri effetti diretti (variazioni della temperatura di aria e acqua, ad esempio) e indiretti (modificazioni su biodiversità e paesaggio, in primis) sulle risorse ambientali vitali per l'attività turistica che rischia di veder gradualmente compromesse, in termini di appeal, le proprie destinazioni d'eccellenza e, via via, tutte le altre. Da un punto di vista squisitamente economico, le statiche dell'OMT hanno appurato che nell'anno 2000 ogni arrivo in Europa ha generato, esclusi i trasporti, 580 euro, per un totale di 70 miliardi che, approssimando un credibile tasso di crescita al 3%, arriveranno nel 2050 a 300 miliardi. E' però facile prevedere che, qualora le variazioni del clima diminuiranno, come sembra probabile, bellezza e confort delle mete, il tasso di crescita del turismo conoscerà una battuta d'arresto: basterà così la diminuzione di un solo punto percentuale per dire addio a 198 milioni presenze ed a circa 110 miliardi di euro.

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