L’effetto Grande Punto non si fa sentire nell’indotto della Fiat di Melfi.
La Rejna, azienda che produce molle e barre stabilizzatrici per auto, ha annunciato l’avvio della procedura per la messa in mobilità di tutti i suoi 57 dipendenti dello stabilimento della zona industriale di Melfi. La motivazione presentata ai sindacati dall’azienda che lavora per Fiat e Renault è il calo delle commesse. Una spiegazione che non convince istituzioni e sindacati.
L’assessore regionale alle Attività produttive, Donato Salvatore, definisce preoccupante «il fatto che venga invocata una condizione di crisi per giustificare quella che probabilmente non è altro che una mera operazione di delocalizzazione. Non vorremmo che la scelta della Rejna fosse un segnale di smobilitazione dell’indotto Fiat». «È davvero paradossale - aggiunge il segretario regionale della Cisl, Nino Falotico - che, nel momento stesso in cui la Fiat lancia sul mercato la nuova Punto, la Rejna abbia deciso senza preavviso di mettere in mobilità i suoi dipendenti». Le Rsu della Rejna hanno proclamato lo stato di sciopero fino a che non verrà aperta una trattativa con l'azienda.
L’indotto Fiat, a Melfi, è composto interamente da aziende forestiere che si sono stabilite nell’area industriale di San Nicola all’inizio degli anni Novanta. Si tratta di 24 aziende che complessivamente impiegano 3.200 addetti. Negli ultimi quattro anni, complice il brutto momento del mercato dell’auto, sono stati circa 800 i posti di lavoro persi.
Un anno fa la mobilità ha colpito anche la Valeo. Circa 150 degli ex lavoratori di questo stabilimento sono stati riassorbiti dallo stabilimento Fiat Sata. «Alcune aziende dell’indotto - sottolinea Vincenzo Tortorelli, segretario generale della Uilm lucana - continuano a mostrarsi interessate a trasferire i propri siti produttivi nel Nord Africa», dove il costo della manodopera è inferiore del 25% rispetto a Melfi.