Azzerare il deficit e portare il debito sotto il 100% del Pil entro il 2011: con questi obiettivi di risanamento il Governo ha varato il Documento di programmazione economica e finanziaria, un cocktail di tagli alla spesa e impulso alla concorrenza e alla produttività. Il documento di oltre 150 pagine è stato presentato dal ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta.
Il Dpef 2007-2011, che il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa nei giorni scorsi ha definito «di legislatura», è un documento di 155 pagine cha ha l'obiettivo di sbloccare «l'intreccio perverso nel quale si è venuta a trovare l'economia italiana dopo aver accumulato, a partire dalla metà degli anni Novanta, un ritardo nella crescita che ha accentuato sia l'instabilità macroeconomica sia il disagio sociale». E proprio per raggiungere l’obiettivo del cambiamento il Governo punta su tre ingredienti: sviluppo, equilibrio dei conti ed equità.
La Finanziaria per il 2007 è annunciata come una manovra da 35 miliardi di euro che inciderà su previdenza, sanità, enti locali e funzioni dello Stato (e non pubblico impiego). «Non si compie un risanamento dei conti - sottolinea Padoa Schioppa - se non si interviene in questi quattro comparti».

Poi il ministro ha quantificato i numeri della manovra per il 2007. «Circa 20 miliardi di euro - spiega il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa - equivalenti all'1,3% del Pil, al netto di nuove spese che sono stimate per 15 miliardi di euro equivalenti all'1 % del Pil per un ammontare complessivo di 35 miliardi di euro equivalenti a 2,3% del Pil».

L'anno di rientro del disavanzo al di sotto del 3% è il 2007. «Non c'è una strategia in due tempi», precisa Padoa Schioppa. Il ministro ha anche ricordato che più le misure adottate sono strutturali, più tempo è richiesto per l'entrata a regime. L'inflazione programmata è indicata al tasso del 2%, «passo decisivo verso il realismo», spiega il ministro dell'Economia.

Si parte dal taglio al cuneo fiscale sul lavoro (dove un elemento di selettività è stato indicato in favore del tempo indeterminato). Il ministro ha sottolineato che non si toccherà il sistema dei contributi pensionistici. Si passa attraverso il potenziamento della filiera produttiva di agro-alimentare, meccanica, turismo, scienza e nuove tecnologie. Uno specifico capitolo è dedicato al Mezzogiorno con misure che consentano l'apertura ai flussi di merci e persone e il potenziamento dell'area come possibile bacino di destinazione di investimenti esteri. Sul fronte delle "funzioni dello Stato" si sta lavorando per intervenire su squilibri, inefficienze, effettuando possibili miglioramenti organizzativi. In arrivo una stretta sul personale, con un piano di riduzione dei dipendenti pubblici accompagnato da un colpo d'acceleratore alla modernizzazione della pubblica amministrazione. L'esodo sarà compensato dalla stabilizzazione del precariato. Sul fronte della sanità ritorna il ticket sui redditi alti. Per gli enti locali sarà abbandonata la logica dei tetti alla spesa corrente per passare a quella dei saldi. Le privatizzazioni andranno a ridurre il debito pubblico.

«Lo stato dei conti pubblici - sottolinea Padoa Schioppa - richiede una correzione di 2 punti del Pil per scendere sotto il 3% e ha bisogno di un punto in più per realizzare programmi di sviluppo e crescita e interventi di equità».

Il Pil crescerà dell'1,5% quest'anno e dell'1,2% il prossimo, per poi risollevarsi verso l'1,5% nel 2008, all'1,6% nel 2009, all'1,7% nel 2010 e nel 2011. Queste le cifre programmatiche che indica il Dpef 2007-2011 approvato dal Governo. Il deficit toccherà il 4% del Pil quest'anno, per scendere al 2,8% nel 2007, al 2,2%, all'1,6% nel 2009, allo 0,8% nel 2010 e azzerarsi (0,1%) nel 2011. Il debito raggiungerà il 107,7% del Pil quest'anno, ma scenderà nel 2007 al 107,5% e sarà sotto il 100%, precisamente al 99,7% del Pil nel 2011. L'avanzo primario sarà ricostituito: dallo 0,5% previsto a fine 2006, tornerà al 2,1% nel 2007 e, alla fine del quinquennio, sarà pari al 4,9% del Pil.