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Padoa-Schioppa: «Efficienza e mercato anche per le banche straniere»

di Piero Fornara

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3 giugno 2006

Nel giorno dei sessant’anni della Repubblica, il 2 giugno, Trento ha ospitato al Festival dell’Economia tre ministri freschi di nomina nel governo Prodi: ha iniziato al Forum di mezzogiorno Linda Lanzillotta (Affari Regionali), poi nel pomeriggio è toccato a Paolo De Castro (Politiche Agricole) e infine in serata all’auditorium Santa Chiara, gremito di pubblico (si è scelta all’ultimo momento una una sede più capace rispetto alla prevista Sala Depero della Provincia autonoma di Trento) è arrivato il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa , presentato dal direttore del Sole 24 Ore, Ferruccio De Bortoli.
Per i trentini la giornata festiva di venerdì è diventata anche l’occasione per visitare e vivere i luoghi dell’evento, dalla “Libreria del Festival” alla “Piazzetta dell’altra economia”, da “L’imprenditoria del sistema trentino” a “Valori e sapori dell’economia trentina”. Alcuni fan dell’inedito Festival dell’Economia (più “liberi” dei giornalisti in sala stampa) si spostano da un appuntamento all’altro, dedicando qualche minuto anche agli stand: programma arancione alla mano, il popolo del Festival ha potuto scegliere, tra vasta offerta di appuntamenti, il percorso preferito .

Padoa Schioppa su Europa e aggregazioni bancarie. Neo ministro dell'Economia del governo Prodi e già membro del board della Bce dal 1998 al 2005 e in precedenza vice direttore generale della Banca d’Italia al Festival di Trento Tommaso Padoa Schioppa non ha però discusso dei conti pubblici italiani, della crescita del Pil o del deficit abbondantemente al di sopra dei parametri di Maastricht. Ha parlato dello scenario del risiko bancario all'orizzonte dopo le Considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, e del suo ultimo libro “Europa una pazienza attiva – Malinconia e riscatto del Vecchio Continente”, fresco di stampa da Rizzoli editori (come scrittore Padoa Schioppa non è alla sua prima esperienza: ricordiamo “Europa, forza gentile” del 2001, “La lunga via per l’euro” del 2004, entrambi per il Mulino, e Dodici settembre, uscito nello stesso anno da Rizzoli).

Rispondendo a una domanda del direttore De Bortoli sul tema delle banche straniere in Italia e la concorrenza Padoa Schioppa ha spiegato che nulla impedisce l'ingresso in Italia di grandi imprese straniere, tra cui le banche, «ma non per sedersi al tavolo con gli altri e partecipare al banchetto», aggiungendo che «se in un particolare settore le imprese operano in modo inefficiente, hanno degli accordi tra loro per cui la concorrenza è carente, non è perché qualcuna di queste passa dall'essere proprietà italiana a proprietà straniera che questo difetto del mercato viene meno». Anzi - ha osservato - può essere addirittura quello l'elemento che attira il compratore che viene da fuori. Padoa Schioppa si è detto però convinto che sia «molto probabile che un Paese europeo che abbia un' economia sana, competitiva, che non spreca risorse, abbia anche un importante numero di imprese il cui controllo è all'interno del Paese stesso». Lo scopo da perseguire, in ogni caso, è la robustezza e la ricchezza di quel sistema economico. La proprietà in sé - ha concluso il ministro - non determina tutto. «Se si passa da un monopolio pubblico ad un monopolio privato gli inconvenienti ci sono in entrambi i casi».

A proposito di Europa, invece, la discussione è stata centratrat su quali siano oggi il ruolo e le prospettive dell’Europa. Quali le tappe e i modelli possibili della sua unificazione? I segnali emersi negli ultimi due anni sono contradditori: notevoli successi (ingresso nell’Unione di dieci nuovi membri, firma del progetto di Costituzione, via libera ai negoziati con la Turchia) si sono intrecciati con battute d’arresto come le lacerazioni sulla crisi irachena (la “lettera degli otto” Paesi più vicini agli Stati Uniti, com’erano allora la Spagna di Aznar e l’Italia di Berlusconi, ndr) diserzione dei seggi elettorali europei, economia stagnante). Proprio i no degli olandesi e dei francesi alla Costituzione europea hanno dato le ali ai critici dell’Unione, che denunciano «eccesso di Europa». Ma le cose stanno davvero così? Se non possiamo fare l’Europa senza la Francia, ha aggiunto Padoa Schioppa, dobbiamo «recuperare» anche la Polonia, che pure aveva aderito con convinzione alla Ue e adesso vede un’Europa sciancata e “zoppicante”.

«Il titolo del libro – ha detto il ministro – nasce da una mia impazienza per le occasioni mancate, ad esempio l’integrazione finanziaria, che doveva seguire alla moneta unica. Ma il primo capitolo prende spunto dalla malinconia, un sentimento antico, che i Greci avevano analizzato bene, una commistione di stati depressivi e collerici. Oggi l’atteggiamento di molta parte dell’opinione pubblica europea sembra essere improntato proprio alla malinconia: io sostengo però che non siamo malinconici perché l’Europa va male, ma il contrario, l’Europa va male perché siamo malinconici, perché abbiamo scarsa fiducia in noi stessi e nelle nostre potenzialità, perché non troviamo più le grandi motivazioni ideali che sono state alla base, ad esempio, dell’atteggiamento della mia generazione, che ha fatto in tempo a vedere la guerra, e che quindi aveva un obiettivo sopra tutti: la pace».

Lanzillotta: «Salto culturale per l'innovazione sociale».
Nella cornice della Sala Depero , ancora una volta stracolma, è toccato a Linda Lanzillotta, ministro per gli Affari regionali rispondere alle domande di Federico Rampini, corrispondente della “Repubblica”, oggi da Pechino, in precedenza da San Francisco. Il ministro Lanzillotta (che nella conferenza stampa che ha preceduto il Forum ha dichiarato di condividere la posizione del ministro Padoa-Schioppa riguardo alla stretta sulla spesa sanitaria) non ha dubbi: «In Italia per produrre innovazione sociale e dunque economica dobbiamo modificare anche l’atteggiamento culturale». Per Lanzillotta la pubblica amministrazione deve premiare la creatività e il talento, mentre oggi il mondo dell’università, quello della ricerca, la stessa pubblica amministrazione sono prigionieri delle gerarchie e dell’anzianità. E’ così venuta meno la possibilità di responsabilizzare da una parte, di essere flessibili dall’altra. Riferendosi al suo nuovo ruolo ministeriale, Lanzillotta ha indicato la strada di un «federalismo solidale, un federalismo dei territori che non impedisca ad alcuni di questi di camminare avanti, proseguendo sperimentazioni già intraprese”.

De Castro: «Puntare sui mercati esteri». Il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro ha detto che occorre completare il processo di rinnovamento dell'agricoltura italiana e puntare ai mercati esteri, sia perché i consumi interni sono fermi, sia perché c'è la ripresa della domanda internazionale: questi sono anche gli obiettivi del provvedimento deciso dal primo Consiglio dei Ministri di giovedì 1° giugno. «Il Consiglio dei ministri ha approvato il rinnovo della delega sulla legge di orientamento e modernizzazione - ha detto De Castro a margine del Festival dell'Economia - una delega che rinnova i principi già in vigore nella scorsa legislatura, che solo in parte sono stati utilizzati dal precedente Governo e che noi vorremmo utilizzare per completare il processo di modernizzazione dell'agricoltura». Il Governo, inoltre, ha aggiunto il ministro, è «intenzionato a proseguire sulla strada dei sussidi all'agricoltura: non dimentichiamo che gli Stati Uniti danno sussidi all'agricoltura di importi molto superiori a quelli dell'Unione europea». Di Castro ha spiegato che «abbiamo bisogno di far capire che la politica agricola comune non serve soltanto a garantire il reddito dei 10 milioni di agricoltori europei, ma serve per tutti i cittadini europei perché la vuol dire anche sicurezza alimentare, tutela del territorio e multifunzionalità».

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